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Politica

Ministro Salvini, ce ne faremo una ragione

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Gentile ministro Salvini,

diciamo che, come ci ha insegnato lei, ce ne faremo una ragione. Ce ne faremo una ragione se lei preferisce avere una corsia preferenziale con i giornalisti della carta stampata. Ce ne faremo una ragione se intende escluderci dal novero dei media con cui ha intessere ad avere un rapporto privilegiato, facendo un danno non tanto alla nostra testata, quanto al pluralismo informativo. Non ce lo aspettavamo da lei, che proprio sull'utilizzo del web e degli strumenti social ha mostrato di avere una lungimiranza e una efficacia che tanti suoi colleghi le invidiano. Ci ha fatto uno sgarbo professionale, è evidente. Non si aspetti che oltre al danno saremo proni nel sopportare anche la beffa del silenzio.

Ecco i fatti che le contestiamo.

Ultima giornata del G7 dei ministri dell'Interno a Parigi. Conferenza stampa di Christophe Castaner, ministro della presidenza di turno francese. Intorno a lui i rappresentanti degli altri sette 'grandi'. A seguire, conferenza stampa di Matteo Salvini, solo con i media italiani, disponibile alle domande di tutti. Ma c'è una 'chicca' finale, che lascia il segno: Salvini si apparta con gli inviati dei quotidiani italiani escludendo tutti gli altri, anche noi di Huffpost. Lo annuncia il suo ufficio stampa, proprio lì davanti al ministro, davanti a tutti. Si incontrano, in un balconcino della sala dove si è appena conclusa la conferenza stampa, la stessa dove si sono incontrati i leader, come testimonia il tavolo ancora 'apparecchiato' con le bandierine dei 7 grandi.

La nostra inviata Angela Mauro prova a far notare che non è giusto nei confronti degli altri organi di informazione, tagliati fuori da comunicazioni che evidentemente il ministro desidera riservare solo ai quotidiani, in separata sede. Ma non serve: per una decina di minuti Salvini si ferma a parlare solo con i cronisti della carta stampata. I suoi giustificano la scelta, spiegando che è un modo per gratificare il lavoro dei quotidiani, i quali altrimenti non spenderebbero più dei soldi per stare dietro al ministro. Se il ministro parlasse in maniera trasparente con tutti, tutti 'brucerebbero' il lavoro dei quotidiani che non avrebbero nulla da scrivere per il giorno dopo, questa è la giustificazione fornita.

Al termine, quando il ministro si allontana, veniamo contattati dallo staff di Salvini. Per un chiarimento. Facciamo notare che tutte le redazioni spendono soldi per seguire le trasferte del ministro e che una cosa così non ci era mai capitata con nessun altro leader. Ci viene risposto che il ministro può legittimamente decidere con chi parlare e che anzi dovremmo riconoscere il fatto che la scelta di appartarsi con i cronisti della carta stampata sia stata annunciata e non fatta di nascosto. Noi ribattiamo che va bene tutto, ma non ci si può chiedere di accettare senza fare le nostre rimostranze.

L'ufficio stampa ci ha poi offerto la sua collaborazione in questa telefonata, al termine della quale ci viene detto di fare le domande e che seguirà risposta del ministro. Resta il neo: la scelta di appartarsi solo con alcuni rappresentanti dei media. Se il ministro ora dice che può darci tutte le risposte che vogliamo, allora perché ha ritenuto opportuno appartarsi solo con un gruppo di cronisti?

Diciamolo chiaramente, nella lunga e complicata relazione fra media e politica in questo paese uno dei tipici incidenti era l'esclusione di uno o più giornalisti dall'aereo del presidente, o da quello dei ministri, o dai colloqui degli esponenti di Governo con la stampa. In ogni caso si è sempre trattato di discriminazione. Una scelta che si è sempre rivelata alla fine spiacevole e infausta, e che non ha fatto mai bene né ai ministri che l'hanno presa né ai media che venivano selezionati.

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