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Esteri

La potenza evangelica, da Donald Trump (e Mike Pence) negli Usa a Jair Bolsonaro in Brasile

Bolsonaro vince il primo turno: festeggiamenti in strada con clacson e cori

Hanno contribuito a portare Donald Trump alla Casa Bianca e, con lui, un loro adepto, il vice presidente Mike Pence. E ora provano a fare il bis in Brasile.

Potenza evangelica. Che dall'ambito religioso sconfina in quello della politica.

Non si sta parlando di una minoranza, per quanto agguerrita, di fanatici fondamentalisti. Si tratta, al contrario, di una comunità che oggi negli Usa conta 100 milioni di adepti, l'81% dei quali ha votato l'attuale quarantacinquesimo presidente americano alle scorse elezioni, nel novembre 2016. Quanto al Brasile, le chiese evangeliche, in costante crescita, contano 42 milioni di fedeli, oltre 100 sindaci e più di 200 deputati nei due rami del Congreso Nacional.

Una lobby politica trasversale: il Fronte parlamentare evangelico può contare su 194 deputati e 6 senatori: li chiamano la bancada evangelica, la "tribuna evangelica", spesso decisiva per approvare o cassare leggi importanti. E ora, salvo clamorosi ribaltoni il 28 ottobre al ballottaggio, evangelico sarà anche il futuro presidente Jair Bolsonaro, convertitosi due anni fa. La comunità evangelica ha dirottato sull'ex capitano dell'esercito la maggior parte dei suoi voti potenziali, trainandone l'ascesa elettorale. Bolsonaro ha colto l'importanza di un supporto tanto massivo, segnalando il suo legame con l'elettorato religioso nel nome stesso scelto per la coalizione che lo sostiene, "Dio sopra tutto" (Deus acima de todos).

"Il successo degli evangelici nella politica brasiliana ha cinque ragioni principali" rimarca in un documentato report su Terre d'America Rafael Marcoccia, sottolineando che la principale è dovuta al fenomeno generale dell'espansione delle religioni evangeliche nel Paese, che conta attualmente con un seguito di 42 milioni di persone, un salto in avanti di oltre il 60% negli ultimi dieci anni. A Rio de Janeiro uno ogni quattro elettori si dichiara evangelico e la città è il vivaio dei principali leader neo-pentecostali, tra loro il giornalista Anthony Garotinho, il primo evangelico a essere stato eletto come governatore nel 1998. Il demografo José Eustáquio Alves prevede che nel 2040 il Brasile passerà dall'essere il più grande Paese cattolico del mondo al più grande Paese evangelico del pianeta. Attualmente la popolazione è composta da 64% di cattolici e 22% evangelici. Una seconda ragione ha a che vedere con quella che viene chiamata 'onda conservatrice', che cresce in Brasile a seguito della crisi economica e del discredito dei politici.

"L'ideale conservatore ha le sue radici nel dovere morale di resistere alla insicurezza" sostiene Rogério Baptistini, professore di sociologia dell'Università Presbiteriana Mackenzie. Anche lo storico Boris Fausto afferma, in un'intervista rilasciata alla rivista Veja, che un fenomeno (la crescita evangelica) alimenta l'altro (l'onda conservatrice). L'espansione di queste chiese contribuisce ad aumentare un discorso conservatore a causa di alcuni dei principi che esse sostengono, come il veto al matrimonio omosessuale e il divieto di aborto. I pastori non intervengono nel vuoto: questo discorso trova eco in una tendenza conservatrice già latente nella società brasiliana".

"La terza ragione dell'avanzata evangelica in politica - rimarca ancora Marcoccia - va rintracciata nella natura stessa delle chiese evangeliche che stimolano costantemente i loro fedeli alla partecipazione politica". Il libro "Plano de Poder – Deus, os cristãos e a Política", pubblicato da Edir Macedo nel 2008, fa appello ai suoi seguaci ad impegnarsi in politica: "Il potenziale numerico degli evangelici come elettori può decidere qualunque contesa elettorale, tanto a livello legislativo come esecutivo", scrive Macedo...".

Decisamente orientati a destra, gli evangelici vigilano sui programmi scolastici e impongono un fuoco di sbarramento contro eventuali eccessi bioetici. I diritti delle persone LGBT+ sono tra i loro incubi e alla base di numerose dichiarazioni e manifestazioni omofobe. Infine, ostili al Partito dei lavoratori (PT) di Luis Inàcio Lula da Silva e di Dilma Rousseff, hanno votato in massa per la destituzione di quest'ultima. Annota in proposito Gael Brustier su Vocevangelica: "Nell'approccio delle Chiese evangelicali alla politica si può ravvisare un aspetto di 'guerra santa': Dio viene invocato frequentemente per spiegare i voti di questi deputati un po' particolari. In un Brasile che ha conosciuto un'accelerazione del suo sviluppo, gli emarginati costituiscono un pubblico ideale per gli evangelicali. Queste Chiese abbracciano lo spirituale, il temporale, forniscono una spiegazione metafisica e una visione metapolitica, rispondono ai problemi personali, quotidiani e materiali di ognuno. Il mondo degli evangelicali comprende i poliziotti come i capibanda, le stelle del calcio e i giovani delle favelas, fa sfilare la gente dei quartieri poveri nei quartieri ricchi. La sinistra di Lula si è trovata disarmata di fronte a questo movimento di base. La Chiesa cattolica, condannando la teologia della liberazione, ha aperto suo malgrado la strada alla teologia della prosperità. La rivoluzione che si profila in Brasile ha buone possibilità di essere tutto fuorché cattolica e progressista. E sembra imminente".

L'articolo è dell'11 febbraio scorso. Otto mesi dopo questa "rivoluzione" sembra compiersi. Con un segno di tresca, di un "trumpismo" alla brasiliana. Nel segno dell'"evangelico" Jair Bolsonaro.

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