Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Politica

Matteo Salvini contro i sindaci. Dietro lo scontro il tentativo leghista di scalare l’Anci

Stefano Montesi - Corbis via Getty Images
Stefano Montesi - Corbis via Getty Images 

L'ennesimo fronte aperto da Matteo Salvini con l'Anci, in merito alla direttiva sulla sicurezza urbana emanata ieri, suona come un avvertimento: a maggio andranno a votare quasi quattromila comuni e il centrodestra si presenta con il vento in poppa. Se la Lega dovesse fare man bassa di sindaci, è evidente che i vertici dell'Associazione che li raggruppa non potranno rimanere appannaggio quasi esclusivo di esponenti del Pd. Il rinnovo degli organi dirigenti è previsto per ottobre e per allora "ci potranno essere cambiamenti importanti negli equilibri politici", come si augura il responsabile enti locali del Carroccio, Stefano Locatelli. "L'Anci deve fare l'interesse dei comuni – prosegue il sindaco leghista di Chiuduno – non essere organo di governo o di opposizione. Negli anni scorsi si è dimostrata appiattita sulle posizioni dell'esecutivo, ora invece c'è qualche sindaco che contesta solo per motivi politici, come de Magistris e Orlando, e altri che sono in campagna elettorale, come Nardella e altri, e devono far sentire la propria voce".

Una lettura opposta a quella che dà Federico Pizzarotti, attuale vicepresidente dell'Anci, che riconosce come negli ultimi anni l'Associazione a traino di centrosinistra abbia "mantenuto un equilibrio politico e difeso realmente gli interessi dei comuni. E questo lo dico oggi come lo dicevo quando ero nel M5S". La sua interpretazione delle mosse di Salvini è allora tutta politica: "Il Ministro attacca i sindaci, cercando di dimostrare che non fanno il loro lavoro e che sarebbe meglio sostituirli alle prossime elezioni con i suoi candidati. Certamente, se questa operazione riuscisse, la Lega potrebbe ottenere anche ruoli importanti all'interno dell'Anci, con l'obiettivo di orientarne l'azione in maniera più coerente con le linee politiche del governo".

Ma mentre Salvini sposta lo scontro sul piano politico ("C'è qualche sindaco di sinistra che fa polemica a prescindere su tutto"), i rappresentanti dei comuni provano a tenere il punto sul merito della direttiva, per evitare strumentalizzazioni. Certo, le parole di Leoluca Orlando, che arriva a evocare le "leggi razziali", in qualche modo fanno il gioco del leader del Carroccio. E infatti i suoi colleghi appaiono molto più cauti, anche sulla possibilità di ricorrere alla giustizia amministrativa per opporsi a un intervento dei prefetti, come previsto dalla direttiva emanata dal Viminale.

"Una cosa è certa, non ci faremo scavalcare nelle nostre prerogative", spiega Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e presidente di Legautonomie. "Salvini deve occuparsi della sicurezza del Paese e ha tutti gli strumenti a disposizione per farlo. Questa direttiva è solo un atto di propaganda elettorale, scollato dalla realtà. Il ministro dell'Interno dovrebbe essere il principale alleato dei sindaci, invece da quando c'è Salvini al Viminale è il principale provocatore". Sulla possibilità di ricorrere al Tar rimane cauto, senza escludere nulla: "Utilizzeremo tutti gli strumenti a nostra disposizione, compresi quelli giuridici".

Di "atti muscolari della campagna elettorale" parla anche il primo cittadino milanese, Giuseppe Sala, mentre il suo collega partenopeo, Luigi de Magistris, ne fa una questione sociale, oltre che di sicurezza: "Il Ministro che dirige le forze di polizia – spiega – ammette la sua impotenza, scarica le responsabilità sui prefetti e delegittima i sindaci. Cosa grave, dice anche che gli spacciatori possono stare nelle periferie, ma non nelle zone centrali. Divide gli abitanti in ricchi e poveri, privilegiati e sfortunati".

Ma lo scontro politico non riguarda solo la Lega e il Pd. Tra gli obiettivi immediati di Salvini, infatti, c'è la conquista del Campidoglio e per questo ha messo nel mirino già da qualche tempo Virginia Raggi, la cui posizione al vertice dell'Amministrazione capitolina appare sempre più incerta, dopo le rivelazioni odierne de L'Espresso. Luigi Di Maio è stato tra i primi a frenare sulla direttiva del suo collega vicepremier e anche il sindaco cinquestelle di Livorno, Filippo Nogarin (ora candidato alle europee), non va troppo per il sottile nei confronti dell'alleato di governo: "Il Ministro dell'Interno dovrebbe avere un po' più di rispetto per i sindaci. Se vuole sostituirsi a uno di loro si candidi e si faccia votare. Altrimenti si impegni a fare il proprio dovere, che è quello di fornire alle Questure i poliziotti necessari a garantire l'ordine e la sicurezza pubblica nelle città".

Nel merito, anche Pizzarotti è d'accordo: "Salvini dovrebbe parlare di assunzioni e investimenti per le forze dell'ordine, visto che dopo un anno che è al governo i problemi sono rimasti intatti: indossare delle felpe o fornire pistole di plastica non serve a niente". Ma il sindaco di Parma bacchetta i suoi ex compagni di partito sul piano politico: "Ormai sappiamo che a ogni azione di Salvini corrisponde la reazione di Di Maio e gli altri. Ma se rimani un suo alleato, ne condividi anche le posizioni. Opporsi solo sui giornali non basta, se poi non rompi. Non possono continuare a fare tutto da soli, maggioranza e opposizione, per poi restare appaiati al governo".

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione