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Esteri

Venezuela: l'Italia sta con l'Ue, ma non dà ultimatum a Maduro

Anadolu Agency via Getty Images
Anadolu Agency via Getty Images 

Riconoscersi, senza troppa enfasi mediatica, nella posizione dell'Unione europea, ma non forzare la mano per il riconoscimento dell'anti-Maduro. Insomma, adelante con juicio: si può sintetizzare così la linea del governo gialloverde sulla sempre più esplosiva crisi venezuelana. "Ci riconosciamo pienamente nella dichiarazione comune che gli Stati membri dell'Ue hanno diffuso oggi sulla situazione in Venezuela, alla redazione della quale abbiamo partecipato. Chiediamo una vera riconciliazione nazionale e iniziative costruttive che scongiurino sviluppi gravi e negativi, assicurino il rispetto dei diritti fondamentali e consentano un rapido ritorno alla legittimità democratica, garantita da nuove elezioni libere e trasparenti".

Nella tarda serata del 26 gennaio le agenzie di stampa battevano la presa di posizione del ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Occhio ai tempi: l'uscita del titolare della Farnesina arriva a conclusione di una giornata nella quale si erano già espressi con decisione e ai massimi livelli governativi Francia (il presidente Macron) Germania (la cancelliera Merkel), e Spagna (il premier Sanchez) , con l'aggiunta del ministro degli Esteri della Gran Bretagna, Jeremy Hunt. Spagna, Francia e Germania hanno preso una posizione chiara e dura contro il dittatore Nicolas Maduro. L'Italia tace. "È una vergogna rimanere in silenzio e non avere il coraggio di scegliere di stare dalla parte di Guaidó" aveva twittato il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, lodando la presa di posizione di Parigi, Berlino e Madrid. Sino all'uscita serale di Moavero, la posizione ufficiale di Roma era stata affidata al sottosegretario agli Esteri con delega per il Sud America, il leghista Picchi. Troppo poco rispetto alla portata dell'evento. Tanto più che da Bruxelles veniva sollecitata una presa di posizione "autorevole" di Roma in sintonia con gli impegni assunti in precedenza dall'Italia. Da qui nasce la "forzatura" del titolare della Farnesina, che spiazza lo stesso premier Conte. E scatena altre bordate polemiche tra i due partiti contraenti il "contratto di governo". "Firmare l'ultimatum Ue al Venezuela è una stronzata megagalattica. È lo stesso identico schema che si è avuto anni fa con la Libia e con Gheddafi. Identico. Qua non si tratta di difendere Maduro. Si tratta di evitare un'escalation di violenza addirittura peggiore di quella che il Venezuela vive ormai da anni. E mi meraviglio di Salvini che fa il sovranista a parole ma poi avalla, come un Macron o un Saviano qualsiasi, una linea ridicola", spara in un posto su Facebook il pentastellato Alessandro Di Battista. Parole alle quale il ministro dell'Interno e vice premier leghista replica a stretto giro: "Di Battista ignora e parla a vanvera: non solo milioni di Venezuelani, ma anche migliaia di Italiani soffrono da anni la fame e la paura imposti dal regime di sinistra di Maduro. Prima tornano diritti, benessere e libertà in Venezuela, meglio sarà per il popolo". In un'intervista ad Affari italiani Salvini aveva sostenuto di stare "con il popolo venezuelano" aggiungendo che il regime di Maduro è "fondato sulla violenza, sulla paura e sulla fame. E quindi quanto prima cade, senza altrettanta violenza, meglio è". Alla domanda se l'Italia dovrebbe riconoscere Guaidó come presidente legittimo del Venezuela, il leader leghista ha risposto: "Il ministro degli Esteri sa cosa deve fare, detto questo si è perso troppo tempo. E Maduro non è persona in grado di guidare neanche un condominio".

A intervenire nel frattempo è anche il premier Conte, con parole "di mediazione' tra le parti: "In questo momento è di fondamentale importanza scongiurare una escalation della violenza all'interno del Paese e al contempo cercare di evitare che il Venezuela, attraverso l'impositivo intervento di Paesi stranieri, possa diventare terreno di confronto e divisioni tra attori globali", scriveva il capo del governo italiano in un post su Facebook. Un equilibrismo non apprezzato a Bruxelles. Tant'è che arriva la puntualizzazione dell'Ue. L'Alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini - sottolinea un suo portavoce - "ha coordinato la posizione Ue" sul Venezuela "con contatti, tra gli altri, con i premier spagnolo e italiano Pedro Sanchez e Giuseppe Conte", più "il ministro degli esteri dell'Olanda Stef Blok e rappresentanti senior dei governi di Francia, Germania, Italia, Spagna e Gran Bretagna". I contatti a tutto campo con i partner, dalla Santa Sede a Cuba, continuano e nelle prossime ore Mogherini sentirà anche Messico, Uruguay, Ecuador e Bolivia". Lady Pesc ritorna sull'argomento, dichiarando che se Maduro non annuncerà nei prossimi giorni la convocazione di elezioni "verranno prese diverse azioni" che avranno al centro anche "il tema del riconoscimento della leadership" nel Paese latinoamericano.

"Tra interventismo statunitense, freno tout court della Russia e inutili ultimatum Ue, l'Italia - scrive in un tweet il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano (M5S) - offre di mediare tra Maduro e opposizioni per una transizione politica verso nuove elezioni in Venezuela, nei tempi e nei modi più adatti. Gli ultimatum compattano solo il potere": di certo il sottosegretario Cinque Stelle non sposa la linea del ministro da cui dipende. Insomma, il cuore pentastellato non batte certo per Juan Guaidò. Tant'è che il leader dell'opposizione venezuelana autoproclamatosi presidente ad interim intervistato da Le Figaro, ringrazia Macron, Merkel e Sanchez per le loro dichiarazioni in suo sostegno. Silenzio sull'Italia. Quanto a Maduro, il presidente in carica ha respinto l'ultimatum di ieri dell'Ue che chiede di indire nuove elezioni o riconoscerà l'oppositore, Juan Guaidò, come nuovo presidente. 'Si comportano con arroganza. Nessuno può darci un ultimatum. Se vogliono andarsene dal Venezuela, se ne vadano", ha detto Maduro in un'intervista alla Cnn Turk ripresa dai media internazionali. 'Il Venezuela non è collegato all'Europa. Questa è arroganza - ha ribadito -. Le élite europee non riflettono l'opinione dei popoli europei".

Maduro, ha giudicano "insolenti" i Paesi europei. L'Ue aveva dato otto giorni al Venezuela per convocare nuove elezioni, pena il riconoscimento del suo oppositore Guaidó. Maduro ha elogiato il suo esercito "fermo e con dignitoso, di fronte alle pretese imperiali e ai piani destabilizzanti". Lo ha scritto su Twitter, pubblicando un video che lo mostrano marciare "con gli uomini e le donne della 41esima Brigata corazzata di Fort Paramacay". Li ha definiti "Uomini e donne d'onore!". Il presidente venezuelano ha dato il via ad esercitazioni militari della Forza armata nazionale bolivariana (FANB) nello stato centrale di Carabobo, sottolineando che "di fronte al tentativo di colpo di stato, le forze armate saranno leali al Paese". Quanto all'"innamoramento" pentastellato verso Maduro, di certo non nasce oggi.

Secondo il parlamentare M5S Pino Cabras. in Venezuela, Paese citato nel 2016 da Davide Casaleggio come un modello di democrazia diretta, "il regime gode di un ampio sostegno popolare" e "occorre evitare ogni forma di ingerenza, che rappresenta un principio di diritto internazionale, dal momento che analoghe interferenze esterne hanno prodotto situazioni di caos incontrollato, come è accaduto, in Libia". Proprio in Libia il Venezuela di Maduro era stato invitato da Luigi Di Maio a svolgere un ruolo di garanzia, nei panni di mediatore della crisi fra Tripoli e Tobruk. In una intervista rilasciata nel maggio del 2017 a La Stampa, l'attuale vice premier pentastellato propose "una conferenza di pace che coinvolga i sindaci e le tribù, mediata da Paesi senza interessi, tipo quelli sudamericani del gruppo Alba (Alleanza bolivariana di cui fanno parte Cuba e Venezuela ndr).

E allora, la linea dell'adelante con juicio, va tradotta così: l'Italia sta con l'Ue ma non dà gli 8 giorni a Maduro. Quando scadranno, si dovrà rinegoziare. Forzature ultimative rischiano di provocare una tragedia in un Paese già stremato. E della gravissima situazione venezuelana ha parlato anche Papa Francesco, nel volo di ritorno da Panama, con i giornalisti al seguito. "Io appoggio tutto il popolo venezuelano, che sta soffrendo. Se mi mettessi a dire 'date retta a questi Paesi o a quegli altri', mi metterei in un ruolo che non conosco. Sarebbe una imprudenza pastorale da parte mia e farei danno – afferma Bergoglio -. Le parole che ho detto le ho pensate e ripensate, ho espresso la mia vicinanza e quello che sento. Io soffro per tutto questo. Mettersi d'accordo, non ci si riesce? Una soluzione giusta e pacifica. Mi fa paura lo spargimento di sangue. E per questo chiedo di essere grandi a coloro che possono aiutare a risolvere il problema. Il problema della violenza mi atterrisce. Dopo tutto lo sforzo fatto in Colombia, quello che è accaduto nella scuola dei cadetti di polizia è spaventoso. Devo essere un pastore. E se hanno bisogno di aiuto, che si mettano d'accordo e lo chiedano". Parole che dalle parti dei Cinque Stelle vengono lette come un sostegno alla linea "trattativista".

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