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Cronaca

Si riaccende la ruspa. Tutto pronto per il maxi-sgombero dell'Ex Penicillina a Roma

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Manca poco. Annunciato a più riprese e di fatto già avviato da qualche giorno con l'arrivo delle ruspe che hanno ripulito le aree antistanti l'edificio, lunedì mattina lo sgombero dell'ex Penicillina, sulla Tiburtina, sarà portato a termine.

L'operazione, voluta dal Ministro dell'interno, Matteo Salvini, richiesta a più riprese da CasaPound e preparata nel dettaglio - per questioni di ordine pubblico sono state disposte deviazioni del traffico per auto e bus - da Questura, Prefettura e Campidoglio, dovrebbe cominciare all'alba e concludersi quando l'ex fabbrica farmaceutica, chiusa dagli anni '90, più volte occupata, sarà di nuovo vuota. Prosegue, dunque, il piano sgomberi nella Capitale, ma in tanti si chiedono se questo intervento, da più parti definito "un'operazione mediatica", risolverà realmente l'emergenza, sociale e ambientale per le condizioni in cui versa la zona circostante il capannone, imbottita di rifiuti speciali, rappresentata dall'ex Penicillina.

Fino a qualche tempo fa nello stabile vivevano circa cinquecento persone, molti rifugiati e richiedenti asilo, in gran parte migranti - soprattutto africani, ma ci sono anche pakistani - ma pure rumeni e italiani. "Una stima plausibile fino all'inizio dell'estate - spiega ad HuffPost, Francesco Portoghese, della Onlus "A buon diritto", che nel capannone già ribattezzato "ghetto" da fine aprile ha svolto attività di orientamento e presa in carico legale - ma dopo che la voce dello sgombero si è fatta sempre più insistente, gli abitanti si sono ridotti di almeno la metà". E ancora meno potrebbero essercene al momento dello sgombero. Delle persone incontrate, spiega Portoghese, "tutti adulti, una buona parte non aveva il titolo di soggiorno non perché non ne avesse diritto, ma perché non gli veniva rinnovato dalla Questura. La maggior parte era costituita da richiedenti asilo", tiene a precisare. E, come per piazza Indipendenza, via di Vannina, via Costi, un mese fa il presidio Baobab alle spalle della stazione Tiburtina e in generale per tutti gli sgomberi effettuati a Roma nell'ultimo anno e mezzo, ci si chiede dove finiranno gli occupanti dell'ex Penicillina una volta che lo stabile, pericolante e circondato da cumuli di rifiuti speciali, sarà stato svuotato dalle forze dell'ordine.

"Non abbiamo intenzione di difendere quel posto - scandisce Portoghese - Lo stabile va evacuato e il sito chiuso perché, per le condizioni in cui versa, ci sono rischi anche per la salute dei residenti. Ma chi tra gli ex occupanti ne ha diritto deve avere la garanzia di una sistemazione adeguata. Il rischio è che si ritrovino per strada, e quindi che si possa creare una situazione analoga in una diversa parte della città, che aumentino criticità e conflitto sociale in altri quartieri". Ieri sera, con una nota, il Campidoglio ha fatto sapere che sono state accolte le prime trentadue persone che si trovavano nell'immobile dell'ex Penicillina.

Mentre "Medici per i Diritti Umani", anche con un post pubblicato sulla pagina Facebook ha chiesto "ancora una volta che non si proceda alla pur necessaria evacuazione dell'edificio ex-Penicillina senza prima aver predisposto un credibile piano alternativo di accoglienza evitando in tal modo alla città di Roma l'ennesima operazione con effetti sociali disastrosi".

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