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Politica

"Il menù lo puoi tenere per ricordo"

Ansa
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"Mai visto un essere umano così felice di essere se stesso. Una felicità così piena e assoluta che però non riesce a essere contagiosa, e forse nemmeno lo vuole". Questo l'incipit fulminante del capitolo "A pranzo con il Re Sole" contenuto in "Roma non perdona" (Feltrinelli), libro ricordo del passaggio in Rai del neo direttore di Repubblica Carlo Verdelli.

Il "Re Sole" è l'allora premier Matteo Renzi, che accoglie l'allora Direttore editoriale per l'Offerta Informativa Rai Verdelli - insieme all'allora dg Antonio Campo Dall'Orto - nel Casino del Bel Respiro, "sede di alta rappresentanza della presidenza del Consiglio dal 1985, regnante Craxi", alias Villa Algardi, location romana dove Renzi stesso - lontano da droni, curiosi e paparazzi - aveva persino sdraio dove prendere l'abbronzatura ("tutto ignudo, solo con gli slip").

Siamo nel marzo del 2016, e Renzi, come sottolinea Verdelli, "è uno di quegli uomini che per un attimo" ha il Paese "fiducioso e adorante" in mano. Come Mario Segni nel 1993 "con i referendum stravinti su leggi elettorali anti-casta", come Antonio Di Pietro nel 1994, "eroe popolare di Mani Pulite"; come Sergio Cofferati nel 2002, "trascinatore della più imponente manifestazione di piazza del Dopoguerra" (Roma, Circo Massimo, contro la modifica dell'art. 18). Uomini che però non riescono a cogliere il momento.

A differenza loro, com'è noto, Renzi ce la fa: "Presidente del Consiglio a trentanove anni e un mese, il più giovane della storia nazionale. La terza persona under 40 più influente al mondo". Poi il 40,8 alle Europee. Record per il Pd. Una cavalcata che sembra inarrestabile.

Da uomo con "il sole in tasca" (copyright Berlusconi su Berlusconi), da "figlio politico che Berlusconi non ha mai avuto" (copyright Bruno Vespa), vorace e veloce, tra una chiacchiera sulla Rai e una sul Paese - in genere la stessa cosa - l'allora premier non immaginerà che di lì a soli nove mesi incontrerà l'ombra della sconfitta del referendum e l'inizio della discesa che lo porterà alle dimissioni dopo le politiche del 2018, con il Pd al minimo storico.

Anzi, è il ritratto del leader dominante che "prima di congedarci, ci offre di tenere il menù: 'Ha il marchio della presidenza del Consiglio, con la data e tutto. Se volete, è un bel ricordo.'" Bello o meno, è sicuramente un ricordo il tentativo renziano di segnare Rai e Paese prima della recente ascesa sovranista e/o populista.

"Roma ha dunque cambiato padrone, e anche la Rai" - scrive Verdelli nell'ultimo capitolo, su, ovviamente, "Capitan Salvini". "Da un Matteo all'altro, una coincidenza di nomi di battesimo altamente irripetibile". Con in comune la velocità dell'ascesa. "Sempre più in alto", citando il Mike Bongiorno "della temeraria pubblicità di una grappa girata sul Cervino. E il suo discepolo Salvini, a ruota, in tandem con Di Maio, senza neanche troppo faticare lo segue nella traiettoria".

Ecco uno stralcio del capitolo "A pranzo con il Re Sole":

Nel salone centrale a doppia altezza del Casino del Bel Respiro, le sopraporte affrescate da Paolo Anesi, mentre fingiamo di leggere i menù scritti a inchiostro e riservati a quell'occasione, e a quella soltanto, si gusta un'atmosfera radiosa, senza nulla all'orizzonte che possa turbarla né offuscare il raggiante padrone di casa. (...)

Era la prima volta che incontravo di persona il Matteo allora dominante. Il pranzo era stato organizzato, credo, a questo scopo: voleva che lo vedessi. A farmi da garante, Campo Dall'Orto, il mio capo. A fargli da spalla, Filippo Sensi, il suo portavoce. A tavola, un enorme ovale dove si potrebbe stare in venti, si parla finalmente un po' di Rai, le resistenze ma anche le aperture che si cominciano a registrare. Il Celeste spiega i suoi progetti, la media company che muove i primi passi con RaiPlay, la necessità di tornare a raccontare il Paese, l'importanza di una fiction civile, protagonisti Lucia Annibali o il sindaco pescatore Angelo Vassallo o Felicia Impastato, la madre di Peppino, straziato dalla mafia. Renzi mangia e annuisce, domande veloci e bocconi pure. Rai inclusiva, "certo certo". La scrittura al centro dei programmi, il bisogno di tentare altri format, gettare ponti verso il pubblico più giovane, "eccome, giusto giusto". Pif e Virginia Raffaele, "ah sì, forti, piacciono questi". Arrivano i secondi. Per me un filetto stile Matrix, quello con cui lo spietato mutante Smith corrompe Cypher, partigiano della resistenza degli umani. Sono quasi a metà, silenzioso e in ascolto come dal principio della gita, quando il premier abbronzato che mi siede accanto si volta verso di me: "E tu che dici, caro Carlo?". Abbozzo un discorso non preparato sull'Italia sempre più smagliata e sul compito storico che potrebbe avere la Rai di riannodare un po' dei tanti fili sparsi. Dico che sono saltate tutte le cinghie di trasmissione che tenevano unito il Paese. Sparite le sedi dei partiti storici, Dc e Pci. Diminuite le parrocchie, meno 55 negli ultimi cinque anni, quasi una al mese, che sono costrette a fondersi, tre in una, per mancanza di sacerdoti. Che cosa resta sul territorio, a parte i centri commerciali? Giusto le stazioni dei carabinieri o gli uffici postali, che però non sono esattamente dei luoghi di aggregazione. Vedo dallo sguardo finto concentrato che mi rivolge, con la fronte un po' aggrottata come per seguire meglio la storia dei fili, che il mio commensale sta già perdendo interesse. Nelle riunioni coi suoi ministri chiede spesso dei sunti anche su questioni complesse. "Ok, adesso fammi un sommario. Ma corto." Ecco, lo stesso. Passo velocemente alle sedi regionali, alla loro funzione di racconto e di presenza, che però va ripensata, potenziata, sottratta ai califfi locali e restituita ai cittadini. "Vedi, Matteo", siamo al tu sin dall'inizio ma provo lo stesso un po' d'imbarazzo a usarlo. "Con la scelta di Campo Dall'Orto, hai, avete deciso di ridare un senso forte al Servizio pubblico. Ecco, penso che non ci sia tempo da perdere, che sia indispensabile procedere ad alta velocità, specie nell'informazione. È una scommessa decisiva per questo Paese. C'è la possibilità che la Rai rimanga presto l'unico grande operatore televisivo in mani italiane. Se Mediaset venderà, saranno degli stranieri a comprarla. Sky e Discovery appartengono già a proprietà estere. Tu capisci l'importanza..." Il Re Sole mi interrompe mettendo una mano avanti come a frenarmi, sorride a bocca chiusa, annuisce con la testa e gentilmente, guardando il mio piatto: "Sicuro, sì. Guarda però che il tuo filetto si raffredda".

Prima di congedarci, ci offre di tenere il menù. "Ha il marchio della presidenza del Consiglio, con la data e tutto. Se volete, è un bel ricordo."

Feltrinelli
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