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Politica

"Trasparenza sulla piattaforma Rousseau"

Reuters
Reuters 

Ecco un altro capitolo del conflitto a bassa intensità nel governo gialloverde. La mina, come spesso accade, è in un emendamento presentato dalla Lega al decreto anticorruzione. Dettaglio, per nulla irrilevante: emendamento non ritirato neanche dopo il cosiddetto accordo sulla prescrizione. Poche parole per chiedere che le norme di trasparenza, che riguardano partiti e fondazioni, si estendano anche alla piattaforma Rousseau, cuore politico ed economico del sistema pentastellato. Leggiamo i testi. Al comma 1 dell'articolo 7 del decreto è scritto:

"Con l'elargizione di contributi, prestazioni gratuite o altre forme di sostegno ai partiti o movimenti politici i soggetti erogatori acconsentono alla pubblicità dei dati [...]".

L'emendamento, a firma Iezzi e altri, dice di aggiungere, dopo "movimenti politici", queste parole:

"Anche ai fini della realizzazione e della gestione di piattaforme informatiche e siti internet".

La formulazione, evidentemente, investe la piattaforma Rousseau, che controlla di fatto il Movimento grazie all'ultima versione dello Statuto. Ricapitolando: l'articolo 7 dell'Anticorruzione introduce disposizioni volte a rafforzare gli obblighi di pubblicità e di rendicontazione relativi ai contributi finanziari nei confronti dei partiti e movimenti politici. Più trasparenza, è la ratio del provvedimento. In particolare, è previsto l'obbligo – sempre per i partiti e per i movimenti politici - di annotare, entro il mese successivo, per ogni importo superiore a 500 euro, l'identità di chi eroga, l'entità del contributo o il valore della prestazione o di altra forma di sostegno e la data dell'erogazione, in un registro bollato dal notaio. Dati che devono essere riportati nel rendiconto del partito o movimento politico e contestualmente pubblicati sul relativo sito istituzionale. Praticamente, la tracciabilità totale.

Tracciabilità. Ma solo per gli altri, intesi come partiti e movimenti che hanno un sistema di finanziamento, diciamo così, tradizionale. L'emendamento della Lega estende la norma anche alla piattaforma Rousseau. È l'Associazione che, oltre ad avere un ruolo di controllo politico, gestisce le risorse economiche raccolte da parlamentati e attivisti, e organizza iniziative. Al momento, la legge non obbliga a svelare l'identità dei donatori che, infatti, sono stati finora tenuti nascosti.

Fin qui il primo dei due emendamenti presentati dalla Lega (il 7.7). L'altro (il 7.22) è questo:

"Ai sensi e per gli effetti di cui al presente articolo, sono equiparati ai partiti e movimenti politici le fondazioni, le associazioni e i comitati collegati ad un partito o movimento politico secondo quanto previsto dall'articolo 5 del decreto-legge 28 dicembre 2013, n. 149".

È una specificazione di quanto previsto dalla legge del 2013, quella, per intenderci, sull'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Fondazioni, associazioni (come Rousseau) e i comitati collegati sono equiparati ai partiti o ai movimenti politici. E, dunque, hanno lo stesso obbligo di rendicontazione e trasparenza. È chiara la ratio delle "aggiunte" leghiste al provvedimento nato come una bandiera dei Cinque Stelle. E mal digerito, nella sua ispirazione di fondo, sin dall'inizio. Il dato politico è però questo: la guerriglia continua, a colpi di emendamenti, in commissione, dove oggi è scaduto il termine di presentazione, e continuerà in Aula. Né l'intesa sulla prescrizione ha rappresentato un via libera complessivo sul provvedimento.

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