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Politica

I leghisti del Sud osannano Salvini a Roma, tra legittima difesa e "aiutiamoli a casa loro"

Scurdammoce 'o passat. I leghisti del Sud osannano Salvini a piazza del Popolo

Vengono da Soverato, in provincia di Catanzaro, ma il viaggio in autobus di 7 ore non gli ha tolto l'entusiasmo. Sono due anziani calabresi, accorsi a piazza del Popolo per ascoltare il "Capitano". Come loro, altre centinaia, migliaia, a formare un'onda blu (e non più verde) che invade una Roma soleggiata fin da metà mattinata.

Calabria, Campania, Basilicata, Sicilia e, addirittura, Sardegna. Le bandiere delle regioni del Sud ci sono quasi tutte e, a uno sguardo dall'alto della piazza gremita, pareggiano per numero quelle di Friuli, Veneto, Piemonte. I "terroni" (sarebbe meglio dire gli "ex terroni") incontrano i "polentoni" in territorio neutro, in quella Roma che è "ladrona" solo nei ricordi di chi non ha capito la rivoluzione firmata Matteo Salvini. Che sul palco interpreta il ruolo del padre buono ma severo, quasi fosse un prete dispensa massime e citazioni, risparmia i "nemici" (quelli che "Lui non ci sarà") perché non è in vena di polemiche e battute. E loro, i suoi seguaci, lo seguono, lo applaudono, lo incoraggiano. "Un capitano, c'è solo un capitano": il coro si leva nella principale piazza della città in cui, in realtà, il capitano è da decenni uno solo: Francesco Totti. Ma il ministro e vicepremier, con popolarità e sondaggi alle stelle ("Quelli non mi interessano", dice più volte) sembra aver stravolto anche questo, visto che attaccati a un palo della luce ondeggiano nel vento la bandiera dell'As Roma e quella della Lega, insieme. Cose impensabili, fino a pochi anni fa.

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"Roma ladrona è una cosa che appartiene al passato", ci spiega il consigliere del IV municipio Roberto Santoro, passato da Fratelli d'Italia al Carroccio. "Perché Salvini è intelligente: ha tolto "Nord" dal simbolo". E non è un cambio solo di forma, ma di sostanza. Altri romani sembrano condividere: "A me non fa strano vedere i leghisti oggi qui", confessa un pensionato. "In passato ho sempre votato Partito Comunista, ma ormai non credo più a quelli".

Salvini a piazza del Popolo: da King al Papa, fino a "evviva gli spaghetti al ragù"

Il "perdono" a Salvini arriva anche da un napoletano d'origine: è giovane, ma li ricorda gli insulti alla città. Quel "Vesuvio, lavali col fuoco" è impresso nella memoria dei partenopei, popolo restìo a dimenticare. Ma lui, che ora vive a Livorno ed è a piazza del Popolo in compagnia di due amici, è andato oltre: "Si cambia, si perdona da cristiani praticanti, ci si evolve. Quelle frasi furono una goliardata. Non esistono più divisioni tra Nord e Sud perché il Capitano ci ha uniti".

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"I primi sei mesi di governo sono andati bene, ma qualcosa si può migliorare", analizzano lucidi due leghisti della provincia di Torino. Apprezzano la linea securitaria del vicepremier, quella riassunta da "aiutiamoli a casa loro" e "ruspa", ribadita dal leader sul palco ("I veri razzisti sono quelli che vogliono strappare gli africani dal loro continente secolare", dice Salvini). Ma i due sostengono che c'è da fare di più. Questo "di più", in realtà, ha un nome e un indirizzo preciso: la legge sulla legittima difesa. Ed è proprio su questo punto che i leghisti della prim'ora - veneti, lombardi, friulani - abbracciano quelli nuovi - campani, calabresi, siciliani. "Io ho subito quattro furti", dice un 70enne di Isernia. "Ecco, le faccio vedere gli allarmi che ho con me", afferma mentre dalle tasche spuntano chiavi. "Ne ho quattro, uno l'ho lasciato a mia moglie nel caso torni prima a casa". Ci gira intorno all'argomento, non lo prende di petto. "Ma lei è favorevole alla legittima difesa?", chiediamo per evitare incomprensioni. "Ca..!", afferma quasi liberato. E se dovesse essere approvata una legge sulla legittima difesa, la comprerebbe una pistola? "No, la pistola no. Ma qualcosa per difendermi sì". Del tipo? "Un fucile, così sparo più lungo".

NurPhoto via Getty Images
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