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Esteri

Libano, Conte benedice il governo Hariri-Hezbollah. Israele non plaude

Anadolu Agency via Getty Images
Anadolu Agency via Getty Images 

Bello il nuovo governo libanese. Assomiglia molto a quello a cui abbiamo dato vita in Italia sulla base del "Contratto" stipulato dai gialloverdi. Un accostamento un po' azzardato, visto che uno dei contraenti principali del "Contratto" del nascente governo libanese, un parto durato otto mesi, si chiama Hassan Nasrallah, ed è il capo di Hezbollah, il partito di Dio sciita, il cui braccio armato è movimento nella black list dei gruppi terroristici stilata dall'Unione Europea. Ma di questo, forse, Giuseppe Conte non era stato messo al corrente nella preparazione della sua visita oggi nel Paese dei Cedri, uno dei tre Paesi mediorientali, con Iraq e Kuwait, al centro della intensa due giorni mediorientale del premier italiano. "Col primo ministro Hariri abbiamo parlato di diverse questioni e mi ha introdotto alla Dichiarazione programmatica del governo libanese, che ricorda un po' il nostro contratto di governo, con un accento sulle riforme economiche e sociali, in cui poi si riafferma anche la politica di dissociazione del Libano dalle crisi regionali". Così il presidente del Consiglio a margine dell'incontro col primo ministro libanese Saad Hariri, all'interno del Grande serraglio, sede della presidenza del consiglio dei ministri a Beirut.

Conte, che nel pomeriggio ha incontrato il capo dello Stato Michel Aoun e, successivamente, il presidente del Parlamento libanese, Nabih Berri, ha poi ribadito l'importanza del ruolo dell'Italia (secondo partner commerciale del Libano dopo la Cina, ndr), confermando di essere "a fianco delle istituzioni e del popolo libanese, dove rimarrà' per dare un contributo alla pace e coesione sociale." Per Conte "un governo libanese nel pieno delle sue capacità faciliterà gli investimenti esteri. Siamo disponibili a contribuire alla crescita del Libano, mettendo a disposizione le nostre competenze e la nostra capacità. Abbiamo creato una serie di tavoli tecnici, che monitoreremo anche quando il primo ministro Hariri verrà in Italia". "Vorrei ringraziare l'Italia per la sua amicizia e per l'appoggio continuo al Libano, alla sua unità, alla sua indipendenza e alla sua sovranità, ma anche per il suo ruolo molto importante in seno all'Unifil", ha detto il premier libanese, facendo riferimento alla forza di interposizione Onu che nel sud del Paese divide Israele da Hezbollah. "Non posso che ringraziare l'operato del nostro generale Del Col e delle sue donne e uomini", ha detto il presidente del Consiglio riferendosi al comandante di Unifil, la forza di pace Onu al confine tra Libano e Israele.

Un ringraziamento che Conte ha ribadito qualche ora dopo, incontrando i nostri caschi blu riuniti nella base "Millevoi" a Shama, nel sud del Libano, ai quali ha riportato "la vicinanza e l'orgoglio non solo del governo ma dell'intera nazione italiana". "Con Hariri ho discusso degli sviluppi più recenti lungo la 'linea blu' al confine con Israele: ho rinnovato l'auspicio che si sviluppi un dialogo costruttivo per risolvere tensioni che potrebbero essere insidiose. Siamo a disposizione anche con i nostri uomini per un'attività di mediazione per poter arrivare a un risultato positivo". Di certo, questa totale apertura di credito da parte di Conte al governo "Aoun-Hariri-Nasrallah" non è piaciuta a Israele." L'Iran ha i suoi satelliti, uno di questi è Hezbollah, che ora è entrato nel governo del Libano, ma questa è una formulazione errata, in realtà controlla il governo del Libano, detto in altri termini l'esecutivo è controllato dall'Iran", così si era espresso, alcuni giorni fa, il premier israeliano Benjamin Netanyahu nell'incontro con una delegazione di ambasciatori stranieri presso le Nazioni Unite. Con questi chiari di luna, e con Netanyahu in piena campagna elettorale, pensare che i buoni propositi mediatori di Conte possano ricevere una qualche udienza a Gerusalemme, è pura illusione. Tanto più alla luce del discorso pronunciato da Nasrallah, e trasmesso in diretta dalla Tv di Hezbollah Al-Manar, in occasione del 40° anniversario della Rivoluzione Islamica in Iran. Prima il capo del partito di Dio sciita ha detto che "l'Iran è il Paese più forte in Medio Oriente" aggiungendo poi che "l'asse della resistenza è più forte che mai" e che se la Repubblica Islamica dovesse venire attaccata da Israele o dagli Stati Uniti non sarà da sola ma al suo fianco avrà anche il Libano.

Nasrallah ha poi aggiunto che Hezbollah è pronto a fare pressioni affinché l'esercito libanese accetti l'aiuto dell'Iran e che, soprattutto, accetti le armi che Teheran si è detta disposta a fornire al Libano. "Siamo amici dell'Iran e siamo disposti a portare i sistemi di difesa aerea iraniani in Libano e a consegnarli all'esercito libanese per affrontare l'aviazione israeliana" ha proseguito Nasrallah. La formula beirutina è quella dell'esecutivo di "consenso nazionale", che ha lasciato agli alleati cristiani della Corrente dei 'liberi patrioti', il partito del capo dello stato Michel Aoun, la fetta più grande della torta. Ben 10 ministeri. Hezbollah ne avrà tre (come l'altro partito sciita Amal) tra cui quello della salute, il quarto per budget, ma non solo. Questo ministero renderà quasi impossibile per i donatori internazionali boicottare Hezbollah come vorrebbero gli Stati Uniti con una raffica di sanzioni contro il movimento sciita perché alleato di Siria e Iran e nemico di Israele. Da Beirut, il premier fa anche il punto sulle missioni italiani all'estero. "Siamo in una fase assolutamente preliminare e quindi acquisiremo questa valutazione tecnica che riguarda il contingente in Afghanistan. In ogni caso vorrei ricordare che questa valutazione tecnica si inserisce in una prospettiva di un processo di pace che ci auguriamo verrà finalizzato positivamente nei prossimi mesi", dice Conte rispondendo, a, a una domanda dei giornalisti sul ritiro del contingente italiano dall'Afghanistan annunciato dal ministro Trenta. "Per quanto riguarda gli altri contingenti, non è stata avviata nessuna valutazione tecnica, ad eccezione contingente di stanza a Mosul. Come sapete c'era un nostro contingente in Iraq, che presidia un po' le attività anche di consolidamento della diga di Mosul. E a fine marzo è previsto che ritireremo quel contingente. Ma per quanto riguarda gli altri contingenti non è allo studio nessun avvio di valutazioni tecniche", ha aggiunto il premier.

Il tema della "vicinanza" era stato affrontato da Conte anche ieri a Baghdad. "Ci sono ottime opportunità di rafforzare la collaborazione tra Italia e Iraq e i rapporti commerciali e industriali tra i due Paesi", aveva sottolineato il premier italiano nella conferenza stampa tenuta assieme al suo omologo iracheno, Adil Abdul Mahdi, Per Conte l'Iraq "rimane un Paese prioritario per l'aiuto italiano allo sviluppo, nel settore sanitario, della sicurezza alimentare, dell'educazione, con l'obiettivo di favorire la coesione sociale tra tutte le componenti della popolazione irachena. Ovviamente lavoriamo anche con le organizzazioni internazionali come Unesco e Banca mondiale, che stanno operando nel Paese molto proficuamente". L'Italia – aveva aggiunto Conte - è stata e rimarrà vicina al popolo iracheno. Lo è stata nei momenti più difficili che grazie a Dio sono alle spalle grazie al sacrificio del popolo iracheno e all'impegno delle forze armate irachene. Continueremo ad assicurare il nostro appoggio nella fase ricostruzione e stabilizzazione". Una stabilizzazione che deve fare i conti con uno scenario mediorientale segnato fortemente da venti di guerra. Come quelli che continuano a spirare in Siria e che raggiungono anche il Libano sempre più condizionato dal partito di lotta (armata) e di governo: Hezbollah.

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