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L'anti-abortista Pd di Verona è ancora capogruppo: lo scontro tra renziani e minoranza blocca la scelta del sostituto

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Nella seduta di giovedì Carla Padovani sarà ancora alla guida del Partito Democratico nel Consiglio comunale di Verona. Invitata alle dimissioni da dirigenti nazionali e sfiduciata dai tre colleghi dem nel Consiglio scaligero, la capogruppo che ha sostenuto una mozione della destra contro l'aborto poi approvata ricoprirà ancora il ruolo che a parole tutti nel Pd vorrebbero lasciasse. Un ripensamento all'interno del partito veronese? Niente affatto. L'oscura ragione della sua permanenza è anche la più scontata, quando si parla di Pd: lo scontro tra renziani e non renziani.

Ieri si è tenuta una riunione del gruppo comunale per tirare le somme sulla vicenda che ha tristemente guadagnato le cronache nazionali. Padovani non si è presentata. Gli altri tre consiglieri, invece, si sono scontrati sul nome del nuovo capogruppo, da indicare contestualmente alla notifica di sfiducia per la capogruppo uscente. La lettera deve essere firmata dai tre compagni di gruppo e inviata agli Affari generali del Comune. Se l'indicazione del nuovo capogruppo non c'è, norme alla mano, lo diventa il consigliere eletto con il maggior numero di preferenze: in questo caso toccherebbe quindi a Federico Benini, 1070 voti presi a giugno di un anno fa. Ma gli altri due consiglieri si sono opposti perché Benini è esponente della minoranza, non renziano.

E a voler prendere il posto della dem "anti-abortista" c'è anche la seconda eletta in quota Pd Elisa La Paglia, renziana doc e molto vicina ad Alessia Rotta, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera dei Deputati. Ha ottenuto 100 preferenze in meno rispetto a Benini (970), e la sua nomina avverrebbe solo per fede correntizia, non tanto per "merito". Di certo può contare sul voto dell'altro consigliere renziano, Stefano Vallani, che al momento è indisponibile a farsi avanti per sostituire la Padovani. Di qui l'ipotesi di un compromesso tra le correnti dem: se Vallani fosse disposto a candidarsi, il ruolo di capogruppo sarebbe suo.

Un accordo tra renziani e minoranza però ancora non c'è. E quindi Padovani, che tanto ha fatto scalpore per il suo voto a favore della mozione leghista contro l'aborto, sarà ancora al suo posto: beghe di partito anteposte a quelli che, a parole, i dirigenti dem non esitano a definire "valori irrinunciabili" del Pd.

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