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Politica

Tra M5s e Lega c'è pure Assange: i pentastellati lo vorrebbero accogliere in Italia, Salvini gelido

ASSOCIATED PRESS
ASSOCIATED PRESS 

C'è persino Julian Assange nelle tensioni tra il M5s e la Lega, partner di governo sempre più distanti, almeno in questa fase di campagna per le europee. I pentastellati si scaldano per l'arresto del capo di Wikileaks a Londra, sul quale pende una richiesta di estradizione degli Stati Uniti con l'accusa di aver diffuso documenti riservati del Pentagono sulle guerre in Afghanistan e Iraq. La Lega invece prende tutte le distanze del caso, anche se Assange è difeso addirittura dal Cremlino, istituzioni con cui Matteo Salvini ha legami di 'amicizia', diciamo così. E quando nel pomeriggio il sottosegretario agli Interni Carlo Sibilia fa sapere di aver avviato tutte le verifiche del caso per estradare Assange in Italia, dagli uffici del ministro al Viminale trapela solo gelo.

Il vicepremier leghista non ha alcuna intenzione di cavalcare il caso Assange. In primis, spiegano i suoi, non si capisce come possa essere estradato in Italia. Ma a parte il lato giuridico della questione, l'arresto del capo di Wikileaks, da sempre un'icona per il M5s in fatto di libertà di espressione sul web e più in generale di stampa, non è affare di cui Salvini voglia occuparsi. Non è nell'agenda dei suoi temi politici e di campagna elettorale. E poi una difesa di Assange significherebbe infilarsi in un caos diplomatico con i governi di Londra e Washington ed esporrebbe il leghista ancor di più alle accuse di flirtare con Vladimir Putin, che è dalla parte di Assange come di Edward Snowden, l'altro 'whistleblower', ex talpa della National Security Agency degli Usa, riparato ormai da anni in Russia. Ecco sarebbe una mossa rischiosa, sotto elezioni europee: potrebbe irritare ancor di più i sovranisti dell'est - i polacchi di Kaszynski - che ancora non si decidono ad allearsi con Salvini perchè diffidano dei suoi legami con Mosca. Ci manca solo Assange.

Ma nel M5s la musica è totalmente diversa. Stamane il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano ha aperto le danze in difesa del capo di Wikileaks: "L'arresto di Assange, dopo 7 anni di ingiusta privazione di libertà, è una inquietante manifestazione di insofferenza verso chi promuove trasparenza e libertà come WikiLeaks. Amici britannici, il mondo vi guarda, l'Italia vi guarda. Libertà per Assange".

Per Assange, persino Alessandro Di Battista ha rotto il silenzio stampa: "C'è chi fa finta di difendere la libertà di stampa, ma in realtà difende soltanto editori senza scrupoli e osceni finanziamenti pubblici. Non sono giornalisti ma 'sicari' della libertà di informazione. Volete sapere chi sono? Sono tutti coloro che non difenderanno un patriota dell'umanità come Assange. Il governo italiano ha il dovere di mettere in campo ogni iniziativa possibile a sostegno di Assange, altrimenti non ci sarà alcuna differenza con gli scendiletto degli Usa che ci hanno governato negli ultimi trent'anni".

Quindi, la mossa di Sibilia, che annuncia all'AdnKronos di aver avviato le verifiche per dare asilo ad Assange. Benchè lui stesso ammetta che pare "non ci sia alcun presupposto per l'estradzione" in Italia. "Certo è che tappare la bocca a chi ha avuto il coraggio di far conoscere al mondo notizie scomode, è un brutto segnale per la democrazia: dal Regno Unito non me lo sarei mai aspettato".

Posizionamenti tattici e politici anche sulla testa di Assange. Il quale, c'è da dire, ora che è agli arresti dopo sette anni di asilo nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, ora che è finito in manette perché 'stranamente' l'Ecuador non gli ha più rinnovato la cittadinanza, ora che si ritrova catturato da Scotland Yard e in attesa di capire se sarà estradato negli Usa dove rischia la pena di morte, si ritrova con meno 'amici' di prima.

Molti di coloro che lo hanno difeso in passato ora tacciono. Per esempio, Jeremy Corbyn, il capo del Labour ora impegnato in complicatissime trattative bipartisan con la premier Theresa May su Brexit. Ecco, l'arresto di Assange, giusto all'indomani del lunghissimo e difficilissimo consiglio europeo straordinario sul divorzio tra Londra e Bruxelles, è boccata di ossigeno per May, che infatti sfrutta questa notizia per aprire il suo discorso in Parlamento oggi. Ma, al contrario, è fonte di imbarazzo per Corbyn, che non ne parla affatto, rimangiandosi le parole spese in difesa di Assange in quanto simbolo della libertà di stampa.

Del resto, Corbyn non è l'unico a tradire imbarazzo. Mentre in Francia Jean-Luc Mélenchon di France Insoumise chiede al suo governo di dare asilo politico ad Assange, che ha "agito per la causa della libertà e dell'indipendenza della Francia, rivelando pratiche aggressive contro di noi", in Italia la sinistra radicale tace. Eppure fino a poco fa i partiti che ora si presentano alle europee sotto la siglia 'La sinistra' stavano per siglare un'alleanza anche con il movimento di Yanis Varoufakis Diem25. L'ex ministro greco è uno strenuo sostenitore di Assange, lo ha invitato in videoconferenza ai suoi eventi anche in Italia e oggi Diem25 dice: "L'arrresto di Assange è una agghiacciante dimostrazione dell'attuale indifferenza per i diritti umani e per la libertà di parola da parte dell'establishment e dell'estrema destra che avanza. Il messaggio è chiaro: perseguitare le voci del dissenso e creare un'atmosfera di paura".

Da sinistra in Italia, nulla. Mentre il Pd, lungi dal prendere le difese di Assange, si chiede se la posizione del M5s sia quella di tutto il governo: "Siamo diventati satellite della Russia", dice il capogruppo al Senato Andrea Marcucci.

Assange è personaggio discusso, finito anche nel Russiagate con l'accusa di aver rivelato le mail di Hillary Clinton durante la campagna elettorale per le presidenziali nel 2016, mail che secondo il procuratore statunitense Robert Mueller sarebbero state fornite a Wikileaks dai servizi russi. Ma è certo che la sua Wikileaks ha avuto un ruolo importantissimo nella diffusione delle atrocità compiute dai soldati statunitensi nelle guerre in Afghanistan e Iraq. Merito della documentazione militare riservata che, secondo l'accusa statunitense, sarebbe stata fornita a Wikileaks da Chelsea Manning, l'ex militare statunitense finita in carcere in isolamento per sette anni, poi graziata da Barack Obama e ora di nuovo in carcere perchè si è rifiutata di testimoniare contro Wikileaks. La documentazione riservata, in particolar modo il video 'Danni collaterali', mostrava militari Usa che uccidono civili disarmati.

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