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Cultura

Sfila il Corteo della famiglia: chiede un Fondo salva-famiglia, alternative all'aborto e politiche per la natalità

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Un fondo salva-famiglia, alternative all'aborto, politiche per la natalità, stop assoluto all'utero in affitto. Sono questi i cardini della proposta del Congresso mondiale delle famiglie, che si sta per chiudere a Verona. "Perché la Ue prevede fondi salva-stati che, nella pratica sono salva-banche e non istituisce un fondo salva-famiglie", hanno dichiarato gli organizzatori del Congresso, Toni Brandi e Jacopo Coghe.

La kermesse si è conclusa con il corteo finale per le strade di Verona. Nel 'salotto' cittadino si sono radunate circa 10.000 persone, secondo le prime stime delle forze dell'ordine, che riempiono metà dello spazio della Bra. Tra le tante bandiere, quelle di Alleanza cattolica, dei Giuristi per la vita, del Movimento per la vita, gruppi mariani e devozionali e pro-vita. Tre figli di Massimo Gandolfini, Loretta, Paulo e Maria, in linea con le idee del padre - diversamente dalla primogenita Maria ieri in piazza con le donne - si è presentata tra i partecipanti. Sono presenti, tra gli altri, il sindaco di Verona Federico Sboarina, l'assessore regionale veneto Elena Donazzan e il senatore leghista Simone Pillon.

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Nella "Dichiarazione di Verona" tra le richieste incluse compare il riconoscimento della perfetta umanità del concepito; la protezione da ogni ingiusta discriminazione dovuta all'etnia, alle opinioni politiche, all'età, allo stato di salute o all'orientamento sessuale; la tutela delle famiglie in difficoltà economiche, specie se numerose, e delle famiglie rifugiate; il contrasto all'inverno demografico, tramite leggi che incentivino la natalità.

Il documento dichiara come "urgente" e "inderogabile" il perseguimento di ulteriori obiettivi, come il contrasto alla pratica dell'utero in affitto tramite una moratoria internazionale e la protezione dei minori, a partire dai loro diritti ad avere una mamma e un papà, a non diventare oggetti di compravendita, di abusi sessuali e pedopornografia e a ricevere un'educazione che non metta in discussione la loro identità sessuale biologica e non li induca a una sessualizzazione precoce.

La Dichiarazione di Verona prosegue, sottolineando l'urgenza della tutela dei diritti delle donne, dal ricevere valide alternative all'aborto, alla protezione dallo sfruttamento sessuale e dalla pornografia, alla parità di trattamento salariale, fino alla conciliazione tra lavoro e maternità, attraverso più lunghi congedi parentali e - per chi lo desidera - flessibilità, part time o telelavoro. Le madri che scelgano di dedicarsi esclusivamente ai figli e alla famiglia, aggiunge la Dichiarazione, andrebbero tutelate con una remunerazione adeguata per il lavoro casalingo, laddove lo stipendio del coniuge non sia sufficiente per un'esistenza libera e dignitosa.

Ulteriori punti del documento riguardano il radicale contrasto alla diffusione e alla legalizzazione di ogni tipo di droga e la difesa del diritto dei genitori alla libertà di scelta educativa per i propri figli (art. 26 Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo), specie riguardo la sfera sessuale e l'affettività.

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