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Esteri

Merkel e Macron: prepariamo il futuro, Europa chance per le migrazioni

POOL New / Reuters
POOL New / Reuters 

Ancora una volta Parigi e Berlino si mostrano fianco a fianco, come le due estremità di quell'arco progressista teso in direzione delle prossime elezioni europee.

"Siamo qui per preparare il futuro" ha detto il presidente Emmanuel Macron dopo aver ricevuto la cancelliera Angela Merkel al Palais du Phare, sotto il sole di Marsiglia, città simbolo dell'immigrazione mediterranea. E proprio a tal proposito, il capo dello Stato francese ha sottolineato che buona parte del bilaterale è stato consacrato "alla grande sfida del momento, quella sui temi migratori". "Marsiglia è un luogo che si presta a parlare di questo argomento, sul quale Francia e Germania hanno un approccio comune", ha detto dal canto suo Angela Merkel. Ma la leader tedesca non dimentica le altre sfide: "Da qui alla data delle elezioni europee, fra qualche mese, abbiamo ancora diverse cose da fare, come lo sviluppo dell'unione economica e monetaria, dell'unione bancaria, ma anche il rafforzamento della zona euro". Temi, secondo la cancelliera, sui quali "l'Europa deve dimostrarsi all'altezza".

Annunciato come una riunione di lavoro, il bilaterale di oggi è apparso più come l'inizio della campagna elettorale che a maggio del prossimo anno vedrà contrapposti due fronti ben precisi: da un lato il blocco dei nazionalisti capitanati dal premier ungherese Viktor Orban e dal ministro Salvini, dall'altro il fronte europeista e anti-populista. In questa sfida, Macron sembra essere deciso ad assumere la leadership dello schieramento che è stato da lui stesso ribattezzato "progressista". Gli attacchi ricevuti la scorsa settimana da Orban e Salvini non hanno fatto altro che rafforzare la sua posizione, legittimandolo come loro principale oppositore.

Macron punta così a confermare il suo ruolo guida nell'Ue, in un momento in cui la cancelliera tedesca è fortemente indebolita dai problemi interni al suo governo. I recenti fatti di Chemnitz, dove un uomo di 35 anni è stato ucciso a coltellate presumibilmente da un siriano e un iracheno, hanno diviso l'opinione pubblica in Germania. L'episodio, avvenuto in una località considerata come un feudo dell'estrema destra e dei neonazisti, ha provocato una serie di manifestazioni anti-immigrazione, spesso sfociate in violenti scontri con le forze dell'ordine. I media hanno parlato anche di una "caccia all'uomo" nei confronti degli immigrati.

Ieri Horst Seehofer, ministro dell'Interno e leader del partito bavarese della Csu, ha commentato i recenti disordini alzando i toni della polemica. "La questione migratoria è la madre di tutti i problemi. Sono tre anni che lo dico", ha affermato il ministro, mostrando "comprensione" nei confronti dei manifestanti. Parole in netto contrasto con la condanna pronunciata poche ore prima dalla Merkel e che hanno inasprito gli attriti già presenti nella Grande coalizione tedesca. Sul tema dei migranti la cancelliera e il suo alleato bavarese erano già arrivati ai ferri corti all'inizio dell'estate, quando Seehofer richiedeva il respingimento dei richiedenti asilo già registrati in altri paesi. A dare un ulteriore colpo alla stabilità del governo tedesco ci ha pensato anche il presidente dei Servizi interni, Hans-Georg Maassen, secondo il quale non ci sono prove concrete della caccia agli immigrati di cui si è parlato negli ultimi giorni. Le dichiarazioni di Seehofer devono essere lette nella prospettiva delle prossime elezioni che si terranno a metà ottobre in Baviera, dove il Csu rischia di registrare una sonora sconfitta. Per cercare di riconquistare il suo elettorato, il ministro dell'Interno utilizza toni simili a quelli del partito di estrema destra dell'Afd, sempre più in alto nei sondaggi.

Una situazione che imbarazza la Merkel, soprattutto sul piano europeo. La sua Cdu è alleata dei bavaresi della Csu anche a Bruxelles, nel Partito Popolare europeo (Ppe), insieme all'ungherese Orban. Come se non bastasse, il capogruppo del Ppe ed esponente della Csu, Manfred Weber, ha annunciato questa settimana la sua candidatura alla presidenza della Commissione europea. Spalle al muro, la cancelliera ha dato il suo sostegno a Weber, sottolineando però che ci sono ancora "molti passi da fare".

Dnnanzi alle difficoltà della sua alleata tedesca, Macron sembra essere deciso ad avanzare. Ieri il presidente ha affermato con tono perentorio che il Ppe deve chiarire le sue posizioni perché "non può stare dalla parte della Merkel e dalla parte di Orban "contemporaneamente. Il capo dello Stato francese vuole far scindere il Ppe per poter attirare i suoi alleati in una nuova lista.

Tuttavia, anche Macron sta vivendo un momento di difficoltà dopo aver passato un'estate infuocata tra scandali di palazzo, dimissioni di ministri e riforme incomplete. Il capo dello Stato francese è inciampato in una serie di ostacoli improvvisi che lo hanno fatto cadere a picco nei sondaggi. Ormai il capo dell'Eliseo è apprezzato solamente dal 31 per cento dei francesi, dieci punti in meno rispetto al mese scorso, mentre il suo partito, la République en marche, viene data al 20 per cento alle prossime elezioni europee, solamente tre punti sopra al Rassemblement National (ex Front National) di Marine Le Pen. Dati non proprio confortanti per colui che dovrebbe guidare la crociata anti-populista in Europa. Per rilanciare la sua immagine e cercare una nuova legittimità, Macron ha scelto la via diplomatica, attraverso una serie di appuntamenti internazionali che lo hanno visto in Spagna e in Portogallo a fine luglio, in Danimarca e in Finlandia a fine agosto e in Lussemburgo ieri, dove ha incontrato i premier del Benelux.

Il presidente francese sta tessendo una fitta rete di alleanze per riuscire a contenere l'avanzata populista, che per il momento rappresenta la principale minaccia al suo progetto europeo.

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