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Politica

Il cantiere di Articolo Uno per una lista unitaria, ma socialista. Aspettando il Pd di Zingaretti

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Due giorni di confronto e "studio", un cantiere aperto per Articolo Uno-Mdp. Attento a cogliere qualsiasi battito, qualsiasi anelito di vita, qualsiasi respiro provenga da un emisfero rimasto a lungo sommerso. Guardano con crescente interesse alle crepe che vanno aprendosi tra i 5 Stelle, come dimostra la disfatta abruzzese. Ripartono dalla manifestazione unitaria messa in campo in piazza San Giovanni dalla Cgil lo scorso 9 febbraio. E si dicono aperti al dialogo. Pronti a lanciare in vista delle elezioni Europee una lista unitaria, socialista, democratica e ambientalista.

L'idea che la Sinistra (con la maiuscola, appunto) ha di se stessa non cambia. Una forza politica fondata sul lavoro, che metta al centro delle proprie battaglie la Costituzione l'ambiente e la lotta per le diseguaglianze. Sanno e non lo dicono più sottovoce che molto del loro assetto variabile dipenderà dalle configurazioni che andrà assumendo il Pd, stretto tra primarie e congresso. E si augurano apertis verbis che a vincere sia Nicola Zingaretti.

"La propaganga dei 5 Stelle finora diceva uno vale uno. Non importa se sei ministro, parlamentare o cittadino devi sempre essere giudicato, ora invece di fronte al ministro dell'interno, il vero capo del governo, questo principio non vale più: così perderanno ogni credibilità", è la previsione di Roberto Speranza, coordinatore di Articolo Uno, scissionario dem della prima ora con Pier Luigi Bersani ed Enrico Rossi. La scena è stata tutto di Speranza in questa due giorni. Il governatore della Toscana non c'era e l'ex ministro e segretario dem se n'è rimasto in disparte, muto, lontano dal palco, appoggiato ad una colonna, visto il tutto esaurito in platea. Ma questo è un altro discorso. Magari solo un momento di riflessione, scelta condivisa anche da D'Alema. Chissà. Aspettando quel accade dalle parti del Nazareno.

Restano, dicevamo, le buone intenzioni, il forte richiamo all'unità e al cambiamento di chi vuol battersi per la "Ricostruzione", nome e logo della Convention. La novità è stata la partecipazione di Giovanni Legnini, candidato governatore in Abruzzo, che ha rivendicato percentuali (31,5%) che da un qualche tempo da quelle parti non si vedevano più.

La madre di tutte le battaglie sarà contrastare l'autonomia regionale differenziata, considerata una iattura inaccettabile. "Ma non vogliamo mettere il Sud contro il Nord", ha subito precisato Federico Fornaro, capogruppo alla Camera di Leu. La mission è mettere insieme i vari pezzi di una galassia politica svanita nel nulla. Pezzi di Sel, pezzi di Leu, pezzi di Possibile, pezzi di Potere al Popolo, pezzi di Cgil, etc, etc,. Mettere al centro del programma il lavoro, come si diceva, senza demonizzare il reddito di cittadinanza, anzi. C'è chi come Piero Latino considera gli 8 miliardi stanziati dal governo "il più grande trasferimento di risorse verso i settori più poveri, con tutti i limiti di questa misura, una cosa mai vista nel nostro Paese". Idem per quota 100, contro cui "non ci si porrà in modo pregiudiziale in Senato". Al centro del programma, quando ci sarà un programma, l'idea di ridare un ruolo alle Province e alle Regioni", la lotta all'evasione fiscale, tema scomparso dai radar, il salario minimo e lo 0.8% di tassazione per chi ha un patrimonio che supera i 3 milioni di euro.

"Dovremo essere dialoganti e inclusivi per costruire l'alternativa progressista", ha insistito Alfredo Latorre. Ma una Sinistra "larga" non vuol dire aderire a cartelli antagonisti, isolarsi, relegarsi ad un ruolo di testimonianza. Al contrario, vuol dire aprirsi alle liste civiche e rilanciare il rapporto con il sindacato.

In conclusione, l'applausometro. Nella prima giornata la punta più alta l'ha toccata Chiara Geloni, l'ex direttrice di Youdem. Tutti in piedi per il suo amarcord di Adriano Ossicini, lo psichiatria, partigiano scomparso di recente. Oggi l'apprezzamento è andato, ma per interposta persona, alla segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti, venuta a portare i saluti del suo capo, Maurizio Landini. Altra galassia in movimento. Meritevole di citazione infine Alessio Pascucci, sindaco di Cerveteri che ha una spiccata e ironica predisposizione ai racconti. Profilo teatrale, barba e capelli alla Gramsci, Pascucci è coordinatore di Italia in Comune, un manipolo di amministratori locali guidati dal primo cittadino di Parma, Federico Pizzarotti. "Tre anni fa eravamo solo dei sindaci delusi depressi – ha ammesso Pascucci - ci raccontavano tra di noi i nostri guai: ce ne era sempre uno che stava peggio degli altri. Sembravamo un gruppo di alcolisti anonimi. Poi ci abbiamo creduto e abbiamo presentato una nostra lista e fondato un partito. Ecco, quel che volevo dirvi è che non bisogna mai arrendersi".

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