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Cronaca

Due naufragi in pochi giorni, 170 morti nel Mediterraneo. Anche donne e bambini

Ansa/Reuters
Ansa/Reuters 

Altre due tragedie immani nel mediterraneo. Una il 18 gennaio, a largo di Tripoli. L'altra nel mare Alboàn, qualche giorno più indietro, nel Mediterraneo occidentale. Il bilancio complessivo assomiglia a un bollettino di guerra, 170 migranti morti, tra i quali anche diverse donne e bambini.

Nel primo caso, le vittime sono 117, almeno stando a quanto raccontato dagli unici 3 superstiti, due sudanesi e un gambiano recuperati in stato di choc e a rischio ipotermia, poi trasferiti e curati a Lampedusa. I tre naufraghi hanno riferito di essere partiti giovedì in 120 su un gommone, che si è sgonfiato ed è quindi affondato dopo circa undici ore di navigazione, facendo annegare la maggior parte dei migranti a bordo. Tra loro dieci donne, una delle quali incinta, e due bimbi, uno di appena due mesi. Provenivano soprattutto da Nigeria, Camerun, Gambia, Costa d'Avorio e Sudan.

Nel secondo caso invece, denunciato dall'Unhcr, si parla di una tragedia consumatasi nei giorni scorsi, nella quale hanno perso la vita altri 53 migranti. L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha riferito che "un sopravvissuto, dopo essere rimasto in balia delle onde per oltre 24 ore, è stato soccorso da un peschereccio e sta ricevendo cure mediche in Marocco. Per diversi giorni navi di soccorso marocchine e spagnole hanno effettuato le operazioni di ricerca dell'imbarcazione e dei sopravvissuti, senza risultati".

Una doppia tragedia che ha colpito anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che in un comunicato stampa diffuso dal Quirinale ha espresso "profondo dolore per la morte di oltre cento persone, tra donne, uomini, bambini".

L'Unhcr ha espresso "profondo dolore per le notizie relative a circa 170 persone che sarebbero morte o disperse nel Mediterraneo a seguito di due differenti naufragi". "Non si può permettere che la tragedia in corso nel Mediterraneo continui - ha dichiarato l'Alto commissario Filippo Grandi - non possiamo chiudere gli occhi di fronte all'elevato numero di persone che stanno perdendo la vita alle porte dell'Europa. Nessuno sforzo deve essere risparmiato, o precluso, per salvare le vite di quanti sono in pericolo in mare".

"Abbiamo contattato Libia, Italia, Malta, Olanda (Stato di bandiera della Sea-Watch3). Per ora la sola risposta arriva da Roma, con riferimento a una competenza delle autorità libiche, con le quali, nonostante i tentativi anche telefonici, non e' stato possibile coordinarsi". Lo scrive in una nota la ong Sea Watch che questa mattina ha soccorso 47 migranti, tra cui 8 minori non accompagnati, su un gommone in difficolta', nelle acque internazionali a nord di Zuwarah, in Libia."Ora sono al sicuro a bordo della Sea-Watch 3 - è detto ancora - dove stanno ricevendo assistenza e cure". Queste persone "avrebbero potuto essere vittime di un naufragio se non fossimo intervenuti in tempo - sottolinea la ong - e nonostante Sea-Watch sia in contatto con le autorità, non abbiamo ancora ricevuto istruzioni di alcun tipo, ne' vi e' stata l'assunzione di responsabilita' sul caso da parte di alcun centro di coordinamento".

Viene inoltre ricordato che il portavoce della Marina e Guardia costiera libica, Ayoub Qasim, ha recentemente dichiarato che la Libia non e' pronta a ricevere i migranti non salvati dai suoi assetti. La ong fornisce quindi una ricostruzione di come sono andati i fatti relativi a questo soccorso e alla tragedia del barcone con 120 naufraghi, di cui solo 3 sono sopravvissuti.

Nel 2018, ricorda l'agenzia Onu, 2.262 persone hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l'Europa lungo le rotte del Mediterraneo. L'Unhcr è preoccupata che le azioni degli Stati dissuadano sempre più le Ong dall'effettuare operazioni di ricerca e soccorso, e lancia un appello affinché siano revocate immediatamente. Allo stesso tempo, sono necessari sforzi ancora maggiori per impedire che rifugiati e migranti intraprendano viaggi disperati in primo luogo. Sono necessarie più vie sicure e legali di accesso alle procedure d'asilo in Europa per quanti fuggono da guerre e persecuzioni, in modo che nessuno sia costretto a credere che non esista altra possibilità se non quella di affidarsi a trafficanti senza scrupoli.

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