Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Politica

Scaricabarile sulle province

Pacific Press via Getty Images
Pacific Press via Getty Images 

Quel testo, che ha nella pancia la colpa di ripristinare l'elezione diretta dei consiglieri provinciali, è della Lega. È da poco passato mezzogiorno quando Luigi Di Maio scarica sugli inquilini di governo la responsabilità delle linee guida per la riforma degli enti locali anticipata dal Sole 24 ore. In quel testo c'è scritto che le province risorgono. Con poltrone per 2.500 tra consiglieri, assessori e presidenti. Troppo per i 5 stelle, che del taglio ai costi della politica hanno fatto da sempre la loro bandiera. Al vicepremier grillino bastano due righe: "Per me le Province si tagliano. Punto. Ogni poltronificio per noi deve essere abolito. Efficienza e snellimento, questi devono essere i fari". Poche ore e fonti della Lega rivelano a Huffpost: "Le linee guide sono state condivise, se è cambiato qualcosa lo dicano i grillini". Aggiungendo che il Carroccio vuole tenere il punto sull'elezione diretta degli organi provinciali, ritenuta una forma di "piena dignità". A stretto giro una fonte M5s replica: "Mai cambiata la nostra linea sulle province e sul taglio agli sprechi. La Lega inventa, evidentemente, per nascondere la sua volontà di mantenere un poltronificio senza senso. Il dossier sulle province è in mano al Carroccio. Noi vogliamo tagliarle, loro no e devono spiegare anche questo". Ma il nervo è scopertissimo perché la Lega non tarda a replicare. "I 5S non possono cambiare idea ogni giorno su tutto. Oggi tocca alle Province, distrutte da Renzi con gravi danni per i cittadini e per la manutenzione di scuole e strade. Un viceministro 5S lavora per rafforzarle, un altro ministro 5stelle lavora per chiuderle. L'Italia - concludono fonti Lega - ha bisogno di un sì e di serietà, non di confusione".

Dovevano ridurre i costi della politica. E invece torneranno a farli lievitare, e anche di molto. Il governo del cambiamento si appresta a varare una riforma che porterà alla riesumazione dei consigli provinciali e dei loro presidenti. Alla elezione di 2.500 consiglieri e relativi presidenti. Il ritorno al passato, come si diceva, è contenuto nella bozza delle linee guida per la riforma degli enti locali. In questo passaggio significativo, riportato dal Sole: "La Provincia ha un presidente, eletto a suffragio universale dai cittadini dei Comuni che compongono il territorio provinciale, coadiuvato da una giunta da esso nominata". E a coadiuvare il presidente ci sarà il Consiglio "con poteri di indirizzo e controllo, eletto a suffragio universale".

Poche righe per un poderoso salto all'indietro, pre riforma Delrio. A scriverle, su carta intestata della presidenza del Consiglio sono i componenti del tavolo tecnico-politico in conferenza Stato-Città istituito dal Milleproroghe, guidato dal sottosegretario leghista Stefano Candiani e dal viceministro all'Economia, la cinque stelle Laura Castelli. I 5 stelle, però, negano ora la condivisione con il Carroccio. "Anche sul caso Arata-Siri dicono la loro ma la verità è che non hanno ancora chiarito. Il dossier sulle province è in mano al Carroccio", insiste la stessa fonte grillina.

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione