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Cultura

"L'anno del web"

Prima Comunicazione
Prima Comunicazione 

"Prima" tocca il traguardo delle 500 copertine, realizzate lungo 45 anni di vita in cui il mensile, i suoi speciali e il sito Primaonline.it hanno seguito gli sviluppi dell'universo comunicativo. Per festeggiare l'evento, la rivista esce con un numero speciale di 380 pagine, per raccontare il passato e il futuro dell'intreccio di comunicazione e informazione.

All'interno, un diario con 200 pagine di notizie e foto dal 1973 al 2018, per ricordare cos'era il mondo della politica, dei media e della pubblicità fino all'avvento di internet e poi registrare gli stravolgimenti portati dal digitale.

Il numero speciale contiene interviste e testimonianze: da Urbano Cairo, che incarna la convinzione che i giornali non sono morti se c'è un editore che ci crede e che adesso ha deciso di puntare anche sul web; Lucia Annunziata, direttore di Huffington Post, che sostiene che il vero compito dei giornalisti è riconquistare il rapporto sfibrato con il proprio lettorato; Smile, che ricordando la bellissima figura di Antonio Megalizzi, il giornalista ammazzato nell'attentato a Strasburgo dell'11 dicembre, scrive della crisi del modello democratico e della preoccupazione per trovare un modo per far sopravvivere economicamente i media tradizionali travolti da Internet.

Giancarlo Leone, presidente dell'Apt, e Carlo Degli Esposti presidente di Palomar, affrontano invece la sfida dei nostri produttori di fiction sui mercati internazionali. Tre manager italiani con importanti carriere internazionali e competenze nel mondo della comunicazione, come Carlo d'Asaro Biondo, president Emea partnerships di Google, Luca De Meo, presidente di Seat e di Volkswagen in Spagna, e Mainardo de Nardis, grande esperto dei mercati globali della nuova comunicazione, allargano gli scenari su cosa sta accadendo nel 'presente futuro' nel mondo del più importante protagonista di internet, nel settore in continua trasformazione dell'automotive, e nel ribollente mondo delle aziende e agenzie media.

Nell'intervista, Cairo ha confutato la leggenda che lo voleva "piuttosto freddino" nei confronti del digitale.

"Il 2019 sarà l'anno che dedicherò al web del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport", dichiara l'editore. "Ho studiato che cosa ha fatto il New York Times che può contare su un mercato interno di 300 milioni di utenti, contro i nostri 60 milioni, e su un significativo mercato esterno, il 15% di abbonati e utenti unici proviene dall'estero. Loro arrivano a 120 milioni di utenti unici mensili, mentre il Corriere è a 22 milioni. Il Nyt fa 3 milioni di abbonamenti digitali, noi siamo a 133mila. Se si fa una proiezione in rapporto ai rispettivi utenti unici, il nostro obiettivo potrebbe essere di 500mila abbonamenti. Togliendo il 15% riguardante l'estero, che il Corriere non può avere per questioni di lingua, arriviamo a 350-400mila. E questo è il traguardo che ci siamo dati. Gli abbonamenti digitali possono valere una grande spinta per l'azienda, soprattutto per il Corriere e per La Gazzetta dello Sport. Il tempo che sto dedicando al web sta crescendo giorno dopo giorno".

La Web Tax? "Ma ben venga!" dice Carlo d'Asaro Biondo, presidente Emea partnerships di Google.

"Ben venga una tassazione che ci permetta di cambiare", dice Carlo d'Asaro Biondo a Prima. "Da dieci anni noi paghiamo mediamente il 26%, sei punti in più della media Ocse per le grandi aziende che è del 20%. L'80% delle tasse che paghiamo vanno negli Stati Uniti. Il problema è cambiare la ripartizione della tassazione delle multinazionali in modo che paghino un po' meno nel Paese di origine e un po' più in giro per il mondo. Per fare questo serve un nuovo patto sociale. La demonizzazione che abbiamo visto negli ultimi anni non è giustificata. Noi abbiamo fatto e facciamo la nostra parte. I governi vogliono di più? Benissimo. Varino una legislazione che cambi il patto sociale e la conseguente ripartizione delle tasse".

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