Nelle trincee della Grande Guerra

A cento anni dalla fine del primo conflitto mondiale, ecco due itinerari alpini nel Trentino orientale: Monte Cauriol e Cima Cenon

Trincee su Cima Cenon di recente recuperati grazie ad un progetto sugli itinerari della Grande Guerrra
Trincee su Cima Cenon di recente recuperati grazie ad un progetto sugli itinerari della Grande Guerrra

Posta proprio sulla linea di confine tra Impero Austro-ungarico e Regno d’Italia, la zona della Valsugana fu trasformata in un ampio campo di battaglia all’inizio della Grande Guerra. Molti furono gli scontri alle quote più basse ma a dare una caratteristica del tutto particolare agli avvenimenti che si svilupparono in quella zona fu la guerra di montagna, combattuta – con il senno del poi in modo del tutto assurdo – su terreni impervi, rocciosi, sepolti dalla neve per lunghi mesi.
Teatro di quella guerra tutta particolare fu la catena del Lagorai, ancora oggi uno dei territori più selvaggi e meno percorsi dal turismo di massa di tutto il Trentino.
Collocata a est del capoluogo di provincia, si snoda dal monte Panarotta al Passo Rolle e, pur non raggiungendo altitudini particolarmente elevate, le montagne che la compongono si presentano molto aspre.

Primavera-estate 1916:
sanguinosi teatri di guerra ad oltre 2000 m

Cima Cenon (2.278 m)
Cima Cenon (2.278 m)

Dalla vetta del monte Cauriol (2494 m) si apre il panorama sulla Val Cia, il valico di Sadole fino alla Val di Fiemme, territori austriaci che all’inizio del secolo scorso rappresentavano un collegamento di primaria importanza: per questo era stato assegnato alla cima un grande valore strategico. Gli italiani la conquistarono il 27 agosto 1916: era il quarto assalto; per conquistare o difendere il Cauriol morirono migliaia di uomini. Ma la vetta venne riconquistata dall’Austria dopo la disfatta di Caporetto. Cima Cenon (2278 m), in Val Campelle, fu invece teatro di durissimi scontri nella primavera 1916 nel corso della “spedizione punitiva” messa in atto dall’Austria sulla linea del confine con il Trentino contro gli italiani accusati di non aver rispettato il patto di non belligeranza. La cima venne occupata il 25 maggio, assieme ad altre del territorio che tuttavia vennero riconquistate dagli Alpini italiani nei primi del luglio seguente.

Percorrendo gli affascinanti sentieri che, numerosi e ben segnati, portano alle quote più alte capita spesso, ancora oggi, di imbattersi in tratti di strade militari e di trincee ancora ben visibili, resti di ricoveri per le truppe o, ancora, postazioni ricavate nella roccia; gli stessi nomi a volte rimandano alla Grande Guerra, come nel caso della Forcella o della Cima delle Buse Todesche.
Sembra impossibile che sedicenti strateghi – da una parte come dall’altra del fronte – abbiano scelto di mandare a morire migliaia di giovani con il solo scopo di conquistare o difendere territori sul cui valore strategico gli storici hanno espresso più di un dubbio.

Il tracciato della strada militare verso il Monte Cauriol
Il tracciato della strada militare verso il Monte Cauriol

Fino a qualche decina di anni fa su quei sentieri era ancora possibile imbattersi in tratti di filo spinato, gavette, pallottole, perfino bombe. Oggi alcuni di quei siti sono oggetto di restauri conservativi che riportano alla luce le tracce di un sistema di strade e fortificazioni costate immani fatiche alle truppe alpine.
È il caso di Cima Cenon, più propriamente parte del Gruppo di Rava, la cui cima si raggiunge percorrendo il Sentiero della memoria, passando attraverso i resti del “villaggio italiano”.
Ben all’interno del Lagorai è invece il monte Cauriol (di poco al di sotto i 2500 metri slm), reso famoso dalle sanguinose battaglie per il controllo della cima. Anche qui numerosi sono i resti delle opere militari che si incontrano salendo o scendendo per il “sentiero degli austriaci” o per quello “degli italiani”. Una salita molto impegnativa anche solo con in spalla un moderno zaino contenente poche cose: il pensiero non può non andare ai soldati che vi si arrampicavano portando il materiale necessario per i combattimenti. La cima fu conquistata e poi persa a più riprese: si distinse il battaglione alpino “Feltre”, il cui nome è ancora inciso sulla roccia. Al termine della battaglia, durata dal 23 al 27 agosto 1916, a causa dei bombardamenti, la cima risultò abbassata di sei metri. Nei giorni successivi le truppe austriache tentarono inutilmente di riconquistare il monte Cauriol, che rimase in mano agli alpini fino a quando il fronte fu arretrato a seguito della sconfitta di Caporetto. (a.r.)