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Cultura

Gino Paoli: "Il M5s è stato fagocitato: mai fare assaggiare il potere a nessuno. Io sono anarchico"

Sergione Infuso - Corbis via Getty Images
Sergione Infuso - Corbis via Getty Images 

Gino Paoli pubblica "Appunti di un lungo viaggio" - doppio disco in uscita il prossimo 19 aprile per celebrare i suoi 60 anni di carriera - e in occasione di questa nuova avventura musicale si confessa a Il Messaggero.

Nei pezzi nuovi c'è molto dell'Italia di oggi: traspare la disillusione, il rifiuto. Non è più possibile migliorare in modo collettivo. La società del consumismo è scoppiata.

Poi Paoli riflette sul bisogno di cambiamento di cui, secondo la sua opinione, la nostra società necessiterebbe, a partire dalla mentalità.

I ragazzi non vogliono cambiare il mondo, gridano basta plastica. Bisogna cambiare la mentalità della gente, insegnare ai giovani come seguire le regole.

A proposito di cambiamento e di politica, il cantautore parla anche del M5s e di come, rispetto agli inizi, la natura del movimento sia mutata.

Beppe Grillo ha provato a fare qualcosa. Era partito bene. Ora non ci crede più, penso. I suoi sono stati fagocitati. Non devi far assaggiare a nessuno il potere.

Raccontando i suoi 60 anni di carriera, Gino Paoli commenta la sensazione donata da un percorso artistico tanto lungo. Per festeggiare i sei decenni di carriera, Paoli sarà anche protagonista di tre eventi speciali dal vivo, a partire da "Una lunga storia" che andrà in scena il 12 maggio all'Auditorium Parco della Musica di Roma, poi il 13 luglio ad Umbria Jazz e il 18 luglio nella 'sua' Genova, per un concerto ai Parchi di Nervi.

Ho avuto fortuna, ho imparato a comunicare come lo zoppo a usare il bastone, altrimenti sarei stato un disgraziato isolato. Gli artisti sono degli handicappati [...] Non ho Dio né padroni, continuo ad essere anarchico e non credo nemmeno alla morte.

Paoli è uno dei maggiori esponenti della scuola dei cantautori genovesi e, ripercorrendo la sua carriera, non può che riservare un pensiero a quelli che sono stati i suoi compagni di viaggio artistici, ormai scomparsi.

È una strana sensazione, se ne sono tutti andati, Luigi, Bruno, Fabrizio, Umberto. A Genova c'è una Casa del cantautore, mi sono lamentato: scrivete cantautori, al plurale, sennò pensano che sia casa mia.

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