Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Cultura

Le armi della Cei contro la pedofilia: psichiatri nei seminari, preti mai soli negli oratori e Servizio nazionale antiabusi.

Tony Gentile / Reuters
Tony Gentile / Reuters 

Slitteranno a maggio, alla prossima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, le nuove linee guida della CEI contro la pedofilia del clero. Quelle messe a punto nel 2014 hanno già bisogno di aggiornamento, come ha detto lo stesso Presidente Cardinale Gualtiero Bassetti. Ma anche in Italia la Chiesa attenderà - come ha chiesto la Congregazione dei Vescovi alla Conferenza episcopale americana pochi giorni fa - che si svolga a febbraio l'incontro di tutti i presidenti delle Conferenze episcopali del mondo, convocati da Papa Francesco, per cercare di risolvere il problema una volta per tutte.

A partire, come ha dichiarato Bassetti oggi, da una "più accurata l'analisi psicologica e psichiatrica nei seminari", e quindi dalla presenza di psichiatri dediti a visitare gli aspiranti preti. Passando poi per la creazione di un Servizio Nazionale per la tutela dei minori, con tanto di statuto, segreteria stabile ed esperti e laici a disposizione dei vescovi diocesani per percorsi di "formazione e prevenzione". Rendendo "l'educazione un fatto più comunitario", in quanto "la figura del prete solo in oratorio è un fatto rischioso". Ma soprattutto con procedure corrette di accertamento della verità dei fatti e di tutela dei minori, una volta che si sia verificato un abuso (tanto più grave se cioè avviene nella Chiesa, ha detto Bassetti). Non solo nei confronti dei preti pedofili, ma anche nei confronti dei loro vescovi.

"Chi custodirà i custodi?". A ben vedere, i rinnovati scandali della pedofilia nella Chiesa in sostanza, hanno tutti a che fare con questa domanda e cioè con la responsabilità dei vescovi per rapporto alla disciplina preti abusatori e in generale del Vaticano, e della Congregazione della Dottrina della Fede (competente per decidere sui "delitti più gravi" ) sugli uni e gli altri. E' questo ormai il nocciolo del problema messo in evidenza negli Stati Uniti dal Rapporto Shapiro sulle diocesi della Pennsylvania e dal caso McCarrick, scoppiati quest'estate. E da almeno quattro gravi casi in Italia. Non è un caso che all'assemblea della CEI che si è chiusa oggi a Roma abbia partecipato il Prefetto vaticano della Congregazione dei vescovi, Marc Ouellet.

Da parte sua, il Papa due giorni fa ha incaricato l'arcivescovo di Malta Charles Scicluna come Segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della Fede (in pratica il numero 3). Era stato "pubblico ministero" presso la stessa Congregazione che giudica i preti pedofili, prima di essere mandato a Malta alla fine del 2012, e ha compiuto l'inchiesta sul caso Karadima in Cile nella primavera di quest'anno. Scicluna conserva l'ufficio di arcivescovo di Malta e quindi Presidente della Conferenza episcopale dell'isola e come tale parteciperà all'assise mondiale di febbraio . La scelta di Scicluna viene unanimemente giudicata come quella "golden standard", in materia di contrasto alla pedofilia del clero.

Per quanto riguarda le Linee guida italiane, ha precisato don Ivan Maffeis, portavoce della CEI, "l'Ufficio giuridico sta verificando la proposta, che nei prossimi mesi sarà sottoposta all'attenzione del Consiglio episcopale permanente e poi presentata alla prossima Assemblea di maggio". Nel caso italiano la questione è complicata dal Trattato del Laterano (che firmato sotto il fascismo a tutela della Chiesa) non prevede l'obbligo di denuncia dei reati alle autorità civili, obbligo di denuncia in atto già dal 2002 negli Usa, ed è stato richiesto dai Comitati Onu di Ginevra, già da quattro anni.

Ma l'altro "nodo giuridico" rimane la responsabilità e quindi le eventuali sanzioni per i vescovi che coprono per inerzia o altro gli abusatori. I vescovi americani, prima dello stop venuto da Roma, volevano votare le creazione di una commissione indipendente di valutazione dell'operato dei vescovi, in gran parte formata da laici (sei su nove). Una specie di ong non prevista da nessuno statuto. Il diritto canonico infatti mette in capo al Papa, successore di San Pietro, ogni valutazione sull'operato dei vescovi, successori degli Apostoli.

Per quanto riguarda una valutazione precisa di quanto avvenuto nel passato, il cardinale Bassetti ha fatto notare che "la strada l'ha spianata la Congregazione per la dottrina della fede, che ha abolito la prescrizione per i 'delicta graviora': ora stiamo completando i nostri Orientamenti, vogliamo adeguarci a tutto quello che è stato fatto anche da altre Conferenze episcopali, tenendo presente che noi abbiamo strumenti pastorali che in altre nazioni non ci sono".

Interpellato sui dati degli abusi in Italia, il presidente della Cei ha risposto che "al momento attuale, la Cei non ha dati precisi a livello numerico, per ora il materiale è a disposizione della Congregazione per la dottrina della fede". E che bisognerà accertare la verità a tutto tondo, anche per evitare persone accusate ingiustamente " perché il potere del denaro è terribile".

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione