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Politica

L'outsider al Congresso Pd. Dario Corallo corre per la segreteria: "Azzeriamo tutto"

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Arriva l'outsider assoluto al congresso del Pd, un trentenne laureato in filosofia, cresciuto a pane e politica: è Dario Corallo, che in un post su Facebook ha annunciato la propria decisione. Il suo programma è una rottamazione 2.0: "la delusione e il senso di nausea dell'attuale classe dirigente del Pd è in grado di ricomporre un popolo".

"Mi candido alle primarie del PD - scrive su Facebook -. Lo faccio per una serie di motivi abbastanza semplici e, allo stesso tempo, cruciali. Sono 6 mesi che aspettiamo che qualcuno si renda conto che abbiamo preso il 18%. È inutile dire 'abbiamo capito' se poi ci prepariamo a celebrare congressi con gli stessi che hanno distrutto tutto. Prima di qualsiasi proposta e di qualsiasi slancio occorre dirci con chiarezza che è necessario un azzeramento di ciò che il Pd è stato fino a oggi".

"Basta con un partito forte con i deboli e debole con i forti - insiste Dario Corallo - Basta con la cooptazione clientelare della classe dirigente. Basta con i notabili che con il controllo di pacchetti di tessere preservano la loro posizione indipendentemente da chi svolge il ruolo di Segretario Nazionale. La rottamazione non c'è stata: è tempo, per noi Democratici di una vera Rivoluzione".

Nel lungo post, Corallo mette sotto accusa non solo le scelte dei governi Renzi-Gentiloni, ma anche quelle prese quando Bersani era segretario, come l'inserimento in Costituzione del pareggio di Bilancio, o l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. "Il finanziamento pubblico esiste in tutto il mondo, tranne in Italia, in alcuni paesi africani e asiatici, è uno dei principi cardine della democrazia: quando ai campeggi dei giovani dell'Internazionale socialista ho spiegato che non l'aveva abrogato Berlusconi ma il centrosinistra, non ci volevano credere"

"Sono militante da sempre - spiega al telefono Corallo - figlio di militanti, sono cresciuto tra sezioni e Feste dell'Unità; ho avuto la tessera dei Ds l'ultimo anno che ci sono stati e poi ho avuto sempre quella del Pd". Fino a pochi mesi fa ha lavorato nell'Ufficio stampa del Ministero delle politiche agricole, con Maurizio Martina: "un bravo compagno che però non è stato in grado di imporsi".

"Noi siamo un gruppo di persone - ha scritto ancora su Facebook - pronte a candidarsi perché crediamo ancora nelle ragioni fondative di questo Partito. Per farlo dobbiamo liberarci dei dirigenti nazionali che lo hanno tenuto in ostaggio in questo decennio e di quelli intermedi che hanno obbedito a tutto con toni entusiastici in una sindrome di Stoccolma". "Il Pd in sé - aggiunge al telefono - è una promessa mai mantenuta: avrebbe dovuto essere il luogo di coinvolgimento delle masse popolari e invece è diventato il luogo dell'esclusione".

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