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Politica

Sblocca cantieri: la Piazza si muove, il palazzo è fermo

ANSA
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Si svolge tutto a poche centinaia di metri. Piazza del Popolo e palazzo Chigi. In un venerdì romano assolato si decidono qui, tra rivendicazioni e decisioni, le sorti di un settore in crisi - quello dell'edilizia - che negli ultimi dieci anni ha perso 600mila posti di lavoro e ha visto 120mila imprese, piccole e grandi, costrette ad abbassare le saracinesche. La distanza fisica è minima, ma quella politica è ancora ampia. La convergenza per arrivare quantomeno a un tentativo di soluzione, che passa dal decreto sblocca-cantieri a cui sta lavorando al governo, non c'è. Perché la piazza si muove, chiede lavoro, vuole la Tav e l'avvio dei cantieri, piccoli o grandi che siano. Il Palazzo, invece, vacilla e non riesce ancora a trovare la quadra su un provvedimento che registra forte divisioni tra Lega e 5 stelle.

La dicotomia che caratterizza queste dinamiche passa per due atmosfere a oggi inconciliabili. Da una parte ci sono gli slogan e gli striscioni che animano la piazza di Cgil, Cisl e Uil, dove la base è calda e soffre per lo stallo nei cantieri. Significa braccia incrociate, posti in fumo. Sono circa 20mila, secondo gli organizzatori, e si fanno sentire. Ci sono i lavoratori della Torino-Lione, ma anche quelli del Terzo valico e delle autostrade. Non è solo una piazza di categoria. E' la prima piazza significativa che protesta contro il governo. E' una piazza ampia, anche politica, perché si sono affacciati il neo segretario del Pd Nicola Zingaretti, così come hanno fatto capolino gli amministratori locali che credono nelle infrastrutture come Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte. E poi c'è il pezzo della sinistra che crede nel rapporto con la Cgil: c'erano Pierluigi Bersani, Arturo Scotto, Cesare Damiano. Da quella piazza è arrivato un messaggio chiaro: le risorse ci sono, ma non vengono spese e questo - per usare le parole del segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo - è "criminale".

Dietro alla transenna collocata davanti al palco c'è anche Antonio. Ha il cappellino blu della Cisl e ai segretari di categoria che si susseguono nei loro interventi chiede "lavoro". E' un'immagine che spiega come quella piazza si aspetta risposte, oltre che dal governo, anche dai leader sindacali, attesi qualche ora dopo a palazzo Chigi dal premier Giuseppe Conte, dal vice Luigi Di Maio e dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. L'occasione è alla portata di mano, a poche centinaia di metri.

Il numero uno della Cgil, Maurizio Landini, decide di percorrere a piedi quella distanza. E' atteso all'ora di pranzo nel palazzo di governo, dove in mattinata si sono susseguiti i rappresentanti degli enti locali (Regioni, Comuni e province) e quelli del mondo produttivo, dall'Ance a Confindustria. Quando quell'incontro terminerà avrà lo stesso marchio di quelli antecedenti. Si attende, speranzosi sì ma di fatti appesi a un governo che può solo rassicurare senza mettere le carte sul tavolo. Perché il testo del decreto sblocca-cantieri è ancora un assemblato di articoli in costruzione. Nella bozza del provvedimento si intuisce facilmente perché molte delle norme scritte dai 5 stelle sono poi integrate con le indicazioni della Lega, che però hanno spesso una direzione opposta.

C'è un grande tema che ancora divide i due partiti di governo e non è un caso che al termine degli incontri Di Maio, in una conferenza stampa convocata davanti a palazzo Chigi, si soffermi proprio su questo. La Lega vuole un super commissario per le opere pubbliche, sul modello dell'Expo di Milano. E' nei fatti un commissariamento di Toninelli e della sua struttura. Tant'è che una fonte vicina al dossier, lato 5 stelle, ci va giù dura: "Non esiste un'ipotesi del genere. È una boutade di Armando Siri, sulla quale Salvini è intervenuto con la consueta superficialità. Oltretutto sarebbe una torsione costituzionale".

Per questo vicepremier grillino ha messo i puntini sulle i, specificando che per loro questa prospettiva non è in campo. Anche su questo, come su altri punti, bisognerà trovare una convergenza con Conte che prova a mediare, mettendo in campo una strategia di ascolto e bilancino che non è nuova. Solo qualche settimana fa, infatti, intorno al dossier Tav si è consumata la stessa dinamica. Certo i toni e le ricadute politiche sono state più intense, ma nel suo piccolo anche il decreto sblocca-cantieri ripropone questa dimensione di agitazione intergovernativa.

Il risultato, a oggi, è che tutti gli invitati a palazzo Chigi hanno potuto avanzare le loro richieste e tutti si sono sentiti rispondere che si terrà conto delle rispettive indicazioni. Sono stati attivati tavoli tecnici su vari temi, come quello sugli appalti. Tutti, dai sindacati ai costruttori, hanno dato fiducia all'esecutivo. Aspettano, insomma, che qualcosa si muova, in vista di un decreto che lo stesso governo promette di portare al tavolo del Consiglio dei ministri di mercoledì prossimo. Quel decreto, di fatto, è ancora da scrivere. Nella bozza in possesso di Huffpost – scritta da Palazzo Chigi e tempestata dalle integrazioni leghiste – l'altro nodo politico dirimente sembra essere la trasformazione della società Sport e Salute (la cassaforte dello sport italiano) in stazione appaltante. Tra le altre novità un regolamento unico per i provvedimenti attuativi del codice degli appalti (che anticipa la legge delega sulle semplificazioni), la rimozione del divieto di sub appalto per chi ha partecipato e perso alle gare, una ridefinizione del rapporto tra massimo ribasso e offerta più vantaggiosa, l'eliminazione dell'obbligo dello screening degli offerenti da parte delle stazioni appaltanti, un allargamento dei componenti per le commissioni giudicatrici.

"Bene, ma voglio leggere riga per riga", ammonisce Salvini. Il Palazzo procede a rilento, con la stessa lentezza di un venerdì pomeriggio primaverile che spegne anche gli echi della piazza dei sindacati. E' ancora tutto da costruire.

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