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Politica

Tasse sul volontariato, i frati di Assisi spaventano Di Maio, che si scusa e fa retromarcia

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Quando a Palazzo Chigi è rimbalzato sugli smartphone un editoriale, le facce sono impallidite. È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non si trattava di un articolo di uno dei principali quotidiani del paese, ma di quanto pubblicato da padre Enzo Fortunato, direttore della rivista di San Francesco, sulla propria testata e su Huffpost: "Se si fa del male al bene c'è da preoccuparsi".

Sono giorni che il Governo è investito dalle polemiche per aver tagliato le agevolazioni dell'Ires al no profit. Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani, ha tuonato giovedì mattina dalle colonne di Repubblica: "Matteo Salvini se la prenda con i vescovoni, ma non tocchi l'umanità". Sono ore che l'esecutivo vacilla. A sentire diverse fonti, quella norma non ha una paternità chiaramente attribuibile. Ci torneremo.

Per il momento rimaniamo all'ora di pranzo. Quando i mitissimi francescani si scagliano con inusitata violenza contro la nuova tassa. Un passaggio in particolare ha colpito l'entourage di Luigi Di Maio. Scrive Fortunato: "E pensare che tra i promotori di questa legge, alcuni sono nati il 4 ottobre e se fossero nati il 3 gennaio?". Il riferimento è devastante, un parallelo tra la nascita di San Francesco e la data di fondazione del fascismo. Un'onta per i 5 stelle, che del santo di Assisi si sono sempre professati seguaci.

Il vicepremier chiama i suoi, si consulta con Giuseppe Conte, contatta Matteo Salvini. Dalla Lega arriva il via libera, già il sottosegretario Claudio Durigon di buon mattino aveva prospettato la retromarcia: "Cercheremo di trovare una soluzione". L'entourage del capo politico M5s chiama in tutta fretta il sacerdote: "Le assicuriamo che il ministro Di Maio ha molto in considerazione la vostra posizione. Appena scende dall'aereo fa un comunicato". Di Maio è in volo verso Catania. Lo attende un vertice in prefettura sulle misure da prendere in tutta fretta per il terremoto, e una conferenza stampa congiunta con il segretario del Carroccio per regalare la photo opportunity natalizia della ritrovata unità. Effettivamente appena messo piede a terra ecco la virata: "Quella norma va cambiata nel primo provvedimento utile. Si volevano punire coloro che fanno finto volontariato e ne è venuta fuori una norma che punisce coloro che hanno sempre aiutato i più deboli. Non possiamo intervenire nella Legge di Bilancio perché si andrebbe in esercizio provvisorio. Ma prendo l'impegno di modificarla nel primo provvedimento utile".

"Il bene è sempre concreto, diceva il filosofo Bernard Lonergan – commenta padre Enzo raggiunto da Huffpost – Auspichiamo che all'annuncio seguano decisioni e fatti concreti". La diffidenza rimane. Nella mattinata era partita una telefonata tra Assisi e lo stesso Bassetti. Il consulto: "Vogliamo uscire con un pesante attacco". Il via libera: "Può aiutare, nulla in contrario". Nessuno nel Movimento dimentica che il reddito di cittadinanza è partito da qui, da una marcia Perugia-Assisi al termine della quale Beppe Grillo fu ricevuto nel Sacro convento. L'ostilità dei francescani sarebbe un contrappasso. A poco è valso il rapporto privilegiato che Alessandro Di Battista ha stabilito con chi guida la comunità di frati. "Non ci sono state chiamate", assicura uno di loro. E aggiunge sorridendo: "Se lo avessimo fatto non sarebbero volate belle parole". In agenda viene fissato per l'alba dell'anno nuovo un incontro, ulteriore segnale distensivo. "Provvederemo quanto prima, a gennaio, a intervenire per riformulare e calibrare meglio la relativa disciplina fiscale", aggiunge il presidente del Consiglio.

Fatto sta che ancora non è stata approvata, ma la manovra del popolo ha già perso il suo primo pezzo. Intercettata ai margini dei lavori della commissione Bilancio della Camera, Laura Castelli è l'ultima giapponese a difendere la norma, prima della retromarcia di Di Maio: "Certo che la difendiamo– spiega ai cronisti - Era nel pacchetto del governo arrivato dopo la chiusura dell'accordo con l'Unione europea. Il no profit deve stare tranquillo perché la norma si riferisce a chi fa utili". I suoi colleghi al governo minimizzano: "Avrà parlato quando ancora non era chiaro il da farsi".

Rimane un testo privo di padri e di padrini. Inserito all'ultimo, a ventiquattrore dalla presentazione, nel maxiemendamento. Un codicillo per fare cassa, di cui tutti si lavano adesso le mani. Nei 5 stelle però s'avanza una teoria. Che sia stata buttata dentro in tutta fretta dal Ministero dell'Economia in cerca di far quadrare all'ultimo i conti. La sindrome della manina colpisce ancora.

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