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Esteri

Il Golan regalo elettorale di Trump a Netanyahu. Con effetto boomerang

JALAA MAREY via Getty Images
JALAA MAREY via Getty Images 

Le cose sembrano mettersi davvero male per Benjamin "Bibi" Netanyahu se, a 18 giorni dal voto, in suo soccorso deve precipitarsi l'amico Trump. Prima, spedendo in Israele il segretario di Stato Mike Pompeo, per ribadire il sostegno incondizionato all'amico-alleato nel contrastare la minaccia iraniana. Evidentemente ciò non è bastato a far risalire nei sondaggi Netanyahu e il suo partito, il Likud, se The Donald ha avvertito la necessità di affermare, con un tweet, che "è arrivato il momento per gli Stati Uniti di riconoscere pienamente la sovranità d'Israele sulle Alture del Golan", aggiungendo che "sono di un'importanza fondamentale dal punto di vista strategico e di sicurezza per lo Stato d'Israele e la stabilità della regione".

L'annuncio dell'inquilino della Casa Bianca arriva a pochi giorni della visita che il premier israeliano farà la settimana prossima negli Stati Uniti in occasione dell'annuale convegno dell'Aipac, principale organizzazione degli ebrei americani. La settimana scorsa molti avevano notato che nell'annuale rapporto sui diritti umani del dipartimento di Stato le Alture del Golan non erano più descritte come "territorio occupato", ma come territorio "controllato da Israele". Non è un caso che il premier israeliano esulti per la decisione: "Hai fatto la storia", ha detto in una conversazione telefonica il premier israeliano – come riferisce il suo ufficio – al presidente americano. Netanyahu ha anche diffuso un tweet in cui afferma: "In un momento in cui l'Iran cerca di usare la Siria come piattaforma per distruggere Israele, il Presidente Trump coraggiosamente riconosce la sovranità israeliana sulle alture del Golan. Grazie Presidente Trump!".

In un incontro con Pompeo a Gerusalemme il leader israeliano ha poi definito la decisione di Trump "il miracolo di Purim" facendo riferimento alla festa che si celebra oggi in Israele e che ricorda la salvezza degli ebrei nell'antica Persia, oggi Iran, da parte della regina Esther. "Ho ringraziato per telefono il presidente Trump a nome del popolo di Israele – ha detto Netanyahu – Ha di nuovo fatto la storia. Prima ha riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele, poi ha lasciato il disastroso accordo nucleare con l'Iran ed ora ha preso forse la decisione più importante".

Le "Alture elettorali" irrompono in una campagna avvelenata. "Siamo al pronto soccorso elettorale – dice ad HuffPost Tamara Zandberg, la leader del Meretz (sinistra sionista) - In attesa della presentazione del Deal of the Century (il piano Trump per il conflitto israelo-palestinese, ndr) l'amministrazione Usa si mobilita a sostegno non d'Israele e neanche di un partito, ma di un primo ministro che ha trasformato le elezioni in un referendum su se stesso, avvelenando il confronto politico con attacchi senza precedenti sferrati alla magistratura, alla polizia, oltre che ai suoi avversari politici, tacciati di connivenza con l'Iran e tacciati di tradimento".

Accusato di corruzione - il procuratore generale ha raccomandato la sua incriminazione - il primo ministro israeliano viene sfidato alle elezioni dal nuovo partito di centro "Bianco e Azzurro" dell'ex capo di stato maggiore Benny Gantz. Netanyahu ha insistito molto sui vantaggi del suo stretto rapporto con Trump, tanto da usare in campagna elettorale mega cartelli che lo ritraggono accanto al presidente americano. "Trump non poteva aspettare fino a lunedì quando Netanyahu lo raggiungerà a Washington, ma la sua mossa calcolata prima delle elezioni potrebbe causare danni a Israele", rimarca Anshell Pfeffer, analista politico di Haaretz. Una considerazione che trova conferma nelle reazioni internazionali al cadeaux di Trump per Netanyahu.

La Siria denuncia con forza le dichiarazioni del presidente Usa Donald Trump circa la volontà americana di riconoscere l'annessione israeliana delle alture del Golan, secondo quanto riferisce l'agenzia governativa Sana, che cita un comunicato del ministero degli esteri di Damasco. "Le dichiarazioni di Trump - si afferma - non cambiano la verità, perché il Golan è e rimarrà siriano". Damasco ha denunciato le affermazioni di Trump come "una violazione delle risoluzioni internazionali" circa l'illegittimità della presenza israeliana. "Non possiamo consentire la legittimazione dell'occupazione delle Alture del Golan", replica il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, citato dal sito del quotidiano turco Hurriyet, in un discorso tenuto durante una riunione dell'Organizzazione per la cooperazione islamica a Istanbul. "Le infelici osservazioni del presidente sulle alture del Golan - ha aggiunto Erdogan - hanno portato la regione sull'orlo di nuove tensioni". L'Egitto ha rivolto un appello urgente alla comunità internazionale a prevenire la sovranità israeliana sul Golan. Durissime anche le reazioni palestinesi: per Hamas "la mossa di Trump è un nuovo tipo di aggressione contro le nazioni arabe". La Russia non accetta "mosse unilaterali" sul Golan, dicono fonti diplomatiche russe alla tv statale israeliana.

E la musica non cambia se da Mosca si passa a Parigi e Bruxelles. Il riconoscimento della sovranità israeliana sul Golan "sarebbe contrario al diritto internazionale". "Il Golan è un territorio occupato da Israele dal 1967. La Francia non riconosce l'annessione israeliana del 1981", esplicita in un comunicato il Quai d'Orsay. "Questa situazione è stata riconosciuta come nulla e annullata da diverse risoluzioni del Consiglio di sicurezza, in particolare dalla risoluzione 497 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite", sottolinea il ministero degli Esteri francese, aggiungendo che "il riconoscimento della sovranità israeliana sul Golan, territorio occupato, sarebbe contrario al diritto internazionale, in particolare l'obbligo per gli Stati di non riconoscere una situazione illegale". Dello stesso tenore la reazione di Bruxelles. L'Unione Europea ha ribadito di non riconoscere la sovranità di Israele sulle Alture del Golan. "La posizione dell'Ue non è cambiata", dice all'agenzia Reuters un portavoce a Bruxelles. "L'Unione Europea spiega il portavoce - in accordo con il diritto internazionale, non riconosce la sovranità israeliana sui territori occupati da Israele dal giugno del 1967, tra cui le alture del Golan, e non considera che essi sono parte del territorio israeliano".

La decisione del tycoon è stata duramente criticata anche da diversi ex dirigenti dell'amministrazione statunitense. Ad esempio, Richard Haass, già alto funzionario del dipartimento di Stato e attualmente presidente del think-tank Council on Foreign Relations, ha condannato la svolta impressa dal leader di Washington alla politica estera americana. La presenza israeliana nel Golan, avverte Haass, è la conseguenza di un atto di aggressione verificatosi ai danni della Siria e tale violazione della sovranità di Damasco non può, in base al diritto internazionale, ricevere alcuna legittimazione.

Le Alture del Golan sono state conquistate da Israele nel 1967 e annesse ufficialmente nel 1980. La Siria, come del resto la comunità internazionale, non ha mai riconosciuto l'annessione e rivendica l'intero territorio, fino alla sponda del lago Tiberiade. Israele teme che Damasco, dopo aver sconfitto i ribelli, tenti un attacco sulle Alture, che porterebbe a una guerra aperta e diretta sui due Stati, dopo una cessate il fuoco che dura dal 1973. Le guerre non si fanno per irredentismo. E se Israele, dopo la Guerra dei sei giorni, prese possesso di quelle alture e ne pretende il controllo nonostante le risoluzioni Onu contrarie, ha motivi molto pragmatici. Quell'area a est del lago di Tiberiade rappresenta un tassello fondamentale per chiunque voglia avere il controllo della regione. Una prima ragione è di natura strategica. Incastonato fra Israele, Siria e Libano, il Golan ha una posizione invidiabile. Avere il controllo dei suoi rilievi, permette di avere il controllo a ovest su Tiberiade e parte della Galilea, e a est sulla pianura che scende fino a Damasco. Inoltre, riuscire a posizionare un avamposto militare sul monte Hermon (in arabo Jabal al-Shaykh) significa ottenere una torre da cui controllare i movimenti del nemico. Militarizzare le alture serve a monitorare tutto. Ma controllare le alture del Golan si traduce soprattutto nel controllare uno dei più grandi serbatoi idrici del Medio Oriente. E controllare l'acqua di una regione significa avere un potere contrattuale immenso su tutti gli Stati limitrofi. Per l'agricoltura israeliana, avere accesso diretto alle acque del monte Hermon è fondamentale. Basandosi su un modello intensivo, ogni goccia d'acqua è essenziale. Secondo alcune stime, le acque del Golan forniscono a Israele un terzo del fabbisogno idrico del Paese. Già solo questo motivo rende chiaro perché Israele teme qualsiasi tentativo di riconquista da parte della Siria. Se è importante per Israele, tanto più lo è per la Siria, che di quelle risorse idriche è stata privata manu militari. L'acqua è un bene primario (tanto più per un Paese devastato dalla guerra) e l'economia siriana necessita di un approvvigionamento idrico costante. Inoltre, i cambiamenti della produzione agricola, specialmente nelle con la scelta del cotone al posto di altre piantagioni, hanno modificato radicalmente l'esigenza idrica del Paese, che è aumentata a dismisura. E ora la Siria vorrebbe quell'acqua di cui è stata privata. Chi ha in mano l'acqua, controlla la vita dei suoi vicini. Ma non c'è solo l'oro blu a motivare la centralità del Golan. E, novità dell'estate 2014, anche 10 siti che potrebbero nascondere riserve petrolifere. La società incaricata delle perforazioni avrebbe tra gli azionisti anche Rupert Murdoch, il magnate dei media, e come consulente Dick Cheney, l'ex vicepresidente americano.

Se Israele promuove con lode Donald Trump, boccia l'Italia. "Oggi abbiamo assistito all'ennesima occasione in cui il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha tradito il suo mandato, cedendo alla manipolazione di Hamas": lo dichiara l'Ambasciatore d'Israele in Italia, Ofer Sachs, commentando la risoluzione di condanna per le violenze al confine tra Gaza e Israele. "A quattordici anni dal ritiro israeliano dalla Striscia - prosegue la nota diffusa dall'Ambasciata di Israele - cinquantamila militanti di Hamas continuano a vessare la popolazione locale insistendo con l'agenda del radicalismo islamico. Siamo incoraggiati dal fatto che la stragrande maggioranza dei paesi democratici abbia deciso di non sostenere questa cinica ipocrisia, ciononostante, crediamo che al fine di creare un cambiamento sostenibile nelle attività di questo Consiglio, gli Stati membri, compresa l'Italia, debbano fare molto di più e per questo, non possiamo ignorare la nostra amarezza rispetto all'astensione italiana. Il governo di Israele e le forze armate continueranno a difendere la sovranità del territorio e la sicurezza dei propri cittadini".

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