Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Politica

Tutti gli uomini (e le donne) del segretario pd

NurPhoto via Getty Images
NurPhoto via Getty Images 

Nicola Zingaretti inizia a dare forma alla sua squadra al Nazareno. In attesa di insediare una segreteria vera e propria, che non sarà comunque ampia e che entrerà in carica formalmente con la votazione alla prima riunione della Direzione nazionale, oggi il nuovo segretario ha nominato uno staff operativo di cinque persone.

A coordinarlo è stata chiamata la deputata Paola De Micheli, ormai quasi certa del ruolo di vicesegretario quando i giochi saranno fatti. Piacentina, 45 anni, è stata coordinatrice della mozione congressuale di Zingaretti. Laureata in Scienze politiche alla Cattolica di Milano, compie il suo cursus honorum politico sulla sponda cattolica del centrosinistra: Ppi, Margherita, quindi il Pd. Lavora con Stefano Fassina nel dipartimento economico sotto la segreteria Bersani, ma si lega presto politicamente a Enrico Letta. Pur non essendo mai stata renziana, entra nel governo del premier fiorentino come sottosegretario all'Economia. Confermata con Gentiloni, passa poi a presiedere il Comitato per la ricostruzione post-terremoto nel Centro Italia. Due curiosità: dal 2016 è presidente della Lega Serie A di pallavolo; ha scritto un libro sulle imprese in crisi acquistate dai lavoratori insieme ad Antonio Misiani (probabile prossimo responsabile economico nella segreteria zingarettiana), con prefazione di Romano Prodi.

Marina Sereni andrà a occuparsi di enti locali, in vista della tornata di elezioni amministrative di maggio, con quasi quattromila comuni chiamati al voto. Nata a Foligno, 58 anni, Sereni è attualmente la coordinatrice nazionale di AreaDem, la componente che fa capo a Dario Franceschini e Piero Fassino. Con quest'ultimo, è entrata nella segreteria nazionale dei Ds, con le deleghe pesantissime di organizzazione e, prima ancora, esteri. In quest'ultimo dipartimento, la sua vice era l'attuale Lady Pesc Federica Mogherini, tanto che quando l'allora ministro si trasferì a Bruxelles il nome della Sereni fu indicato come suo possibile successore alla Farnesina, prima che Renzi tirasse fuori dal cappello Paolo Gentiloni. Nella scorsa legislatura è stata vicepresidente della Camera, ma non si è ricandidata nel 2018.

Un altro escluso illustre dalle liste dello scorso anno fu il napoletano Enzo Amendola, molto vicino all'ex ministro Marco Minniti (proprio la sua esclusione fu motivo d'attrito tra lo stesso Minniti e Renzi). Ora Amendola entra nello staff di Zingaretti con l'incarico di seguire il capitolo europee. Per lui si profila, nella segreteria definitiva, il ruolo di responsabile esteri. Prima di approdare come sottosegretario alla Farnesina, nei governi Renzi e Gentiloni, è già stato responsabile esteri nella Sinistra giovanile e nel Pd renziano, ha avuto inoltre diversi incarichi nella Iusy e nell'Internazionale socialista ed è stato anche segretario regionale dei Ds e poi dei dem.

Incarico cruciale per Andrea Martella, già coordinatore della mozione Orlando nel congresso del 2017 e anche lui escluso poi (con relative polemiche) dalle liste delle politiche. A lui Zingaretti ha affidato le relazioni istituzionali con le altre forze politiche e sociali. Sarà lui, quindi, a gestire la rete di rapporti che, integrando quel coordinamento parlamentare tra le opposizioni preannunciato ieri dal neo segretario, porterà alla formazione della nuova coalizione di centrosinistra in vista di un eventuale appuntamento anticipato con le elezioni politiche. Nato a Venezia, assume diversi incarichi dirigenziali nei Ds a partire dal 2003. Nel Pd di Veltroni gestisce prima la fase costituente nel Nord Italia e poi entra nel governo ombra con delega alle infrastrutture, tema di cui si occuperà anche nella successiva segreteria Franceschini.

Uomo chiave della nuova squadra del Nazareno sarà Marco Miccoli. Nato politicamente nella Cgil, poi da sempre molto vicino a Zingaretti, a lui spetta il coordinamento delle iniziative politiche del partito. Sarà insomma, in prospettiva, il coordinatore della nuova segreteria. È l'ennesimo componente di questo staff a essere stato escluso in extremis dalle liste dem per le politiche 2018, nel suo caso per lasciare spazio a un esponente del Psi. Miccoli manterrà anche l'importante delega per la comunicazione, compresi l'ufficio stampa e i social network. Sarà lui quindi a gestire la macchina messa in piedi da Zingaretti per contrastare bufale e hate speech che viaggiano in Rete.

All'interno della nuova squadra del Nazareno, Miccoli è l'unico a fare anche parte della cerchia tutta romana di consiglieri fidatissimi di Zingaretti. Il nuovo Pd chiude anche geograficamente la parentesi fiorentina e diventa romanocentrico, come mai era stato finora. Romana è la triade Zingaretti-Gentiloni-Zanda, che occupa ufficialmente i vertici del partito. E romanissimi sono tutti gli uomini più vicini al nuovo segretario.

Di Miccoli si è già detto. Con lui, che rappresentava la mozione Zingaretti al tavolo della Commissione per il congresso guidata da Dal Moro, Mario Ciarla e Michele Meta hanno seguito le fasi operative delle primarie e della transizione, che si è conclusa con l'Assemblea di ieri. Meta, provenienza diessina e rapporto solido con Goffredo Bettini, grazie alla lunga esperienza parlamentare alle sue spalle, è l'uomo della mediazione con gli esponenti dei territori e con quelli delle altre componenti interne (Franceschini e Orlando, in primis). A lui è toccato il compito di regolare gli equilibri delle liste per le primarie e, poi, per la Direzione, che sono stati definiti più nel concreto al tavolo delle trattative da Ciarla.

Avvicinatosi a Zingaretti dopo un passato dalemiano, quest'ultimo è oggi il suo vicecapo di gabinetto alla Regione. Per capire il suo ruolo, basta citare un aneddoto relativo alla riunione dell'Assemblea nazionale di ieri. Gentiloni chiama il time-out: le liste per la Direzione non sono ancora pronte e c'è bisogno di qualche minuto di pausa. Il neo presidente, però, lascia il microfono acceso e in sala si percepiscono le voci che animano le ultime fasi della trattativa. È proprio un trafelato Ciarla che arriva al banco della presidenza e, a seguito del beau geste di Zingaretti di cedere all'area Martina alcuni esponenti tra i venti che spettano di diritto al segretario, chiede al martiniano Matteo Mauri: "Me devi da' du' amministratori giovani e du' donne, nun ce l'hai?".

Se questi sono gli uomini operativi, il riferimento ideologico Zingaretti lo ha da sempre trovato in Goffredo Bettini, suo vero mentore. E c'è da scommettere che nei prossimi anni al Nazareno il rapporto si consoliderà ulteriormente, dato che lo stesso Bettini ha annunciato oggi che non si ricandiderà al Parlamento europeo, dove è stato eletto cinque anni fa, per "riprendere in mano i libri e l'approfondimento, attraverso di essi, dei tanti problemi che scuotono la sinistra in Italia e nel mondo". Una scelta che ammette di fare "con una maggiore serenità d'animo" dopo l'elezione di Zingaretti alla guida del Pd, "una persona cara a me da tutta una vita, un segretario che ha dimostrato di avere un grandissimo consenso e di poter coniugare capacità unitaria con l'indicazione di una netta linea politica di svolta". Probabilmente Bettini non andrà a occupare un ruolo formale nel partito, dopo essere già stato coordinatore della segreteria con Walter Veltroni, ma certo la sua presenza si farà sentire dietro le quinte.

Altra figura rilevante al fianco del nuovo segretario è quella di Massimiliano Smeriglio. Suo vice alla Regione Lazio, "è stata ed è la persona più vicina a me – ha ribadito ancora stamattina Zingaretti – una persona importante nella storia di questi dieci anni. Ci ha permesso di vincere tantissime battaglie in questa nostra comunità. Continuerà ad essere così". Smeriglio non è iscritto al Pd, quindi rimarrà alla Pisana senza avere incarichi di partito. Intanto, però, ha piazzato in Direzione due persone a lui vicine: Marco Furfaro (già candidato alle europee nel 2014 nella Lista Tsipras, risultando primo dei non eletti, oggi coordinatore del movimento Futura, ispirato da Laura Boldrini) e Mariapia Pizzolante. Durante la campagna congressuale, Smeriglio si è segnalato per aver lanciato più volte la palla troppo avanti in merito al dialogo con la sinistra e con il M5S, costringendo Zingaretti a precisare che quelle erano opinioni personali, che non coincidevano con le sue. Il sospetto è che tra i due ci sia stato più volte un gioco delle parti, con Smeriglio impegnato a presidiare il campo della gauche, mentre il candidato (poi eletto) segretario manteneva una posizione più equilibrata.

Unica donna della cerchia ristretta zingarettiana è Cecilia D'Elia, che è anche l'unica a non essere?romana de' Roma', viste le sue origini lucane. Già iscritta ai Ds e poi a Sel, dal 2016 non ha tessere di partito. Per il nuovo segretario ha curato i rapporti con il mondo femminile, sia sul piano istituzionale (presiede la cabina di regia regionale contro la violenza sulle donne) sia su quello politico, avendo organizzato la ?Piazza Grande femminista' durante la campagna congressuale.

Infine, l'uomo che segue Zingaretti in ogni suo passo: il portavoce Andrea Cappelli. Romano e romanista, dai modi schietti e ironici, Cappelli ha curato i rapporti con la stampa di Bettini, prima di approdare con l'attuale segretario dem alla Regione Lazio. Ma più che un semplice portavoce, è un vero e proprio braccio destro, grazie alla sua lunga esperienza in politica e alla conoscenza soprattutto degli ambienti capitolini. Visto il suo impegno in Regione, non si sa ancora se sarà formalmente anche il nuovo capo ufficio stampa del Pd, ruolo per il quale circolano anche altri nomi, nessuno dei quali confermato. Ma di sicuro, se si vuole sapere cosa pensa Zingaretti, bisognerà chiamare lui.

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione