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Cultura

Moise Kean, il cittadino del goal: "Italiano è chiunque vive qui"

Alessandro Sabattini via Getty Images
Alessandro Sabattini via Getty Images 

Cosa hanno in comune Moise Kean, Callum Hudson-Odoi e Jadon Sancho? Tutti e tre sono calciatori, tutti e tre attaccanti. Ciascuno di loro ha bruciato le tappe a tempo di record fino alla sua nazionale, e occupa una posizione nella top ten della della Next Generation del pallone, la generazione futuro. Di più: tutti e tre sono nati nel 2000.

Non sarà forse un caso se dietro ragazzi-simbolo di un presente che cambia - in Premier League l'anglo-ghanese Hudson-Odoi, in Bundesliga l'anglo-trinidadese Sancho, in A l'italo-ivoriano Kean - ci sono storie da 'stranieri' solo di nome. Non sono più tali - a prescindere dallo ius di ciascuna legislazione - gli immigrati di prima o seconda generazione che riempiono i settori giovanili di tutta Europa, in cerca di gloria. "Ma io sono cittadino italiano dalla nascita - ha raccontato Kean dopo aver esordito con gol ieri a Udine, con la maglia della nazionale di Mancini - i miei genitori sono qui da oltre 30 anni. Cosa penso di questa questione della cittadinanza? Dispiace, siamo tutti nello stesso paese e se viviamo qui dobbiamo essere tutti trattati da italiani".

Intanto posta l'esultanza al suo primo gol con un "un giorno da mai dimenticare" a commento, tra una foto di amici in giro tra i monti del vercellese ("si considera piemontese doc", dicono di lui) e qualche passo di hip-hop, la passione fuori dal calcio. "Il balletto dopo la rete alla Finlandia non ha significati particolari, sono solo le mosse che facciamo quando andiamo a ballare con amici", dice tornando un 19enne come tutti gli altri. Per i numeri non lo è, come ha ricordato Mancini definendolo "un predestinato": primo millenial a esordire non solo in Italia, ma nei cinque maggiori campionati europei; primo millenial a segnare in A; primo a esordire in nazionale maggiore da titolare e primo a segnare. "Voglio battere altri record", la sua dichiarazione che unisce leggerezza e spavalderia. Dicono sia sempre stato così, da quando giocava nelle giovanili del Torino e la Juve lo soffiò a 10 anni. Ora il ct Mancini lo ha avvertito: è una punta centrale che finchè ha questa forza fisica può giocare sulle ali. Ma deve crescere ancora molto. Il futuro è così: promette, e poi non sai.

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