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Politica

La sfida della Lega al Ppe. Lorenzo Fontana all'Huffpost: "Uniremo Conservatori e Sovranisti"

ASSOCIATED PRESS
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"Non entreremo mai nel gruppo dei Conservatori e riformisti. Piuttosto, dopo il voto di maggio, puntiamo a unire questo gruppo con quello sovranista, dove ci siamo noi della Lega, ci sono gli eletti del Front National e tanti altri". Parola di Lorenzo Fontana, ministro leghista alla famiglia e disabilità, ex eurodeputato del Carroccio. Conversando con Huffpost, Fontana chiarisce così quali sono i piani di Matteo Salvini in vista dell'importante appuntamento con le europee di maggio 2019: l'alleanza con Marine Le Pen non si tocca.

Il ragionamento di Fontana smonta i desiderata di Forza Italia, almeno per ora. La parte italiana del Ppe infatti sta lavorando affinché anche gli eletti della Lega a Strasburgo entrino nei Conservatori e Riformisti (Ecr), gruppo che a gennaio 2017 - insieme ai Liberali - ha sostenuto la corsa di Antonio Tajani alla presidenza del Parlamento Europeo. Al prossimo giro l'Ecr rischia. Attualmente conta 73 deputati, ma nel 2019 perderà la sua rappresentanza più folta: i britannici, che non si ripresenteranno alle europee causa Brexit. Con chi rimpiazzarli?

Giorgia Meloni ha già deciso: i suoi eletti entreranno nell'Ecr, ma - sondaggi alla mano - è poca roba. Inoltre, con lo sbarramento al 4 per cento previsto per le europee, i partiti piccoli come Fratelli d'Italia rischiano di non entrare a Strasburgo. Il bottino invece sta dalle parti della Lega: se gli eletti di Salvini entrassero nell'Ecr, il Ppe farebbe bingo. Soprattutto gli italiani, determinati a riconfermare Tajani alla presidenza dell'Europarlamento. Ma Salvini non ci sta. Se per Forza Italia l'ingresso di Meloni nell'Ecr è buon auspicio per aprire la porta anche ai leghisti, per il vicepremier del Carroccio invece l'arrivo di Giorgia tra i Conservatori prepara solo il terreno per un futura fusione con i sovranisti. Del resto, è stato lui - qualche settimana fa - a lanciare Meloni come candidata sindaco a Roma, se Virginia Raggi fosse inciampata nei guai giudiziari. Così non è stato, ma l'interesse politico resta.

La Lega punta a unire i Conservatori (o quel che rimane dopo l'uscita dei britannici) con l'Enf, l'attuale gruppo dei leghisti, degli eletti del Front National e altri. Ce lo spiega Fontana, mente del nuovo volto sovranista della Lega, ideatore con Matteo Salvini della svolta che 5 anni fa ha riportato in auge un partito finito. Sostanzialmente si tenta di fare massa comune. Un ultimo sondaggio assegna il 7,7 per cento all'Ecr e l'8,9 per cento all'Enf: è quasi il 15 per cento, non tantissimo ma quanto basta per condizionare il Ppe, ancora primo partito nelle rilevazioni ma in calo dal 32 al 25,4 per cento.

Di certo, i Popolari avranno bisogno di una mano per formare una maggioranza a Strasburgo. Ed escluderanno le ricerche a sinistra, tra i socialisti (anche loro al minimo storico, al 19 per cento), come ha deciso il congresso di Helsinki che la scorsa settimana ha eletto Manfred Weber spitztenkandidat del Ppe per il dopo Juncker alla presidenza della Commissione. Guarderanno invece a destra, con l'auspicio di tenere testa ai nazionalisti ed epurarli dalle frange più dure, tipo Le Pen o tipo Salvini. Per il leader della Lega però Forza Italia sta cercando di farsi garante presso i Popolari stranieri, usando l'argomento che i tanti eurodeputati della Lega saranno necessari per la maggioranza in Parlamento, utile all'elezione del presidente (Tajani) ma anche per l'ok finale di Strasburgo alla nuova Commissione Ue decisa dai capi di Stato e governo.

Salvini si ritrae e non si stacca da Le Pen. Del resto, in questi giorni sta prendendo le distanze anche da Silvio Berlusconi che, sull'onda della manifestazione pro-Tav di Torino, affonda contro l'asse di governo della Lega insieme al M5s parlando di rischio "dittature". Il Carroccio punta le sue fiches sui sovranisti per sfidare al voto delle europee sia i Popolari che gli alleati pentastellati. I quali non hanno ancora una 'casa' europea dove approdare l'anno prossimo. Quella attuale, il variegato gruppo dell'Efdd, potrebbe non esistere più. E non è escluso che una parte confluisca con i sovranisti, a ingrossare le ambizioni di Salvini.

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