Desio, nuova “moschea”: i musulmani cercano capannone da 400 persone

Dopo la proposta di Desio Città Aperta continua il dibattito sulla nuova “moschea”. I pakistani cercano un capannone per 400 persone. E chiariscono: non si tratta di una moschea ma di un centro culturale, un luogo di ritrovo.
Saim Ali Ashraf Mohammed Kokhar Waqas Younas (l’imam) Saim Ali
Saim Ali Ashraf Mohammed Kokhar Waqas Younas (l’imam) Saim Ali Paola Farina

Una “moschea” a Desio? E’ stata l’associazione Desio Città Aperta a rilanciare il dibattito aperto da anni sulla “questione moschea”. «Questo è il momento giusto» si legge in un post pubblicato sulla pagina facebook dell’associazione, impegnata in progetti di integrazione e dialogo con culture e fedi diverse. I pakistani cercano da tempo un luogo più grande rispetto allo scantinato di via Forlanini, in cui si ritrovano per pregare , fare lezione ai bambini e organizzare momenti di condivisione tra famiglie. In città, oltre al loro, c’è un secondo centro islamico, in via Vercesi, frequentato in prevalenza da maghrebini. I due luoghi sono considerati troppo piccoli per ospitare i fedeli di Allah, non tanto per le preghiere quotidiane ma piuttosto per i giorni di festa, le ricorrenze, i raduni.

«Cerchiamo un posto in grado di ospitare 3-400 persone – spiega Ashraf Mohammed Kokhar portavoce della comunità pakistana riunita nell’associazione culturale Minhaji Ul Quran – Non parlerei di maxi moschea, come ho sentito dire in giro. Ci piacerebbe trovare un capannone da trasformare in centro culturale o un terreno su cui costruire. Tutto sarebbe, ovviamente, a nostre spese». Per la realizzazione di un centro di preghiera servono i permessi dell’amministrazione comunale. In vigore, al momento, c’è la legge regionale del 2015, conosciuta anche come “legge antimoschee” che detta le regole sui luoghi di culto presenti in Lombardia, con una serie di paletti. «La realizzazione di un centro islamico – spiega Ashraf – ci permetterebbe di tenere controllate le attività e quindi più sicurezza per tutti». La strada, per i musulmani, si presenta tutta in salita. Con le precedenti giunte di centrodestra, avevano incontrato molti ostacoli. L’attuale amministrazione di centrosinistra mostra poche e timide aperture sul tema specifico del luogo di culto.

Nel 2014 , i pakistani avevano avviato le pratiche per l’acquisto di un terreno tra via Roma e via Rossini, con l’intento di realizzare un centro islamico. Avevano anche pagato una caparra al proprietario, secondo quanto raccontato da loro stessi. Ma l’operazione non è andata in porto, perchè la giunta Corti l’aveva bloccata sul nascere, per questioni urbanistiche. Contro quella decisione, i pakistani hanno presentato ricorso al Tar e sono ancora in attesa della sentenza. Al momento, dunque, non hanno nessun progetto concreto tra le mani. «Sappiamo che la moschea non si costruisce dall’oggi al domani, ma ci piacerebbe avviare un dialogo con l’amministrazione» dicono, approfittando della riapertura del dibattito. Il sindaco Roberto Corti per ora si muove in modo cauto.

«Spero che la questione non venga strumentalizzata» si limita a dire. Intanto, le opposizioni insorgono, con la Lega in prima fila , pronta a contrastare eventuali decisioni a favore di una “moschea”. Contrari anche molti cittadini, che si stanno scatenando sui social. Ma c’è anche chi si dice favorevole, o per lo meno non contrario.