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Esteri

Donald Trump torna in versione "Trono di Spade", ma il Congresso colpisce per primo

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Donald Trump torna in versione "Trono di Spade", e dopo aver usato la frase della serie all'inizio di novembre per annunciare il ritorno della sanzioni contro l'Iran, questa volta il tema è il Muro al confine con il Messico. "The wall is coming" (Il muro sta arrivando), scrive sul suo profilo Instagram il presidente Usa, dopo una apparizione a sorpresa in sala stampa alla Casa Bianca nella quale si è complimentato con Nancy Pelosi per l'elezione a speaker della Camera, ma ha sostenuto ancora una volta la necessità di costruire la barriera al confine con il Messico.

Il presidente si trova però davanti un Congresso che annuncia battaglia, come dimostra il primo voto della Camera dei Rappresentanti appena insediata. La nuova Camera a maggioranza democratica come primo atto della legislatura approva una legge di bilancio per superare lo stallo dello shutdown e far ripartire il Governo federale, parzialmente paralizzato per mancanza di fondi da oramai due settimane. La proposta non prevede i 5 miliardi di dollari di fondi per il muro al confine col Messico, condizione senza la quale il tycoon ha già detto che porrà il veto su qualunque provvedimento. Ora la parola passa al Senato dove la maggioranza repubblicana ha già detto che voterà solo una legge sostenuta dalla Casa Bianca.

Figura chiave dello scontro politico fra Congresso e Casa Bianca sarà Nancy Pelosi, che ha giurato come speaker. Si tratta di un parlamento con record di numero di donne (127, quasi tutte dem) dopo l'onda #Metoo e con le 'prime" volte di rappresentanti musulmani (una deputata ha usato il corano di Thomas Jefferson), nativo-americani e della comunità Lgbt. L'italo-americana Nancy Pelosi a 78 anni fa ancora la storia riprendendosi il 'gavel', il martelletto già usato dal 2007 al 2011, quando diventò la prima donna al vertice della House. Emozionata nonostante la lunga carriera alle spalle, la 'veterana' californiana, completo fucsia e corte di nipotini, ha incassato 220 voti e una lunga standing ovation. Un successo annunciato, che aveva voluto festeggiare già la sera prima nella sede dell'ambasciata italiana - ospiti d'onore i Clinton e John Kerry - ricordando con forte affetto le sue origini italiane, alla vigilia del suo incontro domani con il ministro degli esteri Enzo Moavero Milanesi.

Da oggi comincia quindi una nuova era per Donald Trump, irta di maggiori ostacoli e insidie nella sua corsa per la rielezione nel 2020. Innanzitutto perchè i dem alla Camera potranno bloccare la sua agenda, controllare meglio il suo operato e avviare indagini sull'amministrazione di un presidente che finora aveva potuto contare sul pieno controllo repubblicano di tutti i poteri. In secondo luogo perché la potente ed esperta Nancy Pelosi è diventata non solo la terza carica dello stato ma anche la leader dell'opposizione al tycoon. Una mina vagante nella sua nuova campagna per la Casa Bianca.

La Pelosi ha già messo in allerta il presidente sull'impeachment, annunciando che i democratici attenderanno e valuteranno gli esiti dell'inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate: "non dovremmo fare l'impeachment per motivi politici ma non dovremmo evitare l'impeachment per motivi politici", ha detto in una intervista a Nbc alla vigilia della sua elezione. E ha detto di ritenere una "discussione aperta" anche l'ipotesi, finora esclusa dal ministero della giustizia, che un presidente in carica possa essere condannato dalla magistratura ordinaria perchè non c'è giurisprudenza consolidata in materia. In ogni caso "tutto indica che un presidente può essere condannato dopo che non è più in carica", ha precisato, riferendosi a varie inchieste in corso, da quella sulla sua fondazione di Trump alla sua possibile violazione della legge elettorale per aver comprato il silenzio di una pornostar per non compromettere la sua campagna presidenziale: "Bisogna rispettarci l'uno con l'altro e soprattutto rispettare la verità" ha poi aggiunto nel suo primo intervento da speaker del 116mo Congresso.

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