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Economia

Stefano Micossi smonta le proposte di Fratelli d'Italia e della Lega su Bankitalia

Simona Granati - Corbis via Getty Images
Simona Granati - Corbis via Getty Images 

Claudio Borghi ha proposto che l'oro della Banca d'Italia diventi di proprietà pubblica, e possa essere utilizzato. Giorgia Meloni, invece, chiede che l'istituto sia nazionalizzato. Sono due proposte che non stanno in piedi. L'economista Stefano Micossi, sentito da FcHub, spiega perché. Della richiesta di Fratelli d'Italia dice:

La Banca d'Italia è già una istituzione pubblica. Non vedo dunque che senso abbia parlare di nazionalizzazione. Ma soprattutto non si riflette su un aspetto: che la banca fa parte del sistema europeo delle banche centrali, e in quanto tale ha rilevanza costituzionale a norma dei trattati europei. Questo vuole dire che il suo assetto non può essere cambiato con legge ordinaria. E non mi sembra che la violazione dei trattati europei sia un atto facilmente realizzabile.

Il Parlamento, quindi, non può legiferare in materia, salvo infrangere i trattati costitutivi dell'Unione europea:

L'autonomia della banca, e la sua indipendenza finanziaria, sono protette dal trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Lo statuto del sistema delle banche centrali e della Bce è parte integrante di quel trattato. Quindi è una materia che non è nella disponibilità del Parlamento italiano. Almeno finché siamo dentro il sistema europeo

Quanto all'oro di Bankitalia, l'economista è categorico: il suo valore riuscirebbe a coprire una parte insignificante del debito pubblico e, soprattutto, renderlo disponibile significherebbe lanciare un messaggio nefasto ai mercati:

Cosa sono 84 miliardi, tanto vale più o meno oggi quell'oro, contro i 2.300 miliardi di debito pubblico? Li spendiamo e facciamo una festa che dura una settimana, e poi? Perché quell'oro è così importante? Perché all'estero viene visto come l'ultima linea di garanzia del nostro debito: questo è il motivo importante per cui non è disponibile.

Non è la prima volta che a qualcuno viene in mente di utilizzare le riserve auree della Banca d'Italia. Un'iniziativa simile, però, secondo Micossi, avrebbe effetti devastanti:

È vero. L'idea di spendere queste riserve per sostenere la crescita, è emersa nei governi precedenti. Lanciata da Renato Brunetta, da Giulio Tremonti. Poi quando si va a verificare, si vede che non si può fare. L'idea di vendere l'oro avrebbe effetti devastanti sulla fiducia del paese. Un paese che è ridotto a spendere le riserve auree per sostenere sussidi e aziende inefficienti, o fare assistenza in disavanzo, è il segnale che è alla frutta. Oggi la fiducia non è altissima, come si vede dal livello dello spread. Questa dell'oro sarebbe una conferma della completa inaffidabilità del paese, oltre che un attacco da parte dell'Italia al sistema delle banche centrali, non percorribile perché incostituzionale.

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