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Cultura

Il Campiello alle donne sacrificabili dei nazisti

ANSA
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È giovane, ha quarant'anni da poco compiuti, è originaria di Reggio Calabria ma vive a Roma. La scrittrice e editor (della casa editrice Einaudi) Rosella Postorino è la vincitrice della 56esima edizione del Premio Campiello, assegnato ieri sera a Venezia in quella magica cornice architettonica che è il teatro La Fenice. Il suo libro, "Le assaggiatrici" (Feltrinelli), è stato il più apprezzato e votato dai trecento giurati anonimi dislocati da nord a sud del Paese.

La storia della protagonista Rose, una delle dieci donne reclutate dalle SS per assaggiare i pasti di Hitler e verificare che non fossero avvelenati, ha ricevuto 167 voti, avendo la meglio su tutti gli altri, a cominciare proprio da Helena Janeczek, che con 'La ragazza con la Leica' (Guanda), già vincitrice dello Strega lo scorso luglio, era una delle favorite alla vittoria, ma ha avuto 29 voti,classificandosi terza. Secondo classificato, Francesco Targhetta con "Le vite potenziali" (Mondadori), che ha ricevuto 42 voti, mentre Ermanno Cavazzoni, con "La galassia dei dementi" (La Nave di Teseo) ha ottenuto 25 voti. Ultimo classificato, con 15 voti, Davide Orecchio con "Mio padre la rivoluzione" (Minimum Fax).

"Ho deciso di scrivere questo libro per dar voce alle assaggiatrici di Hitler", ci spiegò la Postorino qualche mese fa, "e per farlo ho preso spunto leggendo su un trafiletto di giornale la storia di una vera "assaggiatrice", Margaret Volk, scomparsa quest'anno a 96 anni, una vittima e una colpevole insieme, una cavia e una privilegiata, una "salvata" per usare un termine di Primo Levi su cui grava la colpa del superstite". "Avrei voluto incontrarla - ha aggiunto ieri sera subito dopo la vittoria - sono riuscita a trovare il suo indirizzo di casa, a Berlino, le ho scritto una lettera, ma mentre la stessa viaggiava verso quell'abitazione, la Volk è morta". "Quando l'ho saputo, ho pianto e sono caduta in depressione. Avrei voluto incontrarla perchè ho pensato che non raccontò mai a nessuno questa storia perchè la vedeva come qualcosa di indicibile, di inconffessabile". Per ben quattordici giorni, infatti, quella donna venne stuprata dai russi in una maniera così brutale da diventare sterile.

"Non è un caso, dunque, se non esiste alcun luogo in cui si sia così abissalmente taciuto come nelle famiglie tedesche", ha spiegato la Postorino, citando nel libro questa frase che è tratta da "Trama d'infanzia" di Christa Wolf.

"Ho raccontato la storia di una persona complice suo malgrado, una persona colpevole non di dolo però, perchè non ha l'intenzionalità di compiere il male, ma di fatto, mantiene in vita Hitler, il più grande criminale del Novecento". È stata la parte piccola di un sistema molto grande, una donna che vive la contraddizione perchè deve mangiare, una schiava in qualche modo con quelle altre donne. "Ho voluto raccontare la sua condizione di vittima – ha aggiunto - ma raccontarla da un tempo in cui lei non ha più alibi, perchè sa cosa è stato il nazismo e sa di cosa ha fatto parte. Ho dovuto raccontarla per incrociare quella contraddizione, ma per incrociarla ho dovuto farlo raccontarla come essere umana".

Il libro tratta, dunque, un argomento che ha a che fare con il nazismo, "un periodo della storia con cui non finiremo mai di fare i conti", ha aggiunto l'autrice che proprio ieri mattina, durante e dopo la conferenza stampa, è stata protagonista di un piccolo botta e risposta con un giornalista sul rapporto tra l'essere colpevoli o l'essere vittime di quelle donne da lei raccontate. "L'unico modo di sopravvivere, come racconta quel periodo, è assaggiare il mondo per quanto minaccioso e velenoso possa essere". Per aggiungere, dopo aver ricordato che "Le Assaggiatrici" diveterà presto un film prodotto da Lumière: "il racconto del destino che hanno gli esserei umani è quello di essere programmati per sopravvivere e in maniera contraditoria, di dover morire. Questa cosa che non si può risolvere, è il tratto della nostra esistenza".

Nel corso della serata, a cui ha partecipato anche il ministro dei Beni e delle Attività culturali, Alberto Bonisoli, e la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, è stato assegnato anche il "Campiello Giovani", andato a Elettra Solignani, diciotto anni, per il racconto "Con i mattoni" in cui una giovane che precipita nell'anoressia. Il Campiello Opera Prima è stato invece vinto da Valerio Valentini con "Gli 80 di Campo-Rammaglia" (Laterza), un libro ambientato in un paese immaginario in provincia dell'Aquila dopo il terremoto del 2009.

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