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Politica

Il paradosso M5s. La fronda grillina voterà la fiducia ma spera che il decreto Sicurezza venga bocciato dalla Consulta

ASSOCIATED PRESS
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La discussione a tratti diventa paradossale. Ecco cosa si sente esclamare in Aula: "Manteniamo delle perplessità sul decreto Sicurezza. Il dibattito sull'immigrazione è preoccupante. Tocca alla Consulta garantire un equilibrio". Non sono parole che arrivano dai banchi dell'opposizione bensì da quelli del Movimento 5 Stelle. O almeno, da quella fronda grillina che si appresta a votare la fiducia ma che conserva la speranza che il provvedimento targato Matteo Salvini venga bocciato dalla Corte Costituzionale. Ci si trova dunque davanti a un ribaltamento totale della logica politica.

A prendere la parola è Valentina Corneli, avvocato con un dottorato di ricerca in diritto costituzionale, tra i 18 dissidenti M5s che firmarono una lettera indirizzata al capogruppo Francesco d'Uva per chiedergli modifiche al decreto Sicurezza poiché non vi era stato confronto interno. La deputata è tra i firmatari dei cinque emendamenti M5s poi ritirati sull'altare dell'approvazione del disegno di legge anticorruzione. "Siamo riusciti ad intervenire in Senato attraverso delle modifiche, a mio avviso molto importanti. Io personalmente avrei, però, voluto discutere anche in questo ramo del Parlamento ulteriori proposte emendative", dice lamentando la mancanza di tempo adeguato. E poi va ad elencare tutti i punti critici. Non si affronta in maniera rilevante il problema dell'integrazione, il combinato disposto dell'articolo 1 e 12 del provvedimento potrebbe determinare il peggioramento della situazione della sicurezza e della presenza di immigrati sul territorio".

Al di là della fronda più critica, in generale i 5Stelle non sprizzano di felicità. Lo raccontano le tante assenza all'inizio della seduta e le sedie vuote nei banchi del governo. La Lega invece è al gran completo. Ministri, viceministri e sottosegretari sono tutti schierati con tanto di staff che li ha accompagnati. Dei grillini si fanno vedere solo Riccardo Fraccaro, per ovvie ragioni, essendo il ministro dei Rapporti con il Parlamento è lui che ha metà pomeriggio ha posto a questione di fiducia e il sottosegretario agli Interni, ministero di riferimento del decreto, Carlo Sibilia.

I segnali di grande freddezza ci sono tutti. Fino ad evocare l'immagine forte dei tetti. Paola Nugnes, senatrice dissidente, si chiede: "Cosa avremmo detto e fatto noi ieri di fronte ad un provvedimento tecnicamente sbagliato, umanamente devastante, pregiudizialmente anti costituzionale? Cosa avremmo fatto o detto noi ieri? Su quali tetti saremmo a denunciare? Dovremmo davvero tutti rimetterci alla pronuncia della Corte Costituzionale?".

I dubbi di una parte dei 5Stelle non servono a far cambiare idea, così come non sono le associazioni, i movimenti e i sindacati scesi in piazza a dissuadere Salvini. "Chiediamo al Parlamento e al governo di fermarsi e rivedere il decreto Sicurezza - spiegano gli organizzatori - aprendosi al confronto e al dibattito". E poi un cartello: "Salvare vite non è un reato".

Nonostante tutto il ministro Fraccaro pone la questione di fiducia sul decreto. Lega e M5s applaudo, ma subito dopo prendere la parola Delrio e lancia un avvertimento ai grillini: "Dopo il ritiro degli emendamenti in commissione da parte nostra, dopo la dimostrata inesistenza di rischi di dilatazione dei tempi per il voto finale, la necessità di chiudere la bocca alle considerazioni dei deputati 5Stelle che in questi giorni hanno manifestato le loro critiche al provvedimento resta l'unico motivo per cui è stato bloccato il confronto in Aula". Per chiarire insomma che il voto di fiducia non è stato chiesto per paura dell'ostruzionismo delle opposizioni, bensì di quello della maggioranza poiché la parole di Corneli sarebbero state solo un assaggio.

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