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Politica

La castrazione chimica divide M5s e Lega: tutto rinviato sul "codice rosso"

Kittisak Jirasittichai / EyeEm via Getty Images
Kittisak Jirasittichai / EyeEm via Getty Images 

Tutto rinviato sul "Codice rosso". La maggioranza giallo-verde non trova la quadra sulle norme per tutelare le vittime di violenza domestica e di genere e l'unica soluzione è prendere tempo. Stavolta il casus belli è la proposta della Lega sulla castrazione chimica. La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha deciso che la discussione sul ddl riprenderanno il 2 aprile, martedì prossimo. Una riunione convocata in tutta fretta, dopo che, in serata, le deputate di Forza Italia avevano occupato l'Aula per protestare contro il mancato accoglimento dell'emendamento sul revenge porn - ossia la diffusione di immagini intime per vendetta contro qualcuno - che l'opposizione voleva fosse inserito all'interno del disegno di legge per la tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. Al centro della contesa, l'ennesima, tra Lega e Cinque Stelle, c'è appunto il "Codice rosso", il ddl nato dalla collaborazione tra la ministra per la Pubblica amministrazione, la leghista Giulia Bongiorno, e il ministro della Giustizia, il cinquestelle Alfonso Bonafede. Quest'ultimo nella conferenza stampa in cui qualche settimana fa il M5S presentò il suo pacchetto di emendamenti lo definì "blindato". Aggettivo oggi tornato attuale dalle parti dei Cinque Stelle quando la ministra Bongiorno, in linea con un intendimento storicamente caro alla Lega, ha presentato un emendamento per introdurre nel provvedimento in discussione la castrazione chimica.

"Un emendamento per inserire la possibilità di subordinare la sospensione della pena ad un trattamento terapeutico o farmacologico inibitorio della libido - ha spiegato oggi la ministra in un'intervista, aggiungendo che "è su base volontaria, non è un trattamento incostituzionale". Ma i grillini non sembrano per nulla convinti anche perché, come ha sottolineato qualcuno di loro, l'emendamento della Lega è applicabile nei casi in cui è prevista la condizionale e dunque solo a reati minori, dove appunto si prevede la condizionale, come ad esempio il palpeggiamento. Un malcontento destinato a crescere anche se in pochi al momento si sono sbilanciati per scongiurare il rischio che lo scontro con gli alleati di governo si inasprisca. Giulia Grillo ha usato toni molto netti. "Sono ministro della Salute e anche un medico - ha detto - quindi non posso essere a favore di un provvedimento che riduca l'integrità psicofisica di una persona". E ancora: "È praticamente impossibile che dia parere favorevole. Lavoriamo sull'inasprimento delle pene, è là, fra virgolette, che dobbiamo castrare certi comportamenti, che sono obbrobriosi". Insomma, la battaglia sembra appena iniziata. Secondo fonti di agenzia, da Palazzo Chigi è già partita la mediazione: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sta dialogando con la maggioranza e i ministri Bonafede e Bongiorno per evitare che M5s e Lega prendano strade differenti e votino in modo separato.

L'esame del testo riprenderà tra cinque giorni, si ripartirà dall'emendamento presentato dalla deputata di Fi, Federica Zanella, che intendeva introdurre nella legge le norme per la prevenzione e la repressione del revenge porn. Sostenuto dai gruppi dell'opposizione, è osteggiato dalla Lega e ancora di più dal M5S, che stamane al Senato ha presentato un ddl proprio su questo fenomeno. Nel frattempo nella maggioranza è scoppiata la bomba della castrazione chimica. Per disinnescarla ci sono quattro, cinque giorni al massimo.

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