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Politica

Pd e +Europa con liste distinte alle Europee. Duro Calenda: "Grave errore, lista unitaria ko"

Stefano Montesi - Corbis via Getty Images
Stefano Montesi - Corbis via Getty Images 

"Questa riunione non la stiamo facendo per noi, la facciamo solo per Calenda". Mentre Nicola Zingaretti e Benedetto Della Vedova sono chiusi nella stanza del segretario di +Europa, tra i corridoi della piccola sede a due passi dal Pantheon i rispettivi collaboratori non nascondono come l'esito dell'incontro sia già scritto: marciare divisi alle europee per colpire uniti. A maggio, certo, ma anche quando arriverà il momento delle elezioni politiche, che il leader dem vede vicino, da qui a un anno al massimo.

Quando i due segretari escono per presentarsi in conferenza stampa si ha la conferma di quanto previsto. Zingaretti lascia che sia Della Vedova a sottolineare la volontà di presentarsi con il proprio simbolo per "raccogliere gli elettori che si rivolgono alla famiglia dell'Alde e vogliono mantenere un profilo distinto da quello dei Socialisti e Democratici". Il vincitore delle primarie dem non vuole apparire come il sabotatore della lista unitaria promossa da Calenda, ma come un leader responsabile che si limita a prendere atto dell'impossibilità di procedere su quella strada. "Non ci sarà la lista unica - spiega - ma due liste, entrambe aperte alla società, allargate alle forze migliori dell'associazionismo, della cultura".

E +Europa, dal canto suo, aspira a presentarsi come "la casa dei macroniani italiani", come spiega Piercamillo Falasca, braccio destro di Della Vedova, che ieri ha lavorato in questa direzione all'intesa con il movimento 'Cittadini!', un'associazione fondata dall'ex sottosegretario Sandro Gozi. L'obiettivo è fare in modo che nel piccolo contenitore libdem possano affluire anche forze in uscita dall'area renziana del Pd, aiutandolo così a superare l'asticella del 4%. Ma, soprattutto, la speranza di +Europa è quella di avere come capolista Carlo Calenda.

Il Pd non sembra volersi mettere di traverso rispetto a questa possibilità. "Sta a lui decidere", dicono dalle parti di Zingaretti, anche se l'ospitalità come capolista nel Pd è garantita. L'ex Ministro dello Sviluppo, comunque, non appare intenzionato a mettere la faccia su quello che al momento appare poco più che un esperimento ambizioso, quello di un mix radical-liberale a trazione europeista, che tutti i sondaggi indicano stabilmente intorno al 3%, ben al di sotto della soglia fissata per le europee. Così addossa le responsabilità del fallimento della lista unitaria tutta sulle spalle di Della Vedova e compagni: "+Europa ha definitivamente chiuso all'ipotesi di fare una lista unitaria - twitta poco dopo la fine dell'incontro tra i due segretari - anche dopo l'offerta del Pd di piena e paritetica visibilità dei loghi sotto un ombrello comune. Il fronte unitario delle forze europeiste non ci sarà. È un grave errore. Peccato".

Calenda, quindi, si tiene le mani libere. Non è escluso che nei prossimi giorni possa incontrare Zingaretti, ma per il momento non scioglie la riserva. La sua candidatura da capolista del Pd rimane sul tavolo, ma probabilmente l'ex Ministro vorrà prima verificare quanto i dem siano disponibili ad aprirsi anche ad altri nomi provenienti dai firmatari del manifesto Siamo Europei.

Il definitivo fallimento dell'ipotesi della lista unitaria mette nei guai anche i bersanian-dalemiani di Articolo 1-Mdp. Chiusi i canali con Sinistra italiana, che si presenterà in tandem con Rifondazione comunista, escluso il dialogo con il cartello promosso dai Verdi e dal movimento Italia in comune del sindaco di Parma Federico Pizzarotti, appare sempre più probabile che Roberto Speranza e compagni decidano di saltare un giro, pur di evitare una corsa solitaria che si concluderebbe con ogni probabilità con un esito disastroso.

Per dare un segnale al 'nuovo' Pd di Zingaretti, si fa strada l'ipotesi di concordare un candidato di area da inserire nelle liste dem e far convergere su questo i voti dei reduci della scissione di due anni fa. Il nuovo segretario dem, d'altra parte, non ha alcuna intenzione di mostrarsi troppo sbilanciato sul fianco sinistro, anche perché conta sulla propria capacità attrattiva da quella parte e confida quindi di poter assorbire la scissione, senza necessariamente farsi carico degli scissionisti, almeno dei volti più noti e ingombranti. L'obiettivo del sorpasso sul M5S, d'altra parte, appare a portata di mano e Zingaretti non vuole sprecare nemmeno i singoli decimali pur di raggiungerlo.

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