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Politica

Ex presidente Ama denuncia pressioni dalla Raggi. Lega chiede dimissioni e ritiro "salva Roma"

Simona Granati - Corbis via Getty Images
Simona Granati - Corbis via Getty Images 

Dopo la richiesta di dimissioni per il sottosegretario leghista Armando Siri da parte del Movimento 5 stelle, arriva una doppia "ritorsione" della Lega contro il sindaco di Roma Virginia Raggi. Da un lato chiede le dimissioni della sindaca M5S, dall'altra chiede il ritiro della norma "salva Roma" dal decreto crescita.

Lo spunto lo dà l'inchiesta dell'Espresso, che parte da un esposto in cui l'ex presidente e ad dell'Ama, azienda municipalizzata romana dei rifiuti, tira in ballo in prima persona la sindaca di Roma Virginia Raggi per "avere fatto pressioni" per ottenere la modifica del bilancio aziendale. Un documento affidato ai magistrati della Procura di Roma con tanto di audio della sindaca, da cui emergerebbero le "richieste" della Raggi. "Nessuna pressione", smentisce il Campidoglio. "Nessuna pressione ma solo tanta rabbia per chi non ha fatto bene il lavoro per il quale era pagato" afferma su Fb Virginia Raggi, sottolineando che "indagano gli altri", e il riferimento è non solo al leghista Armando Siri, ma ai dem Catiuscia Marini e Nicola Zingaretti, "ma parlano di me. Molto rumore per nulla". Poi a PiazzaPulita, su La7, rincara la dose contro Bagnacani: "Il manager ha una responsabilità: deve tenere pulita la città. Io non ho fatto nessuna pressione. Mi sono limitata a riportare al manager una cosa che mi era stata detta dal ragioniere generale, dal dg di roma, dall'assessore al bilancio, dal segretario generale, dal collegio dei revisori e dai dipartimenti, ovvero che il bilancio così non era approvabile perché non veritiero e corretto. Io non potevo approvare un bilancio non veritiero. Non esiste al mondo, semmai sono stata io e i miei uffici a subire pressioni perché approvassimo un bilancio non veritiero e corretto".

La polemica politica esplode per volontà della Lega, alleato di Governo a livello nazionale, ma habitué delle polemiche con il Campidoglio. La prima ritorsione la muove per prima il ministro degli Affari regionali, la leghista Erika Stefani, seguita a stretto giro dal collega Gianmarco Centinaio e da altri: "Se il contenuto delle intercettazioni del sindaco Raggi corrispondesse al vero - afferma - sarebbe la confessione di un grave reato e la chiara ammissione di una palese incapacità a governare. Per coerenza con le regole del movimento ci aspettiamo le sue immediate dimissioni".

A rincarare la dose è Matteo Salvini: "La Raggi non è più adeguata a fare il sindaco e non per eventuali illegalità che eventualmente accerterà la magistratura, il mio è un giudizio politico. Se un sindaco dice che i romani aprono la finestra e vedono la merda e che ha la città fuori controllo, non può fare il sindaco a Roma come a Cernusco sul Naviglio" dice il vicepremier a Porta a Porta.

La seconda ritorsione è nella richiesta della Lega di stralciare la norma "Salva Roma" dal dl crescita. E la misura potrebbe alla fine non comparire in quel testo anche perché esula dalla materia del decreto. Lo riferiscono all'ANSA fonti governative. La versione finale del provvedimento, che tornerà in Cdm il 24 aprile, non è però ancora pronta. E al momento trova conferma, da fonti governative leghiste, solo la richiesta dello stralcio. Da giorni, ricordano le stesse fonti, Matteo Salvini ha espresso dubbi sulla norma. "Non pagheremo debiti fatti da altri, a differenza dei governi del passato" aveva detto il vice premier leghista. Trapelano fonti M5S, che replicano di non voler accertare ricatti: "eliminare questa norma, che è a costo zero per lo stato, significa fare un torto non al movimento 5 stelle, ma a tutti gli italiani".

Il barometro sull'amministrazione capitolina, dopo la vicenda nomine, torna a segnare "burrasca". Nel procedimento aperto a piazzale Clodio, al momento risulta indagato per tentata concussione il dg del Campidoglio, Franco Giampaoletti, oltre che l'ex ragioniere del Comune, Luigi Botteghi e il capo ad interim della Governance, monitoraggio e controllo organismi partecipati Giuseppe Labarile. La vicenda riguarda i 18 milioni di credito per i servizi cimiteriali vantati da Ama, e proprio su questi crediti Bagnacani nel suo esposto, anticipato dal sito del settimanale L'Espresso, sostiene di avere ricevuto pressioni per non inserirli nel bilancio della municipalizzata. Versione smentita da Palazzo Senatorio che anzi sottolinea come "il bilancio proposto dall'ex ad Lorenzo Bagnacani non poteva essere approvato dal socio Roma Capitale perchè non avrebbe rispettato la legge" visto che "il ragioniere generale, il direttore generale, il segretario generale, l'assessore al Bilancio e tutti i dipartimenti competenti hanno certificato l'assoluta mancanza di possibilità di riconoscere il credito inserito nel progetto di bilancio".

Ma il manager, congedato dall'amministrazione nel febbraio scorso, afferma nell'esposto che, oltre alle "interferenze" "sull'intero cda dell'azienda", poi dimessosi, la sindaca lo avrebbe spinto "a togliere dall'attivo (il bilancio era in utile per oltre mezzo milione di euro, un dato di poco inferiore rispetto a quello dell'anno precedente) crediti che invece erano certi, liquidi ed esigibili con l'unico obiettivo - sostiene Bagnacani - di portare i conti di Ama in rosso". Sullo sfondo secondo l'ex manager "il rischio di privatizzazione di Ama".

A corredo della denuncia anche una serie di audio di incontri avvenuti nell'autunno scorso tra la Raggi e l'ex numero uno di Ama. "Devi modificare il bilancio come chiede il socio. Tu lo devi cambiare comunque, anche se ti dicono che la luna è piatta", le parole della sindaca che in un'altra intercettazione si lamenta dello stato in cui versano le strade. "Se i romani si affacciano vedono la merda in città, in alcune zone purtroppo è così, in altre zone è pulito e tenete bene, in altre zone non c'è modo, non c'è modo". E ancora: "io ho la città praticamente fuori controllo, i sindacati che fanno quel cazzo che vogliono".

Anche alla luce di queste intercettazioni da più parti politiche si chiede alla sindaca di fare un passo indietro. "Ci aspettiamo un gesto finalmente concreto da parte del sindaco Raggi, come chiederebbe il Movimento Cinque Stelle a chiunque si trovasse nelle sue condizioni", afferma il ministro ed esponente della Lega, Gian Marco Centinaio. Stessa richiesta avanzata da rappresentati del Pd e di Forza Italia. "Quanto emerge da alcune intercettazioni pubblicate è gravissimo",afferma il deputato e membro della Direzione Nazionale del Pd Roberto Morassut.

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