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Cultura

"Linfa" porta le "resistenti" di Tor Pignattara alla Festa del cinema di Roma

Trailer di "Linfa", il docufilm sulle resistenti di Torpignattara

"Non penso che in questo momento sia il luogo in cui vivi veramente che possa fare la differenza, sono le persone che vivono il luogo in cui stai che forse un po' la fanno e quanto tu stai in apertura", dice una ragazza con i capelli biondi e salopette all'inizio di "Linfa", il nuovo documentario di Carlotta Cerquetti presentato alla 13esima Festa del Cinema di Roma. Le immagini scorrono tra treni ad alta velocità e il pittoresco trenino bianco e giallo che da Porta Maggiore ci porta al Pigneto e a Tor Pignattara, due quartieri-simbolo di Roma Est dove i rumori vanno a confondersi fino a diventare dei suoni, le ombre sono in realtà delle luci particolari e dove l'italiano si mescola con il cinese e il bengali, con il polacco e il rumeno, con il senegalese e il portoghese, creando una lingua che ha un ritmo a sé, unica come sono unici questi posti della Capitale dove è facile imbattersi in un ragazzo dello Sri Lanka che ti dica "benvenuto a Torpigna"!

Quella ragazza bionda e dalla voce sensuale si chiama Silvia Calderoni, fa l'attrice e la performer ed insieme ad altre dieci ragazze, è stata scelta dalla regista di "Harry's Bar" - il documentario dedicato al bar veneziano più famoso al mondo (menzione speciale ai Nastri d'Argento, ora acquistato da Netflix) - per questo suo nuovo lavoro, un vero e proprio esperimento nato per caso, o forse no, come accade spesso nei lavori della Cerquetti, che nella sua carriera cinematografica ha fatto sempre tutto da sola. Lo spiega all'HuffPost poco prima della proiezione ufficiale al Museo MaXXI. È emozionata, ma contenta di aver realizzato questo grande lavoro di squadra tutto al femminile, un affresco speciale come le donne che lo compongono, una storia di libertà e di resistenza artistica.

"Tutto è nato dall'incontro con MP5, un'illustratrice romana che vuole rimanere in incognito, un po' come Bansky, che mi ha fatto scoprire Tor Pignattara", racconta. "A Roma, a differenza che in America (dopo aver studiato fotografia, ha proseguito la sua formazione lavorando nello studio del fotografo Hiro, a New York e realizzato diversi documentari, cortometraggi e video, ndr), mi sono sempre sentita isolata nel mio lavoro. Grazie a quell'artista ho scoperto l'esistenza di una scena artistica underground dove la creatività si espande libera da ogni convenzione". "Ognuna di quelle donne mi ha portata all'altra – aggiunge – e allora ho capito che c'era una rete che le univa che andava esplorata e raccontata. Tutte loro hanno una grande cura nelle relazioni, sono molto accoglienti e aperte verso tutto ciò che è diverso, una vera e propria rarità in questo mondo caratterizzato da un oscurantismo che avanza". Quel che ne è venuto fuori è appunto "Linfa", un documentario musicale sulla passione e la libertà di essere ciò che si vuole al di là degli stereotipi, "un film sulla scelta di seguire il talento e i desideri che danno linfa alla nostra esistenza".

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C'è Lola Kola che con un evidente ed orgoglioso accento lucano misto al romano, con occhi truccati con un mascara verde pieno di glitter e i capelli più tendenti all'arancione che al rosso bordeaux, ricorda – tagliando vestiti (in passato è stata disegnatrice di moda) e prendendo le misure con un righello a forma di pistola - di come sia finita a Roma dal paesino di mille anime dove era l'unica trans ("la parola transessuale lì l'ho inventata io") e unica appassionata di punk. Ricorda una "madre cattiva", una "madre tigre" che ha formato quella che lei è oggi e parla di "rivendicazione del rispetto della volontà". Erika Z.Galli e Martina Ruggeri formano invece da quindici anni "Industria Indipendente", un collettivo di ricerca dedito alle arti performative, teatrali e visive che realizza video e performance in spazi urbani ed extraurbani utilizzando spesso la mitologia, "perché – spiegano – permette di assicurarci un calore". "Opa Opa aka Invasioni Balkaniche" - alias la poetessa/performer albanese Jonida Prifti e la musicista/compositrice serba Iva Stanisic – sono riuscite a trasformare malintesi politici e storici in un'amicizia. "Serbi e albanesi – spiegano - hanno scoperto di essere uguali, ed è per questo si odiano". Maria Violenza è palermitana, fa la barista al Fanfulla (uno dei locali più conosciuti e frequentati della zona assieme Dal Verme e 30 Formiche), ma è una compositrice e musicista che suona un synth-punk un po' cold, macchiato di melodie arabeggianti, un magma di suono infernale da cui si stacca, qua e là, una nota caraibica, "però quella degli zombi di Haiti, non quella dei margaritas su una spiaggia giamaicana".

Lady Maru spacca e conquista con la sua chitarra elettrica ed altri strumenti elettronici; Federica Tuzi, performer, filmmaker e scrittrice (suoi "Non ci lasceremo mai", premio John Fante, e "Più veloce dell'ombra", entrambi pubblicati da Fandango) ha dato vita dal 2016 le "NoChoice", duo musicale teatrale con la cantante olandese Merel van Dijk. Il loro mantra "Lesbica Tardiva" ha conquistato il web proclamandole scanzonate paladine della lotta contro la violenza sulle donne, ma nel doc cantano "Il dilemma del porcospino" da Schopenauer, il racconto della vita di una donna che cerca l'amore perché da sola non sa starci, ma se la si mette troppo vicina, viene fuori la sua natura porcospina". La bellissima Lilith Primavera desiderava invece essere sin da piccola il cartone animato "Creamy" e in parte ci è riuscita, solo che invece di avere i capelli viola e lisci, li ha neri e ricci. Ispirata dalle Belle Arti, ha iniziato a lavorare con il movimento corporale con Etienne Decroux, "un anarchico che ha lavorato con il corpo", usando la nudità per esprimere la propria voglia di liberazione dalle aspettative sociali che ci fanno indossare ruoli di genere e vestire. "Sono femminista, che è per me una maniera di approcciarsi alle cose, una lettura del reale".

"Femminismo è filtrare attraverso uno sguardo femminista gli accadimenti", ci dice la regista. "Se uno ha un'esperienza di femminismo, vedi il mondo in un altro modo". Questo non ha nulla a che vedere con gli stereotipi delle femministe sempre incazzate, "ma con questioni serie che riguardano noi donne che per troppo tempo abbiamo interiorizzato il maschilismo". La stessa canzone "Lesbica tardiva" delle NoChoice è una canzone indirizzata soprattutto alle donne etero, un invito a lasciarli se sono stronzi e violenti. Quello che colpisce di tutte queste storie, raccontate in questo documentario forte ma delicato allo stesso tempo, è l'originalità delle loro creazioni e lo spirito che anima ognuna di loro. Sono tutte indipendenti e solidali l'una con l'altra, sono tutte libere dall'ansia del denaro e del successo (quasi tutte fanno un secondo lavoro, spesso diverso da loro passione), sono lontane da ogni stereotipo, libere nella mente e nel corpo, persone che anche se tra mille difficoltà perseguono la loro arte perché da' linfa alle loro esistenze.

"Ho deciso di raccontare quel mondo abbracciando lo stesso spirito libero, e ho affrontato questo mio nuovo progetto di documentario senza una produzione alle spalle per potere anche io muovermi senza restrizioni (il film è stato scritto, girato e montato da lei, ndr)", precisa la Cerquetti. "Ho seguito queste artiste nei locali e nella vita quotidiana e mi sono sentita subito accolta ed ho provato un grande senso di affinità". Prodotto da Fabrizia Falzetti per Farout Films con Piano F e Cinzia Bomoll per Amarcord, "Linfa" insegna che la creatività e il fare – assieme alla già ricordata libertà – sono necessarie. Per migliorarci? Per salvarci dalle brutture che ci circondano? Questo starà a noi deciderlo. L'importante è desiderarlo, "perché se uno non desidera una cosa fino in fondo, significa che non ci credeva poi più di tanto", ricorda Lola Kola, simbolo di questo gruppo di battagliere, prime (si spera, di tante altre) resistenti.

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