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Esteri

Konstantin Malofeev ad Huffpost: "Rispetto Salvini. L'Italia è un'avanguardia europea nella difesa della cristianità"

Wikipedia
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I suoi occhi sono chiari, la sua barba folta e scura, la sua corporatura robusta. Quando riceve i suoi ospiti nei suoi uffici nel cuore di Mosca li fa accomodare un'ampia stanza luminosa ornata di icone religiose, di simboli della tradizione russa e di quadri raffiguranti il volto di San Basilio, uno dei simboli più venerati dalla Chiesa ortodossa a cui lui ha intitolato una delle fondazioni che presiede. "Era un grande uomo" dice sorridendo "nato da una delle famiglie più ricche della Cappadocia decise di donare ai poveri tutto ciò che aveva". È a lui che Konstantin Malofeev, uno degli uomini più ricchi della Russia, si ispira quando promuove le sue attività filantropiche a favore dei movimenti sovranisti e cristiani di tutto il mondo. Nato nel 1974 a Pushchino, nei pressi di Mosca, è un oligarca vicino a Vladimir Putin la cui ricchezza risale soprattutto agli anni Novanta e ai primi anni Duemila, quando attraverso una serie di investimenti bancari e finanziari di successo accumulò un patrimonio stimato intorni ai due miliardi di dollari. Negli ultimi anni Malofeev ha iniziato a investire parte del denaro accumulato in iniziative a favore di movimenti, partiti e persone che ovunque nel mondo promuovano i valori cristiani. Lo strumento di cui si avvale è il Tsargrad Group of Companies, un consorzio di cui lui è amministratore delegato che raggruppa una serie di organizzazioni che rispecchiano i valori in cui crede. Tra di esse ci sono la già citata Fondazione Caritatevole San Basilio il Grande, la Società per lo Sviluppo dell'Educazione Storica Russa "Aquila a due teste", il canale televisivo Tsargrad Tv, l'Istituto di Formazione San Basilio il Grande, l'Associazione Safe Internet League. A seguito di queste sue attività l'intelligence americana lo ha inserito nella black list di persone sanzionate, considerando la sua filantropia come una minaccia per la stabilità dell'Occidente. Già accusato di avere finanziato in passato il Front National di Marine Le Pen, Malofeev è stato conosciuto dal pubblico italiano all'inizio del 2019 a seguito di un'inchiesta dell'Espresso che lo indica come uno dei protagonisti di una trattativa tra Gianluca Savoini, braccio destro di Matteo Salvini, e la controparte russa per erogare dei fondi alla Lega in vista delle prossime elezioni europee. Trattativa che Malofeev nega essere mai avvenuta.

Kontantin Malofeev, i giornali italiani la descrivono come una sorta di Soros sovranista, un oligarca russo che fornisce aiuti ai movimenti sovranisti di tutto il mondo. Si identifica in questa descrizione?

Non voglio essere associato a questo anziano misantropo che non voglio neanche nominare. Data la sua età lui appartiene ormai al passato mentre io ci sarò per ancora molto tempo. Sono una persona cresciuta nell'Unione Sovietica che fin dall'età di 16 anni ha sviluppato idee monarchiche identificandosi nell'idea imperiale russa. Da allora porto dentro di me questi valori, che ho serbato anche quando lavoravo come investment banker negli anni Novanta e Duemila. Oggi sono un sostenitore di chiunque nel mondo difenda i valori cristiani. Presiedo una delle fondazioni ortodosse più grandi del mondo, la Fondazione di San Basilio il Grande, e ho amici in Russia, Europa, Stati Uniti, America Latina e Medio Oriente che lottano perché non vengano dimenticati i principi del nuovo testamento, cosa che se avvenisse comporterebbe l'ingresso in un mondo post-cristiano e post-moderno. Quello che faccio viene demonizzato dalla stampa europea che fa leva su un sentimento russofobo che ha preso piede soprattutto da quando nel 2014 gli Stati Uniti hanno introdotto le presunte sanzioni contro la Russia che in realtà sono contro l'Europa, la cui economia risente del blocco commerciale con le nostre imprese.

Attraverso quali strutture organizza la tutela dei valori cristiani nel mondo?

Molti dei miei amici si riuniscono nel Congresso Mondiale della Famiglia. La famiglia è infatti minacciata dall'ideologia liberale che negli ultimi tempi ha messo sotto attacco le principali istituzioni tradizionali. Inizialmente ha messo sotto attacco la chiesa proprio perché difendeva la famiglia. Poi ha attaccato la sessualità inventandosi la parola "gender" per confondere le identità sessuali. Oggi attaccano la famiglia che è l'ultima trincea della civiltà cristiana e l'ultimo baluardo contro un mondo fondato sul consumo. All'interno della famiglia l'unica moneta di scambio è l'amore gratuito tra familiari, per il quale non esiste una motivazione razionale. In seno alla famiglia apprendiamo il senso del dono e della gratuità che poi a nostra volta trasmettiamo ai nostri figli, cosa che noi cristiani chiamiamo misericordia. Mettendo sotto attacco la famiglia mettiamo sotto attacco ciò che permette la trasmissione alle generazioni future della spontaneità del dono. I liberali vogliono distruggere questa tradizione cristiana perché non vogliono generare figli ma meri consumatori all'interno di una società atomizzata composta da individui capaci solo a consumare ogni prodotto.

Il Congresso Mondiale della Famiglia ha recentemente organizzato a Verona un meeting, cosa che in Italia ha generato enormi polemiche. Anche lei ha sostenuto questa iniziativa?

Vi avrei certamente partecipato come relatore se non fossi colpito dalle sanzioni che mi impediscono di muovermi liberamente. Vi hanno preso parte tanti miei amici, per esempio la presidentessa della Fondazione San Basilio il Grande, Elena Minska. C'era poi Aleksey Komov, che in passato ha lavorato per me e che è rimasto un caro amico; c'erano poi il presidente di Pro Vita Onlus Toni Brandi; Padre Antoni, arcivescovo ortodosso di Vienna e Budapest; il fondatore dell'Organizzazione Nazionale americana per il Matrimonio Brian Brown; Padre Dimitri Smirnov che si occupa della difesa della famiglia per il patriarcato di Mosca. Conosco poi molti politici italiani che sono intervenuti come relatori.

Come per esempio Matteo Salvini?

Si, lo rispetto molto perché oggi l'Italia è un'avanguardia europea nella difesa della cristianità.

Che politiche starebbe promuovendo la Lega per difendere il cristianesimo in Europa?

Sta promuovendo politiche di contenimento dell'immigrazione facendo così riemergere domande profonde che negli ultimi 30 anni erano stata totalmente offuscate. A seguito del confronto con l'immigrazione gli europei si chiedono: qual è la nostra identità? Cosa ci definisce europei? Quali sono le caratteristiche che accomunano tutti i popoli europei e che invece ci diversificano dagli altri? La risposta è una: l'elemento comune a tutti gli europei sono le nostre radici cristiane, che diventano quindi un metro di identità. Questa è la risposta che i burocrati di Bruxelles non vogliono a dare ai propri popoli preferendo fare credere che essere europei significhi essere tutti uguali e solidali, che è peraltro la stessa retorica che ci veniva propinata nell'Unione Sovietica per farci dimenticare le nostre varie identità etniche e religiose a favore dell'adesione all'ideologia comunista. Oggi come allora questa retorica è arrivata al capolinea. Se chiunque può essere europeo allora nessuno lo è veramente e ciò sta avendo forti ripercussioni politiche, basti vedere la crescita dei sovranismi e l'incapacità dei burocrati di definire dove inizi e dove finisca l'Europa. Se l'uguaglianza e la solidarietà si traducono solo nel pagamento del mantenimento degli immigrati da parte dei cittadini allora questi non solo non si sentiranno europei ma si rifugeranno nei nazionalismi di stampo ottocentesco. Come si può dunque evitare che la crescita dei nazionalismi a cui già assistiamo si traduca in aggressività reciproca? Beh, individuando il minimo comune denominatore tra tutti loro, che non ha caso sono di nuovo le nostre radici cristiane, le uniche che possono salvare l'Europa. Per questi ritengo che il congresso di Verona sia stato un momento di difesa dell'Europa.

Eppure lei è accusato di avere foraggiato alcuni di questi nazionalismi, come quello del Front National in Francia e più recentemente quello della Lega in Italia. Ritiene sia legittimo influenzare le politiche domestiche di un Paese straniero?

Io influenzo gli altri Paesi solo dal punto di vista ideologico attraverso i miei media, le mie fondazioni e i miei amici sparsi per il mondo che condividono la mia sensibilità. Non ho mai finanziato alcuna forza politica europea.

Eppure l'Espresso la indica come partecipante ad una trattativa con la Lega per erogare fondi al partito di Salvini in vista delle prossime elezioni europee. Come risponde?

Ho letto l'articolo dell'Espresso e mi sono messo a ridere. Sono accuse infondate che mi ricordano il caso del Russia Gate, che dopo due anni di investigazioni non ha fatto emergere uno straccio di prova. Non è la prima volta che assisto a inchieste faziose di questo tipo, che sono cresciute di numero e di intensità da quando nel 2014 è iniziata la campagna russofoba degli Stati Uniti e dell'Unione Europea. Sembra che alcuni giornalisti facciano a gara a chi riesce a dimostrare maggiormente di stare combattendo contro l'influenza russa, senza però riuscire mai a fare emergere una prova. In questo caso perché non vengono indicati i fatti? Perché non vengono rese pubbliche le fonti? Non c'è alcuna prova, solo accuse.

L'Espresso la indica anche come vicino a Gianluca Savoini, l'uomo che gestisce i rapporti con la Russia per conto di Matteo Salvini. Eppure Lei e Savoini non siete mai apparsi in pubblico insieme. Come mai tanta discrezione?

Non sono una figura pubblica e non devo rendere conto a nessuno di chi frequento o con chi mi faccio vedere. Non sono obbligato a dare alcuna risposta a nessuno.

Qui la questione si fa però politica perché riguarda possibili influenze russe alle prossime elezioni europee a favore dei sovranisti...

Non nascondo che la formazione di un forte blocco sovranista all'interno del parlamento europeo risponda a molti interessi russi. In primo luogo perché esso darebbe espressione al malcontento dei popoli europei legato anche alle assurde politiche russofobe dei tecnocrati. Inoltre questo blocco coinvolgerebbe anche molti partiti sovranisti dell'Europa dell'Est ancora permeati da un retaggio anti-sovietico che è stato trasformato strumentalmente in russofobo. Le convergenze di ideali e di interessi tra questo gruppo e la Russia, come la lotta all'immigrazione e la difesa delle comuni radici cristiane, favorirebbe il superamento del nazionalismo russofobo, fenomeno che è già peraltro in calo in tutti i Paesi dell'Europa orientale tranne che in Polonia dove alcuni gruppi di interessi britannici e americani incentivano il ricordo dei conflitti del passato per istigarli contro di noi. Sono però convinto che i popoli supereranno questi retaggi prima dei governi, i quali sono spesso molto più russofobi dei propri cittadini.

I sovranisti hanno anche degli ideologhi internazionali. La stampa italiana ha parlato soprattutto dell'americano Steve Bannon e del suo connazionale Alexandr Dugin. Ci racconti dei suoi rapporti con Dugin...

Io e il professor Dugin ci conosciamo da diversi anni e per me è un piacere e un onore potere parlare regolarmente con un grande filosofo come lui. Siamo naturalmente due persone con un approccio alla vita diverso. Io ho ancora la mentalità di un investment banker, cosa che mi rende una persona pragmatica e con un approccio pratico alla vita. Dugin è invece un filosofo che applica alla politica e alla geopolitica le sue visioni sulla Russia e sul mondo. Ritengo che la sua visione multipolare del mondo e la Quarta Teoria Politica stiano avendo un grande impatto sulla filosofa mondiale.

Steve Bannon ritiene invece che gli Stati Uniti debbano superare la propria russofobia perché la chiesa ortodossa russa starebbe preservando le radici giudaico-cristiane dell'Occidente in cui lui si identifica. Condivide questa visione?

Non mi riconosco minimamente in questa terminologia tipicamente americana. Essa ha origine dai primissimi giorni di esistenza del protestantesimo di Zwingli e Calvino ed è espressione di una mentalità molto vicina alla sensibilità ebraica e all'interpretazione ebraica del nuovo testamento. Essa è stata poi importata dai padri fondatori in America dove protestanti, puritani inglesi ed ebrei hanno dovuto trovare una forma di convivenza legittima ma totalmente estranea alla mia impostazione ortodossa. Comprendo il punto di vista di Bannon ma è qualcosa che non mi appartenga minimamente.

Infine, ci spieghi quanto lei è vicino a Putin. In che modo il presidente russo incarna lo spirito imperiale in cui lei si identifica?

Vede, l'idea monarchica non corrisponde solo al desiderio del ritorno di un re, indica invece un insieme di valori che ritengo necessari per governare la Russia. La storia russa recente, in particolare gli anni che hanno seguito il crollo dell'Unione Sovietica, ben evidenzia quanto un sistema democratico sia influenzato dal potere del denaro e quanto al suo interno la partecipazione alla vita pubblica sia vincolata ai soldi di cui si dispone, necessari per le campagne elettorali e per la diffusione delle proprie idee. Spesso la democrazia si traduce in un sistema di potere che favorisce il potere dei banchieri, dei ricchi e degli oligarchi senza garantire gli strumenti per combattere la corruzione e per tutelare l'interesse nazionale e la protezione sociale dei cittadini. In un sistema monarchico, invece, il sovrano è costretto a fare prevalere l'interesse del popolo rispetto sia al suo che a quello dei ricchi perché sa che altrimenti il conto lo pagherà suo figlio quando prenderà il suo posto. Da questo punto di vista Vladimir Putin incarna perfettamente l'idea monarchica nel momento in cui ha ridato alla Russia una prospettiva di lungo periodo. Ha preso in mano il Paese dopo i dieci anni più difficili della nostra storia e lo ha rilanciato esercitando due forme di potere: il potere legale che deriva dalla sua carica presidenziale e il potere della sua autorità dovuta alle sue politiche volte non agli interessi degli oligarchi ma di ciò che lui ritiene necessario per la Russia. Se venisse meno la sua figura, la Russia probabilmente crollerebbe in una situazione simile a quella degli anni Novanta. Non so quanto Putin sia consapevole di incarnare lo spirito monarchico, lui stesso non ha mai detto di esserlo. Nel 2001, però, ha pubblicato un libro intitolato "Confessioni della prima fede" in cui loda il modo in cui Francisco Franco restaurò la monarchia spagnola. Ho grande fiducia in lui.

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