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Politica

Il governo chiede aiuto alle partecipate: investite sulla crescita. La risposta: sì con tanto scetticismo

NurPhoto via Getty Images
NurPhoto via Getty Images 

Non solo i risparmiatori. Anche le partecipate statali sono nel mirino del governo in affannosa ricerca di sostegno per giustificare i generosi numeri della manovra economica sulla crescita (+1,5 per cento l'anno prossimo). E così, dopo l'appello di Matteo Salvini ieri ("Se si alza lo spread, ci aiuteranno gli italiani"), oggi a Palazzo Chigi c'è mezzo governo a ricevere i vertici di Cassa depositi e prestiti, Enel, Eni, Terna, Leonardo, Snam, Ansaldo Energia Poste Italiane, Ferrovie e altri. Per loro l'appello è di investire per dare uno "shock positivo all'economia", gli dice il ministro dell'Economia Giovanni Tria, seduto accanto al premier Giuseppe Conte e gran parte della squadra di governo nella Sala verde di Palazzo Chigi, dove si tiene questo primo vertice della cabina di regia sugli investimenti.

In cambio, l'esecutivo promette riforme. La risposta è sì, con tante riserve e punte di scetticismo. Tanto che nel vertice non viene fatto il minimo accenno al problema specifico di acquisire titoli di Stato, tema che potrebbe diventare urgente di fronte ad un'impennata dello spread.

E' il giorno in cui il governo conferma i numeri contenuti nel Def, nonostante il braccio di ferro con l'Ue e l'altalena dei mercati. E' il giorno in cui - stando alle dichiarazioni ufficiali - sembrano appianate le divergenze emerse ieri, interne ai partiti di maggioranza. E' il giorno dell'appello a investire per crescere. "Noi cercheremo di cambiare le cose per gli investitori, ragionando in modo più 'micro' che 'macro' – dice Tria al vertice – più per le piccole e medie imprese che per i massimi sistemi...".

Conte apre la riunione, spiega che le infrastrutture sono uno dei comparti con cui il governo pensa di rilanciare l'economia, parla di 15 miliardi di investimenti nel triennio, che sono poco più 3 miliardi nel prossimo anno. Annuncia di voler creare un clima più "amico" tra partecipate e governo. Insomma, collaborazione con l'idea di poter stimolare anche investimenti aggiuntivi da parte dei privati, creare una vera e propria "corsa agli investimenti" per dare lavoro ai giovani in accoppiata con il superamento della riforma Fornero.

Tria elenca le riforme da fare: semplificazione del codice degli appalti, riforma del codice civile fermo al 1942, apre alle consultazioni pubbliche per capire dalle imprese quali sono gli interventi normativi più urgenti da fare. Il ministro poi parla di semplificazione burocratica per facilitare gli investimenti: roba che vale lo 0,4-0,6 in più sul pil o addirittura l'1 per cento, spiegano fonti di governo indicando alcuni studi consultati prima del vertice di oggi. E poi la riforma fiscale. E ancora, cruccio di Tria, la creazione di un'agenzia indipendente per aiutare le imprese nella progettazione in modo da non disperdere i fondi europei.

"Chi ha bocciato le stime di crescita dovrà riformularle", dice il premier al termine della riunione a Palazzo Chigi, convinto che oggi sia stata messa la prima pietra del piano investimenti del governo, il primo step dell'annunciata cabina di regìa che doveva riunirsi già la settimana scorsa ed è slittata ad oggi per difficoltà incontrate nella stesura del Def. Oggi è il giorno dell'ottimismo: "Non consideriamo affatto l'ipotesi di uno spread fuori controllo", sentenzia il premier. "Abbiamo organizzato la prima riunione della cabina di regia, abbiamo invitato le principali aziende di stato. Abbiamo illustrato la nostra manovra, volevamo interlocuzione. Volevamo un primo riscontro che ci stiamo muovendo bene. E abbiamo avuto la sensazione che l'Italia può fare sistema".

Al vertice partecipano anche il vicepremier Luigi Di Maio, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, il ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli, il ministro per il Sud Barbara Lezzi, il ministro alle Politiche Europee Paolo Savona. Insomma c'è la folla delle grandi occasioni. Sul finale, per non perdere l'appuntamento con la giornata dell'euforia mediatica di governo, arriva anche Salvini. "Gli imprenditori, quindi chi fa impresa non qualche burocrate, ci ha detto che superando la legge Fornero si creeranno decine di migliaia di posti di lavoro - dirà uscendo da Palazzo Chigi - Questa è la promozione che mi interessa, che coloro che fanno impresa garantiscano nei prossimi mesi migliaia di assunzioni".

In realtà, non è tutto oro ciò che il governo fa luccicare. Dall'altro lato del tavolo della Sala verde, la sala storicamente deputata alle trattative tra governo e sindacati nell'epoca della concertazione, i rappresentanti delle partecipate ascoltano e poi tirano le somme. Con scetticismo.

Fabrizio Palermo, amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti, la più pesante tra le partecipate del Tesoro, quantifica investimenti per "22 miliardi di euro nel prossimo quinquennio" che, ragiona, se arriveranno le riforme esposte da Tria, potranno aumentare fino a "35 miliardi". Naturalmente, serve che le riforme annunciate vengano fatte. Sta al governo. E questo non è il primo governo che parla di sburocratizzazione, per dire.

La Cdp insomma dà la sua disponibilità, il resto è tutto da vedere, trapela dal vertice. Palermo in modo particolare si sofferma sul fatto che tutto il quadro di investimenti possa servire a integrare i giovani nel mondo del lavoro, indipendentemente dal superamento della legge Fornero, questione che l'ad di Cassa depositi e prestiti non cita affatto nel suo intervento.

Eppure dopo il vertice anche Di Maio insiste su questo punto: "Dall'incontro con le partecipate viene fuori che con la riforma quota 100 ci sarà più di un'assunzione per ogni pensionato e molte aziende stabilizzeranno poi i dipendenti grazie al dl dignità". E anche lui come Salvini attacca le agenzie di rating che a fine mese diranno la loro sul sistema Italia: "Tutti quelli che hanno promosso i governi precedenti, è buona cosa che boccino quelli attuali. Noi vogliamo essere promossi dai cittadini".

Tra i manager ricevuti prevale però lo scetticismo, quel misto di realismo e prudenza dopo tanti annunci. Per impegni a Milano, l'amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi incontra Conte prima del vertice con le altre partecipate. Ai cronisti spiega: "Non ci sono state richieste specifiche" di maggiori investimenti, "ma si è parlato di investimenti per capire quali sono quelli più importanti. Ho narrato al premier ciò che narro normalmente agli investitori. Noi abbiamo già una spesa molto importante, che è vicina ai 22 miliardi di euro in quattro anni, con un certo numero di miliardi legati anche a possibili aumenti connessi a una minore burocrazia. I miei investimenti sono pronti, non li ho inventati oggi".

E ora, l'attesa è tutta sulle risposte che arriveranno da Bruxelles, una volta presentato il documento di bilancio la prossima settimana. E soprattutto sul giudizio dei mercati, agenzie di rating, spread. A Palazzo Chigi spingono sull'ottimismo, oggi va così. Domani chissà.

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