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Politica

Lampi sul governo. La Lega: "Problema nei 5s, ma può diventare di coalizione...". Salvini sereno se ne vola in Qatar

Alessandro Bianchi / Reuters
Alessandro Bianchi / Reuters 

Il cattivo tempo sul governo forse è arrivato un po' prima di quanto ci si aspettasse. Ma è arrivato, come prevedevano già a settembre autorevoli dirigenti della Lega. La previsione era questa: "Prima o poi, quella parte del Movimento 5 stelle più insofferente al contratto di governo con noi si farà sentire. E si potrà aprire una crisi". Una consapevolezza se vogliamo anche ovvia, ma che comunque, banale o meno che sia, si è presentata ora a cinque mesi dalla nascita del governo gialloverde. Matteo Salvini assiste divertito alle schermaglie interne ai suoi alleati di governo, ne approfitta ovunque può, incassa immaginando il pieno di voti che tutto questo gli potrà fruttare alle europee di maggio (se non a nuove politiche l'anno prossimo). E se ne vola in Qatar per il suo giro di incontri istituzionali domani.

Tutto è iniziato con l'allarme 'manina' sul decreto fiscale. Una crepa che forse si è risolta tra i due vicepremier, ma non per il resto del movimento. E poi si è aggiunto il decreto sicurezza voluto da Salvini, che resta indigesto a diversi parlamentari pentastellati a cominciare dal senatore Gregorio De Falco. E poi la grande crisi sul Tap. Non è servita nemmeno la lettera di Giuseppe Conte ("Non si può non fare, prendetevela con me"): quel pezzo di elettorato cinquestelle del Salento ormai è andato, insieme con le bandiere del Movimento che hanno bruciato ieri in piazza, insieme a un gruppo di parlamentari che continua a dare battaglia sul gasdotto che dovrebbe arrivare in Puglia. E oggi è andato in scena l'altro dramma: No Tav, sul palcoscenico del consiglio comunale di Torino impegnato a votare l'ordine del giorno sulla Torino-Lione.

E' come se il capoluogo piemontese fosse tornato capoluogo d'Italia per un giorno: lì si è consumato un atto importante dello scontro tra le due forze alleate di governo. Eco nazionale e oscuro presagio di altri scontri che potrebbero arrivare nella capitale quando la manovra - che pure balla sui bracci di ferro tra Lega e M5s - comincerà il suo iter parlamentare. "Questo atto è una fuga in avanti del M5s che non ci saremmo mai aspettati a fronte del contratto di governo", è l'attacco del capogruppo della Lega a Torino Fabrizio Ricca. "La Lega è sempre stata e continua a essere a favore della Tav perché il Piemonte non può permettersi di restare isolato commercialmente".

La sindaca Chiara Appendino non c'è, in missione a Dubai. Comunque il consiglio comunale vota no alla Tav, Di Maio esulta e punta a prendere tempo: non può fare altro. "Bene la votazione del Consiglio comunale di Torinosul Tav! - scrive su twitter - presto io e Danilo Toninelli incontreremo Appendino per continuare a dare attuazione al contratto di Governo". Contratto che si limita a prevedere un calcolo costi-benefici sulla Torino-Lione: non ne prevede il blocco come recita l'ordine del giorno votato in consiglio.

Sulle infrastrutture è saltato il banco: non quello del governo (per lo meno, non ancora) ma quello del Movimento al governo. "I problemi sono al loro interno", dicono i leghisti ben consapevoli però che i problemi potrebbero diventare di governo, se davvero Di Maio non riuscirà a mantenere il controllo dei gruppi parlamentari. Per ora, questo sembra. Il capo politico chiede di comportarsi come una "testuggine"? I critici non arretrano: "Siamo un movimento, non un esercito", gli risponde De Falco. Ed è solo la punta dell'iceberg di un caos che, pensano in casa Lega, nemmeno il ritorno in Italia di Alessandro Di Battista potrà riordinare.

Sull'arrivo del leader pentastellato dal Guatemala a dicembre, Salvini si è molto tranquillizzato proprio alla luce delle ultime schermaglie interne al movimento. Se ne chiacchierava come la carta pentastellata per contrastare il protagonismo mediatico del leader della Lega. E invece tutto questo appare appannato oggi, dal quartier generale leghista. "Nel M5s - è il ragionamento - la prima vera crepa si è aperta sulle infrastrutture: Tap e ora Tav. Si è aperta in quello scarto tra la promessa elettorale di bloccare queste opere e la realtà. E chi più di tutti si è esposto in campagna elettorale?". Di Battista, appunto, che prima del voto di marzo andò a Melendugno a promettere che il Tap "lo blocchiamo in due settimane". Dunque, è la conclusione, nemmeno lui potrà risollevare le sorti di un movimento fiaccato dalle sue stesse promesse non mantenute.

E' la fine? In casa Lega non lo sanno. Al di là del rapporto tra Salvini e Di Maio, comunque logorato in cinque mesi di frizioni al governo, non c'è molto altro tra i due partiti. Pochi i ponti che facilitino la conoscenza reciproca: "Li conosciamo poco, sono troppo variegati. Conoscevamo meglio il Pd", dice una fonte leghista. Sicuro. Si naviga al buio. Crisi di governo l'anno prossimo? Chissà. Certo è che nella Lega non danno molta retta alle voci che dicono di contatti tra la parte più critica del Movimento e il Pd: "Non hanno i numeri e arriverebbero malconci all'appuntamento: entrambi". E quindi?

Salvini intanto punta all'incasso, non si sa mai. E' ingordo di tutto ciò che di destra gli giri intorno. "Non vedo l'ora di incontrare il neo-presidente Bolsonaro. Sarò lieto di recarmi personalmente in Brasile anche per andare a prendere il terrorista rosso Cesare Battisti e portarlo nelle patrie galere", dice del neoeletto presidente del Brasile, ex militare della dittatura finita nell'86.

E su Roma: "Sono contento di aver fatto con Giorgia Meloni la corsa alle comunali di Roma: l'altra volta eravamo soli contro il mondo e soprattutto per merito di Giorgia siamo arrivati a tanto così dal vincere. Col senno di poi anche i romani avrebbero preferito che andasse in maniera diversa: troviamoci per ragionare di Europa, visto che arriva, e anche di Roma". Salvini continua a punzecchiare Virginia Raggi, senza nascondere ormai le sue mire sul Campidoglio. "Vediamoci presto", dice alla Meloni. E lei: "Io candidata a Roma? Facciamo le europee e poi vediamo...".

Può un governo sopravvivere a così tante scosse? Per oggi si può dire che, in termini di instabilità, ciò non possono spread (oggi in calo sotto i 300 punti percentuali) e borse (in rialzo) lo fa il caos scoppiato nel Movimento cinque stelle.

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