A Napoli un dibattito sull’ecumenismo e la sfida dell’emigrazione

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Attualmente in Europa si combattono due tesi sulla sfida complessa e talvolta anche drammatica, delle morti nel mar Mediterraneo e delle migrazioni, entrambe
ideologiche: “aiutiamoli a casa loro” e “accogliamoli tutti”. Occorre che il Movimento Ecumenico, molto attivo sul piano della accoglienza ordinata delle popolazioni migrate che ne hanno diritto, dia un contributo laico, aperto e scientifico.
Lo spirito pratico e l’etica devono essere la risultante di un pensiero razionale e scientifico di intervento, esente dai furori esclusivamente ideologici che rendono i piani contrapposti e sterili entrambi.
Risulta necessario in questi tempi di arida elaborazione politica, ripristinare il valore della conoscenza per affrontare tutte le questioni, tenendo presente che solo una democrazia partecipata si può oggi consentire di affrontare temi di così ampio respiro e considerare il dovere etico della partecipazione alle scelte politiche, che sono comunque indispensabili
per affrontare tutte le sfide in campo. Per quanto riguarda la lotta al traffico di esseri umani, presente in Libia, Tunisia, Turchia, Marocco e in gradi estensioni di territorio sub-sahariano e sahariano, ci vogliono accordi internazionali euro-mediterranei e centro africani. Il nostro paese deve stimolare gli stati interessati alla massima cooperazione. Il dovere dell’accoglienza ai migranti non può conciliarsi con l’assenza di azioni di lotta al traffico infame di esseri umani.Con questi tassi di natalità e con l’apertura di conseguenti nuovi mercati, solo le politiche di sviluppo in loco consentono una crescita equilibrata e del resto bisogna sviluppare le azioni politiche e le repressioni di repellenti traffici di migranti. Bisogna dare voce alle organizzazioni impegnate nella apertura dei corridoi umanitari. Non possiamo solo accogliere. Bisogna che esercitiamo il dovere etico della responsabilità politica di fronte a questi drammi epocali. Anche questo è impegno cristiano. Diceva Paolo VI che la politica è la più alta forma della Carità.