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Cultura

Sodoma, parla l'autore: “Papa Francesco va difeso dall'estrema destra che vuole chiuderlo in una trappola"

Associated Press
Associated Press 

Il Vaticano è un grande e prezioso armadio di cui solo in pochi hanno le chiavi e chi le ha, o ne ha una copia, difficilmente riesce o vuole aprirlo per farne uscire un contenuto di ipocrisie, bugie e segreti ben lontani dal credo e dalla spiritualità. Da tempo si sospetta, da tempo si dice e sono in tanti ad aver denunciato – papa Francesco in primis - l'esistenza di "una doppia vita", sessuale e non, al suo interno. Molti dei fatti, di cui c'è poco da andare fieri, avvenuti negli ultimi cinquant'anni, ma sicuramente anche prima, sono collegati tra loro dallo stesso segreto, l'omosessualità nella chiesa che ha una comunità, gay per l'appunto, che è la componente maggioritaria del Collegio cardinalizio e del Vaticano. Lo racconta il giornalista e scrittore Frédéric Martel (lo intervistammo su queste pagine già per i libri precedenti, "Mainstream", "Global Gay" e "Smart") in "Sodoma", il suo nuovo e voluminoso (più di 500 pagine) libro in uscita mercoledì per Feltrinelli in contemporanea con altri 30 Paesi, in 20 edizioni e otto lingue, una grande operazione commerciale di cui lui per primo è consapevole.

"Sono sorpreso – ci dice quando lo incontriamo a Roma - che in quest'ultima settimana il mio libro, ben prima di uscire già ai vertici delle classifiche su Amazon e non solo, sia stato sulle prime pagine dei più importanti giornali e settimanali del mondo, da quelli francesi a quelli inglesi, dai portoghesi agli argentini, brasiliani e cileni, ma non in Italia". "Qui - aggiunge davanti una tazza di caffè bollente - si nasconde questa informazione: gli articoli che avrebbero dovuto essere in prima pagina, si ritrovano in terza o in quarta e neanche in maniera molto evidenziata. C'è una sorta di black out mentre è necessario cambiare questa chiesa" e – ce lo dice in italiano - "occorre un aggiornamento integrale".

Il libro fornisce le chiavi dei segreti del Vaticano, ma da parte sua non c'è mai alcun giudizio: come mai questa scelta?

Innanzitutto sono un giornalista e un ricercatore, non ho rapporti particolari con la Chiesa cattolica, né dei conti da regolare, quindi la mia è un'inchiesta pura e semplice. Questo significa che per scrivere un libro del genere ho avuto delle fonti sin dall'inizio, una, due, tre, dieci fonti. Partendo da lì mi sono chiesto se quelle mie fonti iniziali potessero essere attendibili o meno e mi sono anche chiesto che se tutto quello che ho ascoltato e raccolto fosse vero, beh, allora siamo sicuramente davanti a uno dei più grandi segreti degli ultimi cinuqnt'anni.

Perché coloro che erano soliti tacere hanno accettato di rompere l'omertà?

Non la rompono l'omertà. Ci sono state e ci sono varie fattispecie. Molti preti che ho incontrato mi hanno fatto più o meno capire che sono gay e che hanno voglia che queste informazioni escano fuori senza che il loro nome venisse citato. Non ho mai mentito sulla mia identità, ho sempre detto chi sono. Ho preso appunti, ho un grosso registratore sul tavolo...quando ho incontrato un cardinale, ho incontrato un cardinale, ma non ho mai detto che sarebbe finito poi in un libro.

Dalle dimissioni di Benedetto XVI prima e dalla volontà riformista di papa Francesco poi, lei scrive che negli ultimi anni c'è stata sempre di più una crisi delle vocazioni.

Per quanto riguarda le vocazioni, la questione omosessuale ha un ruolo centrale. Negli anni '40 e '50, per un omosessuale o un omofilo – cioè un omosessuale che non pratica - diventare prete era la soluzione. In Italia, un gay che viveva in un paesino, ma non solo lì, era condannato, diventava un disonore per la famiglia, veniva preso in giro dai compagni di scuola o dell'università e diventava un paria dal punto di vista sociale se non si voleva sposare e se le ragazze non gli piacevano. Il diventare sacerdoti ti faceva pertanto passare da quella situazione ad un'altra più favorevole, ti faceva diventare, agli occhi degli altri, un eletto, quasi un santo. Oggi però, in un paesino italiano, ci sono per fortuna altre opzioni che diventare sacerdoti.

Nel libro lei utilizza un linguaggio che è molto pungente e preciso, ma anche molto ironico: l'ironia è necessaria per raccontare tutte queste contraddizioni?

Certo. Il mondo della Chiesa cattolica, il Vaticano è un mondo di contraddizioni e di schizofrenie, è un mondo di ipocrisie, di doppie vite, di menzogne, di autoreferenzialità e tutte queste sono parole di Papa Francesco che ci spiega continuamente il problema, un problema che c'è all'interno della chiesa che in grande misura è il problema gay.

Papa Francesco ha detto come lei ricorda, che "dietro tanta rigidità c'è spesso una doppia vita". Parla di lupi attorno a lui, che lei, sempre con il suo tono, definisce "le folli", al femminile. Secondo lei il Papa si sente minacciato?

Non credo che si senta minacciato. Piuttosto penso che abbia compreso la massività del problema all'interno della Chiesa.

A lei comunque sta molto simpatico e si percepisce leggendo il suo libro.

Sì, molto, ma all'inizio, pensi, non mi piaceva affatto. È un papa argentino, è gesuita, è peronista, uno per cui una mezza bugia è una mezza verità. Poi però ho capito la trappola nella quale l'estrema destra voleva rinchiuderlo. Che cos'è del resto la storia del pontificato? Sono attacchi molto violenti da parte di cardinali molti omofobi che attaccano questo papa progressista e piuttosto gay-friendly rispetto ai suoi predecessori. Non è interessato direttamente dall'omosessualità anche se molti dei cardinali omofobi che attacca hanno una storia omofoba o omofila. È incredibile, ma è questa la storia del pontificato con le sue regole.

Alcune delle quali non sono scritte, ma assolutamente attuali.

Assolutamente, come quella che più un cardinale è omofobo, più ci sono possibilità che sia gay.

Ci va giù pesante anche sulle descrizioni del Vaticano. Ne cito qualcuna: "una delle più grandi comunità gay al mondo, più di Castro, noto quartiere gay di San Francisco", "è l'ultima roccaforte da liberare dopo i moti di Stonewall" con gli affreschi della Cappella Sistina, "una delle scene più grandiose della cultura gay". Andando lì, come si è comportato?

La mia tecnica di ricerca è stata quella di ritornare. Se qualcuno non mi voleva incontrare la prima volta, insistevo, ci provavo di nuovo. Il cardinale Ruini, ad esempio, non ha voluto incontrarmi per diversi anni. Poi, però, un giorno gli ho lasciato un piccolo dono con una lettera, mi ha richiamato subito la segretaria dicendomi che voleva conoscermi per le belle parole evidenziate dalla mia bella scrittura blu. Mi ha incontrato due volte e mi ama molto (ci mostra un loro selfie su Instagram, ndr).

Le piacerebbe incontrare Papa Francesco?

Non ho mai chiesto di incontrarlo, ma certo che mi piacerebbe, con gran piacere.

E papa Benedetto XVI?

Ho una grande simpatia anche per lui, penso che sia stato uno dei papi più onesti degli ultimi cinque pontificati. È una figura tragica che ha imposto agli altri quello che aveva imposto a se stesso. Non è ipocrita, non è schizofrenico, in fondo chiede agli omosessuali di essere casti e lui ha scelto la castità. Intorno a Giovanni Paolo II c'erano molti cardinali che avevano una doppia vita e diversi amanti. Questa doppia vita, Benedetto XVI non penso che l'abbia avuta. Ha più di novant'anni, è qualcuno che ha scoperto la questione sessuale prima della Seconda Guerra Mondiale. Aveva 20 anni nel 1947: non possiamo comprendere il Vaticano se non si capisce che uno come lui era giovane in quel periodo. Molti dei cardinali che oggi sono omofili, talvolta omosessuali e sempre molto omofobi, hanno scoperto l'omosessualità negli anni 50 e 60, spesso prima. Sono quelli i codici che bisogna capire.

A papa Ratzinger dedica, come a papa Francesco, una lunga sezione del libro. Quando dice che è onesto, si riferisce anche al suo modo di vivere nel lusso, al suo amore per i vestiti costosi, all'infischiarsene delle critiche, al rapporto mai nascosto col segretario particolare Georg Ganswein e alla grande cerimonia per la sua nomina a prefetto della Casa pontificia e arcivescovo nel 2013?

Penso che sia una figura complessa, come le dicevo, forse più complessa di quanto non si pensi, come ritengo che oggi sia stato superato dal sistema che ha contribuito a creare. Nel libro analizzo le sue dimissioni, perché questo sono state e non una rinuncia. Intorno alle quattordici stazioni della Via Crucis, dieci di queste stazioni sono legate dalla questione omosessuale.

Quali saranno le reazioni del Vaticano a questo libro?

Ripeto: sono ricercatore, sono giornalista, sono uno scrittore e sono limpido su quello che sono; sono open, la gente lo sa, non ho un'agenda politica, non sono cattolico, lo sono stato come tutti fino ai 12 anni, dunque il futuro della Chiesa non mi interessa come non mi interessa riformarla. Questo libro è molto favorevole a Papa Francesco, ma non perché io faccia parte di un clan, perché l'inchiesta che ho condotto, mi ha portato ad amarlo. Questo papa è chiuso in una trappola, l'estrema destra lo accusa di proteggere dei gay, di averli nominati dimenticando però che tutti i problemi della chiesa e di nomina di omosessuali, innumerevoli, in grande maggioranza, come di copertura di violenze sessuali, vengono dal pontificato di Giovanni Paolo II, in parte anche da Benedetto XVI e di Paolo VI, ma non dal suo. Lui non è responsabile di questa situazione.

Un cambiamento nella chiesa è possibile?

Non è un argomento che mi tocca da vicino, non fa parte del mio lavoro.

Cosa le interessa, dunque?

Far capire alla gente i tanti, troppo segreti che ci sono e che vengono nascosti. Molte cose stanno venendo alla luce.

Pensiamo, ad esempio, al caso di Luigi Ventura, ambasciatore della Santa Sede a Parigi, indagato per aggressioni sessuali per cui la procura ha aperto un'inchiesta lo scorso gennaio.

In Francia se ne parla ovunque, è una storia che ha occupato le pagine di tutti i giornali; ci sono stati due avvisi di garanzia avviati e due ragazzi che hanno confermato di essere stati aggrediti sessualmente da lui. Si può pensare che sia omosessuale non dichiarato e in fondo così si ha la sintesi dell'ipocrisia della chiesa. È stato uno degli uomini chiave del cardinale Sodano in America Latina, è stato nunzio in Cile e si può pensare che sia stato molto silente nel sistema di protezione sui casi di pedofilia del cardinale Karadima. La Francia ha voluto nominare un ambasciatore gay presso la Santa Sede, monsignor Stefanini: Ventura si è scagliato contro di lui e la candidatura adducendo il fatto che fosse gay. Questa è la quintessenza della schizofrenia, della doppia vita e della menzogna e dell'ipocrisia che c'è lì dentro.

Nel libro si parla anche del cardinale Angelo Sodano...

In Italia si deve lavorare su di lui. Bisogna che dia una risposta o più risposte per sapere se sia responsabile, colpevole o meno. È impossibile trattare la questione degli abusi sessuali senza indagare su di lui e altri cardinali.

Non salva neanche la Cei?

Bisogna lavorare anche sulla Conferenza Episcopale Italiana. Sin dagli anni di Giovanni Paolo II, è un'organizzazione cripto-gay e cripto-omofila, è uno dei maggiori segreti dell'Italia degli ultimi cinquant'anni. Bisogna che questo segreto venga reso noto e tutelare Francesco contro gli attacchi che subisce di continuo della destra omofoba ed omosessualizzata.

Lei ha paura?

Di cosa?

Di tanta gente che potrà avercela con lei...

No, affatto. Sento un bisogno di verità che fa eco a questa richiesta di verità da parte del papa. Il papa, al rientro da un suo viaggio in Cile nel 2018, ha detto questa frase: bisogna individuare le radici e le strutture che hanno fatto sì che questi eventi, gli abusi sessuali nello specifico, si verificassero e si perpetuassero. Credo che il mio libro presenti le radici e le strutture di tutto questo fenomeno.

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