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Politica

Bruxelles tiene l'Italia sulla corda: l'ultimo documento di bilancio inviato da Roma non convince la Commissione Ue

ASSOCIATED PRESS
ASSOCIATED PRESS 

Nel pomeriggio sembrava quasi fatta. A Bruxelles la Commissione europea aveva deciso di rinviare a gennaio la decisione finale sulla procedura di infrazione contro l'Italia per deficit eccessivo legato al debito. Giovanni Tria aveva riparlato al telefono con Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis e si era avviato verso la Link University per essere intervistato da Bruno Vespa, alla presentazione del suo libro. E invece anche a sera la certezza di un accordo fatto, di una storia finalmente chiusa è svanita. La nuova versione del documento programmatico di bilancio, con il deficit nominale al 2,04 per cento invece che il 2,4 per cento, inviato oggi dal governo a Bruxelles, ancora non convince i commissari europei.

Tria non arriverà mai da Vespa. A sorpresa, Giuseppe Conte lo richiama a Palazzo Chigi in tutta fretta. Nuovo vertice tecnico con il premier. A quanto si apprende, da Bruxelles chiedono al governo di rivedere le stime di crescita per l'anno prossimo: considerano non credibile l'1,5 per cento, chiedono che scenda all'1 per cento. Cosa non da poco, visto che solo venerdì scorso, in conferenza stampa da Bruxelles, Conte non faceva altro che promettere una crescita anche superiore alle aspettative iniziali del governo.

Il ministro dell'Economia chiama anche i tecnici del ministero alla sede del governo: è forse una delle riunioni chiave per dare un volto definitivo alla manovra che, senza il vaglio di Bruxelles, non può essere riportata nel maxiemendamento da presentare in Senato domani. O almeno è questa la volontà di Conte e Tria: ultimare la trattativa con Bruxelles, non bruciare le possibilità di un'intesa per evitare la procedura di infrazione.

Da parte sua, la Commissione vuole dare altro tempo all'Italia. Oggi nella riunione dei capi di gabinetto di Palazzo Berlaymont si è discusso animatamente del caso italiano, come avviene sempre nei consessi europei dall'inizio del braccio di ferro con Roma. Ma si è deciso di non inserire la manovra economica del governo Conte all'ordine del giorno dell'incontro dei commissari dopodomani.

Certo, il presidente Jean Claude Juncker può sempre aggiungere il tema agli argomenti da trattare, anche all'ultimo minuto, se la Commissione lo riterrà opportuno. E alla luce della riunione di emergenza di questa sera a Roma, non è per niente escluso che non lo faccia. Ma per ora, la riunione di dopodomani non dovrebbe essere quella utile a scrivere le raccomandazioni per l'Italia, che sarebbero state trattate dal consiglio dei ministri europei dell'Economia (Ecofin) alla loro prima riunione del nuovo anno, il 22 gennaio, per l'apertura formale della procedura.

Ma l'Ue continua a tenere Roma sulla corda. Il ministro Tria oggi ha risentito al telefono i commissari Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis, dopo averli incontrati per due giorni consecutivi la settimana scorsa. Moscovici e Dombrovskis sono un po' i terminali di due sensibilità diverse che convivono all'interno della stessa Commissione. Il primo si è ammorbidito nell'approccio con Roma, soprattutto dopo che è scoppiato il caso francese: la rivolta dei 'gilet gialli' che ha indotto il presidente Emmanuel Macron ad annunciare misure che potrebbero portare il deficit oltre il tetto del 3 per cento del pil. Il lettone Dombrovskis invece rappresenta ancora adesso la sensibilità più rigida, quella dei paesi del nord Europa, i più furiosi per le spese in deficit decise anche per quest'anno dall'Italia.

E' per questo che la Commissione sceglie di non chiudere subito la partita, nonostante riconosca gli sforzi italiani: la marcia indietro del governo sul deficit nominale che dal 2,4 per cento è diventato quasi un 2. Sforzi che tuttavia non seminano certezze a Bruxelles sul deficit strutturale che la Commissione vuole vedere in miglioramento, pur minimo, l'anno prossimo. Solo così riuscirà a convincere i 'falchi' del nord ad evitare la procedura di infrazione.

Ad ogni modo, se tutto va bene, se ne riparla a gennaio. Nelle previsioni più ottimistiche, mercoledì a Bruxelles il caso italiano non sarà trattato. Ciò significa che Roma resta a bagnomaria. Alla luce anche delle difficoltà della trattativa con il governo italiano, mai lineare e alquanto ostica, dalla Commissione aspettano l'approvazione definitiva della manovra in Parlamento nonché i decreti che scriveranno nel dettaglio misure come il reddito di cittadinanza e 'quota cento'. Quest'ultima sembra essere la misura che preoccupa di più i leader europei, a cominciare da Angela Merkel che venerdì scorso ne ha parlato con Conte in un bilaterale a margine del consiglio europeo. In quanto 'quota cento' va a incidere su una riforma strutturale come la Fornero, l'unica che negli ultimi anni aveva trasmesso un po' di certezze a Bruxelles in termini di stabilità del sistema dei conti pubblici italiano.

Insomma, la procedura di infrazione resterà all'orizzonte fino a gennaio, eventualità e avvertimento nel caso in cui a Roma facesse capolino la tentazione di rimescolare le carte ancora. Sempre che stanotte non precipiti tutto, di nuovo.

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