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Politica

Manovra, Giovanni Tria insiste per abbassare il deficit al 2%, ma Di Maio e Salvini resistono e puntano tutto sul fattore gilet gialli

Simona Granati - Corbis via Getty Images
Simona Granati - Corbis via Getty Images 

"L'imprimatur politico di Di Maio e Salvini non c'è, vedremo al massimo al Consiglio dei ministri di domani mattina anche perché poi non c'è più tempo". Sono le 19 circa quando una fonte di governo di primissimo livello rivela a Huffpost la precarietà e la confusione che dominano nel cantiere della riscrittura della manovra. Mancano meno di 24 ore all'incontro decisivo a Bruxelles tra il premier Giuseppe Conte e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, ma le nuove cifre ancora non ci sono. Le crepe dentro nell'esecutivo si sono allargate pericolosamente. Perché per il ministro dell'Economia Giovanni Tria nella casella deficit bisogna cancellare il 2,4% e scrivere 2 per cento. Al massimo, non oltre. E sperare nella clemenza dell'Europa. Luigi Di Maio e Matteo Salvini, però, non ne vogliono ancora sapere. La linea è tenere il punto, almeno fino all'appuntamento europeo di domani, rilanciando con il peso del fattore Francia. I gilet gialli entrano nella trattativa.

I due vicepremier hanno deciso di fare indossare a Conte e Tria, che domani voleranno insieme a Bruxelles, una corazza di sfondamento, pesante e intrisa di significato politico. L'obiettivo è chiaro: all'Europa che è ritornata a rialzare la voce, chiedendo una "correzione sostanziale", bisogna replicare non solo con i numeri del reddito di cittadinanza o della quota 100, piuttosto che con un abbassamento del tetto del deficit. Occorre imporre la visione di una manovra sociale che non può essere stravolta nei suoi pilastri. La Francia di Emmanuel Macron - è il ragionamento - è arrivata a questa consapevolezza dopo giorni di proteste e violenze. L'Italia - rivendica il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti - ha pensato al sociale senza disordini di piazza. Se i francesi possono sfondare il 3% perché negare all'Italia un deficit al 2,2%?, pensano in queste ore Lega e 5 Stelle.

La decisione di puntare sulla vicenda dei gilet gialli accomuna i due coinquilini di governo. Dice Di Maio: "Noi in legge bilancio abbiamo quelle proposte che fanno parte del programma di governo e che sono anche le rivendicazioni dei gilet gialli. Noi la fiducia degli italiani non vogliamo perderla, questa per noi è la cosa più importante". Salvini non è da meno: sarebbe "inaccettabile un atteggiamento di un tipo nei confronti di Parigi e uno diverso nei confronti di Roma. La nostra manovra è la migliore possibile, non voglio pensare alla possibilità di due occhi chiusi a favore di Macron e sanzioni incredibili e impensabili nei confronti dell'Italia". Frasi inequivocabili, alla ricerca di un parallelismo con Parigi voluto e che si vuole imporre a Bruxelles. In mezzo c'è Conte. Alla Camera, in mattinata, dice: "Se vogliamo evitare contestazioni dobbiamo agire ora per allineare obiettivi di stabilità finanziaria a stabilità sociale". Poi una lunga giornata passata a palazzo Chigi a lavorare sulle nuove tabelle in costante contatto con il Tesoro. A mediare, al telefono, con Salvini in visita a Gerusalemme e Di Maio che si è tenuto lontano dalla sede del governo. Anche questa immagine rende bene l'idea dello scollamento che la manovra ha generato dentro l'esecutivo.

Traslato nella materia viva della trattativa sulla legge di bilancio italiana da riscrivere, il tema gilet gialli si traduce nella difesa dei numeri e dell'impianto delle due misure cardine da parte di Salvini e Di Maio. Qualche sfumatura, sì, come spiegato ieri da Huffpost, con uno sgonfiamento light di circa 3,5 miliardi, ma non oltre. Va bene - spiegano dalla Lega - rendere la quota 100 una misura triennale e non strutturale se questo serve un minimo a placare le preoccupazioni di Bruxelles sulla spesa in deficit, anche perché l'obiettivo finale, ancora più ambizioso, è arrivare alla quota 41. Via libera dei 5 Stelle a qualche limatura al reddito di cittadinanza, facendolo partire da marzo. Non oltre, però. Il vicepremier pentastellato lo conferma: si risparmieranno meno di 4 miliardi.

Poi c'è il pacchetto che Conte e Tria hanno messo sul piatto della trattativa interna al governo: investimenti più appetibili e recupero di risorse con le dismissioni immobiliari piuttosto che attraverso la dismissione di asset nelle partecipate, cedendoli alla Cassa depositi e prestiti come rivela l'Adnkronos. In tutto fanno circa 3,5 miliardi, un altro 0,2% da sottrarre al deficit, portandolo così al 2 per cento. Ma lo schema di Di Maio e Salvini resta quello massimalista, spinto appunto dalla sponda dei gilet gialli. Perché presentarsi da Juncker già con il 2%? - è il ragionamento che anima Lega e 5 Stelle.

A Montecitorio, in Transatlantico, cassa di risonanza degli umori della trattativa, i capannelli dei deputati della maggioranza hanno una voce sola: Macron si prende oltre il 3%, l'Europa non può mandarci in procedura d'infrazione per il 2,2 per cento. Si guarda e si parla delle misure annunciate in Francia, dall'aumento del salario minimo all'annullamento della tassazione per le pensioni. E fioccano i parallelismi con il reddito di cittadinanza e la quota 100. Ecco cosa dice Francesco D'Uva, capogruppo dei grillini alla Camera: "Macron ieri ha annunciato misure come il salario minimo, l'intervento sulle pensioni minime, la tassazione interna delle multinazionali. Sono esattamente le stesse misure che il Movimento 5 Stelle propone ormai da anni e queste concessioni di Macron derivano da una protesta popolare alimentata dalle terribili politiche di austerità europee applicate anche in Francia".

I due vicepremier la loro manovra l'hanno già riscritta. Tria proverà ancora domani mattina a convincerli che bisogna andare a Bruxelles con il 2 per cento. Ma Salvini e Di Maio hanno già messo in conto un eventuale niet di Juncker: quando il titolare del Tesoro e Conte rientreranno a Roma domani sera, li aspetteranno a palazzo Chigi. C'è già aria di vertice. Ennesima atto di una trattativa nella trattativa.

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