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Cronaca

Salvini tradito dalla 'bestia': posta un video di un cittadino di Riace scontento di Lucano, ma è un uomo che è stato vicino alla 'ndrangheta

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Poche ore dopo la manifestazione in cui migliaia di persone hanno portato la loro solidarietà a Mimmo Lucano - il sindaco del Comune in provincia di Reggio Calabria diventato modello di accoglienza diffusa, ora agli arresti domiciliari per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina - Matteo Salvini ha pubblicato sui social un video con il quale sembrava voler dimostrare che la 'favola' dell'integrazione a Riace in realtà non esistesse. "Quando hanno indagato me, l'Associazione Nazionale Magistrati ha difeso il pm dichiarando "basta interferenze", ora diranno le stesse cose? Nel frattempo, se avete 2 minuti sentite cosa diceva questo cittadino di Riace parlando del sindaco...", si legge nel post del ministro dell'Interno. Nel video si vede un uomo che accusa Lucano di non curarsi dei cittadini di Riace, di dare lavoro solo ai migranti. "Mi domando perché, forse perché a loro 200 euro su una busta paga di 1000, 1200, 700 euro vanno bene. Io ho lavorato nelle cooperative per un po', ma non sono stato pagato. Non mi hanno fatto più lavorare perché ho protestato", tuona.

Ma chi è la persona che parla nel video realizzato nell'aprile 2016 dalla rete locale Calabria Magnifica Tv? Poche ore dopo la pubblicazione del post alcuni utenti hanno fatto notare a Salvini che quest'uomo, Pietro Zucco - nell'intervista dice pubblicamente il suo nome - oltre a essere stato membro dell'amministrazione di Riace dal 1980 al 1990 - ha un trascorso da presunto prestanome della 'ndrangheta e, per questa ragione, nel 2011 è stato arrestato.

Per avvalorare questa tesi viene postata la pagina di un quotidiano locale, datata gennaio 2011: "Intestazioni fittizie: arresti e sequestri delle fiamme gialle", si legge nel titolo. Tra i nomi dei tre arrestati c'è quello di Zucco che, attualmente - si legge sul Corriere della Calabria - graviterebbe nell'ambiente di Noi con Salvini.

Dalla lettura del comunicato della Guardia di Finanza, diffuso al momento dell'operazione, si legge: "Sono state sequestrate due aziende operanti nel settore del movimento terra e calcestruzzo (attività di primario interesse per le cosche mafiose) appartenenti alla cosca RUGA – METASTASIO. Altre due persone sono state denunciate a piede libero". Il ruolo di Zucco, si evince dal comunicato, era quello di prestanome. Era stato, infatti, il rappresentante legale di una delle cooperative dalle quali questa inchiesta era partita. Aveva assunto, si legge nel comunicato, la titolarità formale della cooperativa. E la titolarità era "finalizzata a interporre una formale barriera all'individuazione dei reali attori della vicenda".

Molti utenti hanno fatto notare i trascorsi non proprio edificanti di Zucco a Salvini: "Sei un manipolatore, ecco il tuo eroe", si legge in un commento. C'è, poi, chi chiede le dimissioni del ministro e chi domanda: "Non si vergogna neanche un po'?".

Le persone che si indignano per quello che pare essere uno scivolone di Salvini si fermano all'arresto di Zucco, ma le sue vicende giudiziarie hanno avuto un seguito. Il suo nome, infatti, compare in una sentenza della Corte di Cassazione del 2015: condannato a 4 anni e sei mesi di carcere dalla Corte d'Appello di Reggio Calabria nel 2014 per il reato di trasferimento fraudolento di valori si è rivolto - insieme a un altro soggetto coinvolto nell'inchiesta partita nel 2011 - alla Suprema Corte contro quella decisione. Il giudice, però, ha rigettato i ricorsi, confermando quindi l'operato della Corte d'Appello.

Matteo Salvini, al momento, non è intervenuto sulla vicenda. Queste volta, però, pare che la "Bestia" social del ministro dell'Interno abbia fallito.

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L'avvocato di Pietro Zucco, Francesco De Agostino, in una nota ha precisato che il suo assistito "non è stato mai condannato per reati di 'ndrangheta o associazione mafiosa" e che è stato assolto dall'aggravante del metodo mafioso nel primo grado di giudizio, dal tribunale di Locri. "La foto di giornale pubblicata (quella relativa all'arresto del 2011, ndr) si riferisce ad una notizia per la quale è stata pronunciata sentenza di assoluzione per l'aggravante mafiosa", si legge ancora nella nota congiunta.

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