Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Archivio

Juventus-Milan in Arabia Saudita: petrodollari battono diritti 3-0

ASSOCIATED PRESS
ASSOCIATED PRESS 

Sport business batte diritti umani 3-0 o se preferite 23 milioni di euro a zero. Perché questa è la cifra dell'accordo stipulato dalla Lega di serie A con la General Sports Authority saudita per disputare nel Paese arabo tre delle prossime cinque finali di Supercoppa italiana, compresa quella tra Juventus e Milan del 16 gennaio, per la quale i due club si divideranno il 90% di 7 milioni, mentre il restante dieci andrà alla Lega. Perché si giocherà, non vi è alcun dubbio, e questa decisione, insieme al fatto che allo stadio King Abdullah Sports City ci siano tribune separate tra uomini e donne, ha scatenato feroci reazioni politiche, unendo per una volta tutto l'arco parlamentare nello sdegno. Da Matteo Salvini, "Mi fa schifo la Supercoppa in Arabia Saudita", a Laura Boldrini, "Si stanno sacrificando i diritti delle donne in nome di un interesse". Da via Rosellini è arrivata poi la pietra tombale del comunicato del neo presidente Gaetano Micciché: "Il calcio fa parte del sistema culturale ed economico italiano e non può avere logiche, soprattutto nelle relazioni internazionali, diverse da quelle del Paese a cui appartiene. L'Arabia Saudita è il maggior partner commerciale italiano nell'area mediorientale grazie a decine di importanti aziende italiane che esportano e operano in loco, con nostri connazionali che lavorano in Arabia e nessuno di tali rapporti è stato interrotto. Il sistema calcio non può assurgere ad autorità sui temi di politica internazionale, né può fare scelte che non rispettino il sistema Paese. Al contrario, è un fondamentale supporto alla promozione del Made in Italy e dei suoi valori".

L'accordo tra la Lega di serie A e la GSA è dello scorso giugno: "Siamo orgogliosi e felici dell'interesse manifestato per la Supercoppa italiana. Il riscontro di un importante mercato come l'Arabia Saudita per ospitare questa partita testimonia l'appeal che il calcio italiano esercita in tutto il mondo. La valorizzazione e la promozione del nostro brand passa attraverso questi accordi, necessari per favorire l'arrivo di nuovi investitori nel nostro campionato", aveva dichiarato l'ad Marco Brunelli nel comunicato ufficiale. Ma l'efferato omicidio del giornalista Jamal Khashoggi all'interno del consolato saudita in Turchia ha scatenato le proteste dell'Usigrai: "Una vicenda tutta da chiarire – racconta il segretario nazionale Vittorio Di Trapani – che chiama direttamente in causa il principe saudita e per la quale abbiamo chiesto già alcuni mesi fa alle due squadre di ripensarci, perché non si possono accettare soldi da un regime autoritario, dove non esiste il Parlamento e dove le donne non hanno gli stessi diritti degli uomini. Lo sport deve essere anche esempio non può essere solo business e deve tornare a mettere al centro i propri valori, altrimenti è inutile colorarsi il viso di rosso per combattere la violenza sulle donne e poi andare a giocare in Arabia Saudita". Micciché tiene a precisare: "Quando abbiamo preso questa decisione, la vicenda Khashoggi non era avvenuta. Se ci fosse stata, probabilmente non avrei fatto questa scelta".

A scatenare le reazioni politiche, che hanno dettato l'agenda quotidiana di siti e social, era stato lo stesso comunicato della Lega di serie A dove specificava che per comprare il biglietto c'erano settori singles, riservati agli uomini, e families, per uomini e donne, da lì poi è stato scritto che quest'ultime si sarebbero dovute recare allo stadio accompagnate. Fatto smentito prima da Micciché: "E voglio precisare che le donne potranno entrare da sole alla partita senza nessun accompagnatore uomo, come scritto erroneamente da chi vuole strumentalizzare il tema: la nostra Supercoppa sarà ricordata dalla storia come la prima competizione ufficiale internazionale a cui le donne saudite potranno assistere dal vivo", poi dall'ambasciata saudita di Roma: "Le donne potranno andare da sole".

Tiziana Nisini, senatrice della Lega Nord – Salvini Premier, membro della Commissione Sport del Senato, Segretaria della presidenza del Senato e assessore allo Sport del Comune di Arezzo non ha dubbi: "È assurdo e contro la nostra mentalità occidentale che la Supercoppa italiana si giochi in un Paese che non rispetta i diritti delle donne. Nella mia attività sul territorio ho potuto sperimentare la durezza del Codice Etico previsto per chi si reca nelle curve degli stadi italiani, però poi si fa giocare una partita così importante in una nazione che non rispetta i diritti umani. Resta il rammarico per una decisione presa sulla quale crediamo ci sia poco da fare, ma lo sport per noi deve essere altro: valori, emozione e inclusione".

Il 16 gennaio alle 18.30 ora italiana, al King Abdullah Sports City (intitolato a quel re che ha dato alle donne il diritto di voto per i consigli comunali e il diritto a competere ai Giochi Olimpici) si giocherà la finale di Supercoppa tra Juventus e Milan trasmessa in diretta da Rai Uno e possiamo dire che così il calcio italiano inizia il nuovo anno come ha terminato quello vecchio: male. Stretto tra la voglia di crescere economicamente senza badare alla controparte e un sistema che fatica ad espellere violenza, fisica e verbale, e razzismo. I milioni di spettatori della finale saranno lì a certificarlo.

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione