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Esteri

Yemen, le Ong ai parlamentari: fate come i Senatori americani

STRINGER via Getty Images
STRINGER via Getty Images 

Yemen: Parlamentari italiani prendete esempio dai Senatori americani. E i Cinque si ricordino degli impegni che si erano assunti, rimasti finora lettera morta. Firmato: Amnesty International Italia, Fondazione Finanza Etica, Movimento dei Focolari Italia, Oxfam Italia, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo, Save the Children Italia. Imparare a dire "No" al sostegno militare, leggi vendita di armi, alla Coalizione a guida saudita che, ormai da anni, fa strage di civili nel devastato Paese mediorientale. Ma qualcosa può cambiare, sta cambiando. Un "segnale importante e positivo arriva dal Senato statunitense (a maggioranza Repubblicana, ndr) – rimarcano i firmatari – che ha votato in maniera bipartisan (56 favorevoli contro 41) una Risoluzione con cui si prendono definitivamente le distanze dall'Arabia Saudita (e dalla coalizione che guida) chiedendo, oltre che la fine del sostegno militare Usa, anche un significativo intervento economico in favore dello Yemen colpito dalla più grave emergenza umanitari dei nostri tempi.

L'iniziativa ha un alto valore politico anche se per essere concretizzata necessita ora di un similare volto alla Camera dei Rappresentanti. Ciò nonostante i Senatori statunitensi hanno finalmente dimostrato, con questo voto, che la vita degli yemeniti viene prima del profitto e degli affari. L'Arabia Saudita, senza dimenticare i suoi alleati e la presenza nell'alimentare il conflitto anche di altri soggetti a livello internazionale che usano lo Yemen come scacchiera per i propri scontri, risulta infatti essere tra i principali responsabili di una guerra mostruosa e devastante. Se si pensa che solamente tre anni fa nessun senatore Usa si oppose alla vendita di bombe all'Arabia Saudita destinate al gravissimo conflitto in Yemen, il voto (dei giorni scorsi) è un risultato che potrebbe dare la svolta decisiva alle sorti del conflitto. Sono dunque maturi i tempi affinché pure l'Italia e i suoi rappresentanti politici agiscano con coraggio e responsabilità, per fermare anche i coinvolgimenti del nostro Paese nel conflitto (come già richiesto numerose volte in Risoluzioni del Parlamento Europeo). Quel voto americano, sottolineano le Ong, così come il pur fragile cessate-il-fuoco negoziato a Stoccolma, "devono diventare stimolo e spinta decisivi per il Governo ed il Parlamento italiano affinché vengano intrapresi passi decisivi nel porre fine alle esportazioni di armi italiane verso il conflitto, a nostro parere illegali oltre che con impatto negativo.

In particolare nei prossimi giorni dovrebbero essere discusse nell'ambito della Commissione Esteri della Camera dei Deputati alcuni documenti sul tema, tra cui una Risoluzione presentata da una delle forze di maggioranza (il Movimento 5 Stelle). Il nostro appello ed auspicio è che il testo che verrà votato ed approvato contenga disposizioni concrete che impongano un embargo immediato e la sospensione delle attuali licenze di esportazione di armi oltre che un aumento sensibile delle risorse destinate all'aiuto della popolazione yemenita". L'Italia, ha fatto sapere il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, sta "senz'altro valutando" la possibilità di bloccare la fornitura di armi all'Arabia Saudita. "Sulla vendita di armi a Paesi che violano i diritti umani fondamentali, noi del Movimento abbiamo sempre avuto una posizione chiara", affermano Simona Suriano, Yana Ehm, Santi Cappellani e Pino Cabras, parlamentari 5 Stelle in commissione affari esteri di Montecitorio. E hanno aggiunto: "proprio per questo vorremmo che l'Italia adottasse in merito normative altrettanto chiare. E la legge 185 del 1990 sull'export delle armi, purtroppo, non sembra capace di rispondere a tali esigenze, come comprovato dal rapporto tra il nostro Paese e l'Arabia Saudita". coalizione a guida saudita hanno provocato la morte di oltre 4.000 civili. E quei morti sono stati causati anche da bombe "made in Italy". E qui arriva la promessa 5Stelle. "Bombe italiane, morti yemenite": è il titolo di articolo apparso sul blog del M56, richiamando il titolo del video reportage pubblicato dal New York Times, sulle armi prodotte in uno stabilimento in Sardegna e vendute all'Arabia Saudita.

Quel reportage, scrive Fabio Massimo Castaldo, su EFDD - M5S Europa - getta luce su una vicenda inquietante. Vicenda che il M5S ha portato all'attenzione dei più alti rappresentanti delle istituzioni italiane (grazie anche all'amico e collega Roberto Cotti) ed europee. Io stesso sono intervenuto più volte, durante la plenaria di Strasburgo, per denunciare quello che avviene in Yemen, dove si continua a combattere una guerra per procura, un massacro sotto silenzio". Per proseguire: "E le vittime di questo massacro sono soprattutto civili inermi, tra cui bambini. Aspetto, questo, evidenziato anche dal quotidiano americano attraverso alcune immagini. Più volte ho chiesto all'Europa di levare finalmente la sua voce e di agire anche sui propri Stati membri. Sì, perché non è tollerabile che a prevalere sia il timore di urtare gli interessi dell'Arabia Saudita e della lobby europea degli armamenti. Ci sarebbe la possibilità di poter fermare questa tragedia attraverso il rispetto degli otto criteri del Codice di condotta dell'Unione Europea per le esportazioni di armi del 2008. Criteri che l'Europa ha sempre calpestato, pur avendoli affermati, perché in proposito non è prevista alcuna forma di sanzione. Il M5S – ricordava l'autore - ha depositato un emendamento volto, invece, proprio a chiedere di sanzionare quei paesi che ne violano il rispetto dei criteri. Non vorrei che, a forza di chiudere gli occhi per proteggere l'utile (quello di alcuni Paesi), finissimo per diventare ciechi davanti all'indispensabile. Con il M5S al Governo e con il suo rappresentante nel Consiglio europeo faremo di tutto per evitare di diventare complici di queste guerre per procura che non hanno fatto altro che portare, nel corso degli anni, morte e distruzione". Ora al Governo, il "governo del cambiamento", i pentastellati ci sono arrivati. Ma le armi all'Arabia Saudita continuano ad essere vendute.

"Nelle scorse settimane, la ministra della Difesa Elisabetta Trenta (M5S) ha annunciato su Facebook di aver chiesto conto al ministero degli Esteri della vendita di armi dall'Italia all'Arabia Saudita: la responsabile della Difesa fa anche sapere di aver chiesto di "interrompere immediatamente" l'export: "Ecco perché ho chiesto un resoconto dell'export, o del transito – come rivelato in passato da alcuni organi di stampa e trasmissioni televisive, che ringrazio – di bombe o altri armamenti dall'Italia all'Arabia Saudita...". Per proseguire: "Fino ad ora, erroneamente, si era attribuita la paternità della questione al ministero della Difesa, mentre la competenza è del ministero degli Affari Esteri (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento-UAMA), al quale venerdì scorso ho inviato una richiesta di chiarimenti, sottolineando – laddove si configurasse una violazione della legge 185 del 1990 – di interrompere subito l'export e far decadere immediatamente i contratti in essere. Contratti – ricordo – firmati e portati avanti dal precedente governo...". "I governi dei Paesi che hanno recentemente deciso di sospendere l'invio di armamenti ad Arabia Saudita e alleati hanno esplicitamente citato la situazione umanitaria e di violazione dei diritti umani nel confitto in Yemen. L'Italia dovrebbe fare altrettanto ed inoltre il Governo dovrebbe farsi promotore a livello internazionale di una Commissione indipendente che possa valutare le violazioni dei diritti umani commesse da tutte le parti in conflitto", afferma Riccardo Noury , portavoce di Amnesty International Italia .

"Ancora una volta stiamo ripetendo i dati aggiornati della catastrofe yemenita, in una sorta di catalogo degli orrori che non ha fine. La società civile è mobilitata fin dall'inizio del problema e continua ad agire a livello nazionale ed internazionale, ma non vediamo risposte concrete dalla politica. E arrivato il momento della discontinuità: di parole se ne sono sentite molte ora vogliamo i fatti e agiremo con la giusta pressione dal basso sulle istituzioni per ottenere una risposta", incalza, Nicoletta Dentico (Fondazione Finanza Etica e Rete Disarmo) . "Oggi nel mondo un terzo di tutte le esportazioni militari va verso il Medio Oriente, con volumi in crescita vertiginosa negli ultimi anni. E' significativo anche il ruolo dell'Italia che negli ultimi 6/7 anni ha venduto 1,5 miliardi in sistemi d'arma in quell'area (nell'ultimo biennio il 50% delle nostre esportazioni va verso il Medio Oriente e il Nord Africa). Eppure la nostra legge è chiara e l'adesione dell'Italia al Trattato ATT e alla Posizione Comune Europea dovrebbero impedire di alimentare con nostre armi i focolai di guerra più gravi nel mondo", rimarca il professor Maurizio Simoncelli (Archivio Disarmo e Rete della Pace) .

"Il contesto umanitario è gravissimo in Yemen: su 29 milioni di persone 22 hanno bisogno di assistenza umanitaria. E' come se in Italia 45 milioni di persone avessero bisogno di aiuto per sopravvivere. Quasi 17 milioni di individui non hanno accesso ad acqua o a sistemi igienici di base. Con questa iniziativa congiunta chiediamo sicuramente una soluzione politica del conflitto, ma serve pure una risposta finanziaria per gli aiuti umanitari: l'attuale piano di intervento raggiungerebbe solo 12 milioni di persone ed è pure sotto- finanziato solo al 78%", ricorda", Paolo Pezzati di Oxfam Italia. In Yemen la guerra non è fatta solo da soldati che si sparano: il 50% delle strutture sanitarie sono chiuse o distrutte, in violazione di tutte le Convenzioni internazionali. Così aumentano i bisogni ma diminuiscono le possibili risposte e la popolazione civile non può ricevere l'aiuto di cui ha bisogno anche per un collasso economico devastante. C'è voluta l'immagine di una bambina poi morta per denutrizione (la piccola Amal, ndr) e l'uccisione di un giornalista a ricordarci che non possiamo più essere complici di tali sofferenze di civili, famiglie, soggetti deboli", sottolinea Roberto Scaini (Medici Senza Frontiere). Come organizzazione siamo presenti dal1963 in Yemen e da 4 anni vediamo gli effetti devastanti di questa guerra sui bambini, che sono le vittime più vulnerabili e subiscono conseguenze fisiche e mentali così fortemente che serviranno decenni per superare questi traumi. Sono circa 85.000 i bambini sotto i cinque anni morti per fame o malattie gravi dall'inizio dell'escalation del conflitto in Yemen. 400.000 bambini soffrono di malnutrizione acuta, la forma più letale di fame estrema. Gli ospedali e le scuole in qualunque conflitto dovrebbero essere protetti come luogo sicuro per i bambini, ma in Yemen sono sempre più spesso obiettivi di attacchi diretti. Oltre 1.800 scuole sono state danneggiate o distrutte da attacchi aerei e combattimenti, oppure usate a scopo militare", gli fa eco Maria Egizia Petroccione (Save the Children Italia) . I Parlamentari italiani ne sono informati. Ciò che si attende da loro è un atto di responsabilità. E per i pentastellati al Governo, di coerenza. E' chiedere troppo?

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