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Esteri

FT, Italia vuole prestiti dalla banca cinese Aiib. Proteste Usa: "Per Pechino Roma manipolabile e vulnerabile"

Jason Lee / Reuters
Jason Lee / Reuters 

Nell'ambito dell'accordo con la Cina, l'Italia punta al bersaglio grosso, all'Aiib (Asian Infrastructure Investment Bank), il fondo per lo sviluppo delle infrastrutture in Asia, promosso da Pechino in contrapposizione al Fondo Monetario e alla Banca Mondiale. Lo scrive il Financial Times, secondo cui il possibile coinvolgimento dell'Aiib nel memorandum d'intesa tra i due Paesi che dovrebbe essere siglato in occasione della visita del 22 marzo a Roma del presidente cinese Xi Jinping, suggerirebbe che l'Italia stia cercando il modo di dissipare le preoccupazioni di Bruxelles rendendo l'accordo conforme alle norme dell'Ue.

Secondo il Ft, che cita appunto le 5 pagine di una bozza del memorandum d'intesa tra Italia e Cina sulla collaborazione per lo sviluppo dei collegamenti commerciali della Nuova Via della Seta, , la collaborazione con l'Aiib renderebbe l'operazione conforme alle norme europee in materia, perché l'istituto opererebbe in linea con gli standard internazionali, inclusi gli appalti competitivi e gli studi sull'impatto ambientale, che sono richiesti all'interno dell'Ue.

COSA È L'AIIB. La Banca Asiatica d'Investimento per le Infrastrutture, è un istituto multilaterale di sviluppo che nasce nel 2015 e diventa operativo nel 2016 su iniziativa della Repubblica Popolare Cinese. È dotato di un capitale di 100 miliardi di dollari ed ha come obiettivo il finanziamento di opere infrastrutturali nell'area asiatica con particolare riferimento ai settori dell'energia, dell'acqua, dell'ambiente, dei trasporti e della logistica ma anche, più in generale delle reti infrastrutturali e della finanza. Nasce come un'alternativa al Fondo Monetario Internazionale, alla Banca Mondiale e all'Asian Development Bank, storicamente legate gli Usa e all'occidente, anche se l'istituto fin dalla sua fondazione ha sempre puntato a inserirsi nel panorama finanziario internazionale come partner affidabile e non in conflitto con gli organismi esistenti, come la Banca Mondiale e la Asian Development Bank. L'Aiib ha il compito di finanziare molti degli investimenti infrastrutturali previsti nel piano One Belt, One Road, ora denominato Bri (Nuova Via della Seta), il grande piano con il quale la Cina intende migliorare la connettività e la cooperazione nell'area eurasiatica. Il piano si articola in due direttrici: la "cintura economica terrestre" ovvero il collegamento via terra che raggiunge l'Europa dopo aver attraversato l'Asia Centrale, il Medio Oriente e la Russia e la "cintura economica marittima" ovvero il collegamento via mare che arriva nel cuore del Mediterraneo dopo aver costeggiato il Sudest Asiatico, l'Africa Orientale e il Medio Oriente.

"Il potenziale coinvolgimento dell'Aiib nella Belt and Road Initiative in Italia - fa sapere al Ft un diplomatico Ue - è un punto di svolta. Senza il coinvolgimento dell'Aiib nel prestito ai progetti, sarebbe difficile volare in uno stato membro chiave dell'Ue". I cinesi mirano a finanziare e costruire infrastrutture in oltre 80 paesi in Eurasia, Medio Oriente e Africa. Gli Stati Uniti e i grandi Paesi europei sono preoccupati che queste iniziative favoriscano le imprese cinesi, creino delle 'trappole del debito' per gli stati beneficiari e siano utilizzate per rafforzare l'influenza strategica e militare di Pechino. La possibilità di un accordo tra Italia e Cina ha suscitato proteste da parte di Washington e Bruxelles. Diversi paesi dell'Europa centrale e orientale, tra cui Polonia e Ungheria, hanno già siglato l'accordo, ma l'Italia sarebbe il primo paese del G7 a farlo.

Roma, sostiene il Ft, ritiene che una più stretta collaborazione con la Cina possa aiutare il Paese ad affrontare problemi come l'alto debito pubblico e la migrazione illegale dall'Africa. L'accordo programmato tra Pechino e Roma è "molto importante per l'Italia perché permetterà alle nostre aziende di essere attori chiave nel piano dell'iniziativa Belt and Road, di avere più leva nel mercato cinese, sia per attirare investimenti sia per entrare in quel mercato protagonisti " spiega al Ft il sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano.

LA PREOCCUPAZIONE AMERICANA. "La Cina sembra credere che l'Italia sia economicamente vulnerabile o politicamente manipolabile", per questo spinge perché il Governo firmi il memorandum d'intesa sulla Via della Seta, ha detto in una dichiarazione alla Dpa il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Garrett Marquis. Premesso che l'Italia resterà "una pietra angolare della Nato" anche se aderirà alla 'Belt and road initiative', Marquis ha poi ribadito che gli Stati Uniti "restano comunque seriamente preoccupati che ci potrebbero essere conseguenze per l'interoperabilità dell'Alleanza, in particolare per quanto riguarda le comunicazioni e le infrastrutture critiche usate per sostenere le nostre iniziative militari congiunte". Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale ha infine ricordato che "stiamo consigliando a molti Paesi di essere consapevoli dei rischi posti dal sostegno alla Bri, specialmente quelli che stanno cercando investimenti stranieri diretti".

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