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Politica

O manovra o morte

ANSA
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A carte invariate, prima o poi sarebbe dovuto succedere. Ma è successo con anticipo rispetto a quanto previsto dalla maggioranza di governo, colta impreparata dalla repentinità dei tempi. La lettera con la quale l'Unione europea ha sostanzialmente detto che se la legge di bilancio verrà impostata così come scritto nella nota di aggiornamento al Def verrà bocciata, ha alzato il livello dello scontro.

Uno scenario inedito, che fanno fatica ad inquadrare anche al Tesoro. Nemmeno la Grecia nei suoi anni più bui si era vista respingere la manovra. Scenario, quello ellenico, che riecheggia nelle parole di Jean Claude Juncker: "Non ho paragonato l'Italia alla Grecia, ma certamente si trova in una situazione difficile". Il sospetto che con Bruxelles si arrivasse al muro contro muro si è improvvisamente materializzato. E il frontale è dietro l'angolo. In chiaro Luigi Di Maio non arretra di un millimetro: "Non si torna indietro, non c'è nessun piano B". A microfoni spenti, l'alleato leghista si attesta sulla stessa linea: "Decide il Parlamento sovrano", spiega una fonte di governo. La quale tuttavia minimizza: "Quella in corso è una normale dialettica, come avviene da anni a questa parte". Ma Salvini, come Di Maio, tiene su il tono della polemica: "L'Europa dei banchieri, quella fondata sull'immigrazione di massa e sulla precarietà continua a minacciare e insultare gli italiani e il loro governo? Tranquilli, fra 6 mesi verranno licenziati da 500 milioni di elettori, noi tiriamo dritto!", così il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini replica al presidente della Commissione europea Juncker.

Ma nell'intera maggioranza la preoccupazione è forte. Perché il combinato disposto tra reazioni dei mercati e spread può terremotare il governo fino al punto di risucchiarlo in una voragine. E non è un caso che il capo politico del Movimento 5 stelle abbia pubblicamente apprezzato che la missiva da Bruxelles sia arrivata a mercati chiusi.

L'interlocuzione con le istituzioni europee è faticosa. Ma nelle pieghe delle parole odierne di Juncker si intravede uno spiraglio. Dice infatti il presidente della Commissione che "il governo italiano dovrà presentare il proprio bilancio alla Commissione entro il 15 ottobre: valuteremo, se necessario, proporremo modifiche sine ira et studio". Un'apertura importante. Perché l'Europa tecnicamente ha tre opzioni sul tavolo: il via libera tout court, la bocciatura, ma anche la possibilità di richiedere correzioni. Le parole dell'ex premier del Lussemburgo fanno prefigurare che Bruxelles non darà pollice verso alla legge di stabilità gialloverde. Ma che ne chiederà una correzione di rotta. E nelle pieghe di questa eventualità si stanno muovendo gli sherpa del governo italiano. Un sentiero strettissimo. Considerato soprattutto il dato sul deficit strutturale, che l'Italia si era impegnata a ridurre dello 0,6% e che invece è previsto aumenti dello 0,8%.

Certo, se gli aggiustamenti richiesti saranno tanti e tali da sfigurare il testo gialloverde la sfumatura tra "bocciatura" e "correzione" diventerebbe assai impalpabile. Un quadro che si innesterebbe sull'assoluta necessità dei 5 stelle di non fare passi indietro sul reddito di cittadinanza. Gli ultimi sondaggi danno gli uomini di Di Maio sempre più in difficoltà nei confronti del Carroccio, e l'asticella è stata posta troppo in alto e con troppa foga per potersi permettere di abbassarla. Viceversa le camicie verdi tengono sì duro, ma lo fanno sulla scorta di un ragionamento diverso. Se Bruxelles dicesse no e la situazione si avvitasse su sé stessa, un'eventuale campagna elettorale contro l'Europa permetterebbe di capitalizzare al massimo il consenso di cui godono nel paese.

Una situazione di estrema incertezza, monitorata minuto per minuto dal Quirinale. Il prossimo step è il deposito della risoluzione di maggioranza sulla Nadef. Al di là dei numeri, la formulazione darà indicazioni sulla qualità dell'interlocuzione o sull'incomunicabilità con le istituzioni comunitarie. Risoluzione la cui bozza dovrebbe essere elaborata al ministero dell'Economia, ma che richiederà un nuovo vertice ai massimi livelli prima della presentazione. Insomma, la situazione è complessa e suscettibile di modifiche di ora in ora. Ma la linea del governo è semplice: o manovra o morte.

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