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Esteri

La strage delle Guardie Svizzere, un vero segreto di Stato (e non di un solo Stato)

La strage delle Guardie Svizzere, un vero segreto di Stato (e non di un solo Stato)

È perentoria l’avvocato Laura Sgrò: “L’indagine vaticana sulla possibilità che Estermann fosse una spia è pressochè nulla”. Estermann è Alois Estermann, un ufficiale che per sole quarantott’ore non divenne il Comandante delle Guardie svizzere dopo che una folgorante carriera lo aveva portato al vertice dell’esercito più piccolo del mondo, che veste la divisa disegnata da Michelangelo.

La sera del 4 maggio 1998 venne ucciso in lago di sangue insieme alla moglie venezuelana e a una giovane guardia che secondo la ricostruzione ufficiale sarebbe stato l’autore del duplice omicidio e si sarebbe poi suicidato.

Una ricostruzione che fa acqua da tutte le parti, come ha ricostruito Sgrò nel libro “Sangue in Vaticano” (Rizzoli). E che non regge non solo in base alle molteplici incongruenze della scena del crimine, ma anche da quanto abbiamo appreso negli ultimi due decenni sull’attività di quello che fu dei migliori servizi segreti del mondo, la Stasi guidata dal Markus Wolf, “l’uomo senza volto”.

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L’apertura degli archivi seguiti alla caduta del Muro di Berlino, e lo studio dei documenti, danno oggi una nuova consistenza alla figura di “Werder”, questo sarebbe stato il nome in codice di Estermann all’interno del Ministero per la sicurezza dello Stato della Ddr (ipotesi sempre respinta allora dal Vaticano).

Solo da pochi anni sappiamo quale fosse il grado di operatività della Stasi in Italia (coinvolta nel 1978 nel rapimento e uccisione di Aldo Moro) e in Vaticano (secondo il giudice Ferdinando Imposimato la Stasi era coinvolta anche nel caso della sparizione di Emanuela Orlandi, 1983)

Secondo quanto ha ricostruito il ricercatore Gianluca Falanga (2017) il caso più spettacolare degli agenti Stasi in Italia fu quello dell’agente Mungo, alias Ingolf Hähnel, un pluridecorato tenente colonnello dell’intelligence che nel 1977 riesce a infilarsi dappertutto, ma soprattutto presso la segreteria di Stato vaticana dove incontra il giovane Angelo Sodano, prima dell’incarico di nunzio in Cile, e dentro Botteghe Oscure di Berlinguer.

Alois entra nella Guardia svizzera nel 1980 direttamente con il grado di capitano (con grande sorpresa dei capi delle Guardie svizzere di allora); dopo soli tre anni è maggiore, anche se non è sposato (condizione richiesta per accedere al grado). Insomma brucia le tappe. Secondo la testimonianza resa a Imposimato dal colonnello Gunter Bohnsack per quasi 25 anni nella sezione “Misure attive” proprio nell’Hva , Estermann era stato reclutato da giovane studente personalmente da Wolf che aveva frequentato a Berna.

Una eccezionale somiglianza con Giovanni Paolo II gli permetteva di “sostituire” il Papa polacco negli spostamenti a rischio particolarmente all’estero (secondo quanto affermato al Corriere della Sera, pochi giorni dopo l’assassinio il 9 maggio 1998 dal giudice Rosario Priore”). Nel 2011, uno dei “gladiatori“ italiani Nino Arconte ha dichiarato alla “Nuova Sardegna” di essere stato contatto da “Werder” pochi mesi prima dell’assassinio perchè avrebbe voluto defezionare negli Stati Uniti.

Il “grande gioco”, insomma, giocato al cancello di Porta S. Anna (l’accesso vicino alla Caserma delle Guardie svizzere). In quest’ottica la lettera di addio di Cedric Tornay, la guardia svizzera autore del duplice omicidio (secondo il Vaticano) a rileggerla oggi, lo stesso effetto che mi fece allora, mette i brividi: "Devo rendere questo servizio al Papa, ho giurato di donargli la vita, è quello che faccio".

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