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Un risarcimento milionario. L'accusatore del Papa, l'ex nunzio Viganò, condannato a risarcire il fratello

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L'ex nunzio vaticano negli Stati Uniti, l'arcivescovo Carlo Maria Viganò - protagonista quest'estate di un attacco senza precedenti a Papa Francesco di cui ha chiesto pubblicamente le dimissioni - dovrà versare a uno dei suoi fratelli, don Lorenzo, un sacerdote disabile, un maxi-risarcimento: in tutto un milione e ottocentomila euro, oltre gli interessi legali e le spese processuali. Lo ha stabilito una sentenza (10.359/2018, giudice Terni) della quarta sezione del Tribunale civile di Milano, depositata a metà dello scorso ottobre.

Entrambi sacerdoti, i due avevano deciso di mantenere la cointestazione dei beni loro assegnati alla morte del padre, un imprenditore lombardo, dando vita ad una comunione ereditaria, sempre gestita dall'arcivescovo, ma senza alcuna rendicontazione al fratello, sebbene richiesta.

L'eredità, al 30 settembre 2010 comprendeva numerosi immobili per un valore stimato di quasi 20 milioni e mezzo di euro, oltre ad una rilevante somma di denaro (oltre sei milioni e settecentomila euro). L'ex nunzio - ha stabilito il Tribunale - aveva sempre percepito i proventi dei beni immobili, detenendo tutta la liquidità facente parte della comunione, beneficiando complessivamente " di operazioni per un importo netto di euro 3.649.866,25". Adesso dovrà pagare al fratello la metà di quella cifra.

Affari di famiglia, si dirà. Se non fosse che don Lorenzo Viganò è stato tirato in ballo direttamente dal fratello vescovo in una lettera del 2011 in cui il presule chiedeva a Papa Ratzinger di non essere inviato nunzio a Washington , ma di rimanere in Vaticano, nella speranza di proseguire il suo cursus honorum che lo avrebbe visto diventare presidente del Governatorato e per ciò stesso cardinale.

Nella lettera in cui resisteva alla decisione, Carlo Maria aveva infatti addotto come impedimento la necessaria, doverosa e diretta assistenza in cui era impegnato nei confronti di suo fratello Lorenzo, disabile.

Quella missiva costituì uno dei documenti che diedero inizio al primo Vatileaks che sfociò nella rinuncia di Benedetto XVI.

In realtà gli accertamenti svolti e la testimonianza diretta di don Lorenzo Viganò supportata da documenti di attività accademica, contratti d'affitto, utenze e quant'altro, hanno mostrano una situazione completamente diversa, visto che don Lorenzo risiede da anni a Chicago (che indubbiamente è più vicina a Washington che a Roma). Ma visto soprattutto che il sacerdote aveva già del tutto interrotto i rapporti con l'ex nunzio da più di due anni e aveva addirittura intrapreso le vie legali contro di lui. Un'azione giudiziaria iniziata nel settembre 2010 e terminata, in primo grado il 16 ottobre scorso, con l'obbligo per l'arcivescovo "sterminatore di Papi" - di pagare a don Lorenzo quasi due milioni di euro.

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